< Rime (Bembo)
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Pon Febo mano a la tua nobil arte
Da torvi agli occhi miei s'a voi diede ale Tenace e saldo, e non par che m'aggrave

CXI.

Pon Febo mano a la tua nobil arte,
ai sughi, a l’erbe, e quel dolce soggiorno

de’ miei pensier, cui piovve entro e d’intorno
quanta beltà fra mille il ciel comparte,4

ch’or langue e va mancando a parte a parte,
risana e serba: a te fia grave scorno,
se così cara donna anzi ‘l suo giorno
dal mondo, ch’ella onora, si diparte.8

Torna col chiaro sguardo, ch’è ‘l mio sole,
la guancia, che l’affanno ha scolorita,
a far seren, qual pria, de le nostre ugge.11

E sì darai tu scampo a la mia vita,
che si consuma in lei, né meco vòle
sol un dì sovrastar, s’ella sen’fugge.14

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