< Rime (Andreini)
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Sonetto XLVI
Sonetto XLV Capitolo I

SONETTO XLVI.


Q
Ual travagliata Nave io mi raggìro

Senza governo in tempestoso Mare;
     Nè veggio chi le tenebre rischiare
     Del mio dolor, nè alcun soccorso miro;
E ’ncontr’al Cielo à gran ragion m’adìro,
     Poi ch’Orìon sol per me (lassa) appare;
     E mi s’ascondon le bramate, e chiare
     Luci de i figli, che di Leda uscìro.
Crescono ogn’hor le horribili procelle,
     L’aer tutte le ’ngiurie, e i furor suoi
     Mostra contra ’l mio stanco afflitto legno.
Aura ’l tuo fiato sia, sien gli occhi stelle
     Sia porto il seno, ch’io non curo poi
     Di Nettuno, e del Ciel tempesta, ò sdegno.

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