< Rime (Andreini)
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Sonetto CXCVI
Sonetto CXCV In morte di Damone

SONETTO CXCVI.


S
Gombrate quel desir, che ’ncende, e strugge

Egri mortali; (ahi) quella empia, e mendace
     Beltà, che tanto vi diletta, e piace
     Qual ombra infausta ogni buon seme adhugge.
Il sangue Amor qual serpe infetta, e sugge
     Perfido turbator di nostra pace.

     Dunque chi seguirà Nume fallace
     Se quegli è saggio sol, che l’odia, e fugge?
Del tetro Abisso de i mondani errori
     Ahi ciechi, e solo al vostro danno intensi
     Ragion guerriera homai traggavi fuori.
Scacci lume del Ciel quei foschi horrori
     In cui la tirannia di questi sensi
     V’induce à consumar l’hore migliori.

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