< Rime (Andreini)
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Sonetto LXV
Sonetto LXIV Epitalamio I

SONETTO LXV.


N
E l’invido silenzio deve ancora

Starsi per me tua gran virtù sepolta
     Odon ? ah non sia ver. mia lingua sciolta
     Da bel desir desti la music’ora.

Forse io sarò di qualche Sol l’Aurora,
     Che scoprirà quanta sia ’n te raccolta
     Diva bontà; così di man fia tolta
     Tua gloria à lui, che ’l tutto empio divora.
Se accenna il tuo valor mio carme humile,
     Molti si vedran poi spirti famosi
     Portar tue lodi al Ciel con chiaro stile.
Solo snoda così canti amorosi
     Il Rosignuol, poi l’armonìa gentile
     Mille al canto ne trahe frà i rami ascosi.

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