< Rime (Andreini)
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Sonetto XX
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SONETTO XX.


D
A questi abbissi di miseria sciolto

Deh mira figlio il lagrimoso humore,
     Che da l’interne vie del tristo core
     Sorge dolente à traboccar nel volto.
O figlio, e per quel ben, che mi fù tolto
     Al tuo ratto partir, per quel dolore,
     Che m’ange, prega tù l’alto Motore,
     Che teco un dì sia lo mio spirto accolto.

Di questo Egeo mortal l’atre procelle
     Care viscere mie cotanto acerbe
     Deh quando scorgeran porto tranquillo?
O s’avvien, che per voi stanza mi serbe
     Pietoso il Cielo, e prema un dì le stelle,
     Felicissimo pianto, ond’hor mi stillo.

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