< Rime (Andreini)
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Sonetto V
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SONETTO V.


S
Pirando l’aure placide, e seconde

Al lampeggiar di due luci serene
     La nave del desio carca di spene
     Sciolse ’l mio cor da l’amorose sponde;
Quando ’l raggio benigno ecco s’asconde,
     E spumoso fremendo il Mar diviene,
     Ed hor al Cielo, hor a le negre arene
     Del profondo sentier ne portan l’onde;
Cresce la tempestosa empia procella:
     Tal che la tema è viè maggior de l’arte,
     E vince ogni saper Fortuna avversa.
Così tra duri scogli in ogni parte
     Spezzata la mia debil Navicella
     Ne gli Abissi del duol cadde sommersa.

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