< Rime (Berni)
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Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
IX. Capitolo dei cardi
VIII. Capitolo dell'anguille X. Capitolo delle pesche


Poi ch’io ho detto di Matteo Lombardi,
de’ ghiozzi, dell’anguille e di Nardino,
3voglio dir qualche cosa anco de’ cardi,

che son quasi meglior che ’l pane e ’l vino;
e s’io avessi a dirlo daddovero,
6direi di sì per manco d’un quattrino.

Et anche mi parrebbe dire il vero,
ma la brigata poi non me lo crede
9e fammi anch’ella rinegar san Piero;

ben che pur alla fin, quando ella vede
che i cardi son sì bene adoperati,
12le torna la speranza nella fede.

E dice: "O terque quaterque beati
quei che credono altrui senza vedere!",
15come dicon le prediche de i frati.

Non ti faccia, villano, Iddio sapere,
ciò è che tu non possa mai gustare
18cardi, carciofi, pesche, anguille e pere.

Io non dico de’ cardi da cardare,
che voi non intendessi qualche baia;
21dico di quei che son buon da mangiare,

che se ne pianta l’anno le migliaia
ed attendonvi a punto i contadini
24quando non hanno più facende all’aia;

fannogli anche a lor mano i cittadini
e sono oggi venuti in tanto prezzo
27che se ne cava di molti fiorini.

Dispiacciono a qualch’un che non ci è avezzo,
come suol dispiacere il cavïale,
30che pare schifa cosa per un pezzo:

pur non di manco io ho veduto tale
che, come vi s’avezza punto punto,
33gli mangia senza pepe e senza sale;

senza che sien così trinciati a punto,
vi dà né più né men drento di morso,
36come se fusse un pezzo di pane unto.

A chi piaccion le foglie et a chi ’l torso;
ma questo è poi secondo gli appetiti:
39ogniuno ha ’l suo giudizio e ’l suo discorso.

Costoro usan de dargli ne’ conviti,
dietro, fra le castagne e fra le mele,
42da poi che gli altri cibi son forniti.

Mangiansi sempre al lume di candele;
ciò è, volevo dir, mangiansi il verno,
45e si comincia fatto san Michele.

Bisogna aver con essi un buon falerno
o un qualch’altro vin di condizione,
48come sa proveder chi ha governo.

Chi vuol cavar i cardi di stagione,
sarebbe proprio come se volesse
51metter un legno su per un bastone,

e se fusse qualch’un che li cocesse
e volesse mangiarli in varii modi,
54diria ch’egli non sa mezze le messe.

I cardi vogliono esser grossi e sodi,
ma non però sì sodi che sien duri,
57a voler che la gente se ne lodi;

non voglion esser troppo ben maturi,
anzi più presto alquanto giovanetti,
60altrimenti non son troppo sicuri;

sopra tutto bisogna che sien netti;
e se son messi per la buona via,
63causano infiniti buoni effetti:

fanno svegliare altrui la fantasia,
alzan la mente a gli uomini ingegnosi
66dietro a’ secreti dell’astrologia.

Quanto più stanno sotto terra ascosi,
dove gli altri cotal diventan vecchi,
69questi diventan belli e rigogliosi.

Non so quel che mi dir di quelli stecchi
ch’essi hanno; ma, secondo il parer mio,
72si posson comportar così parecchi,

perché, poi che gli ha fatti loro Iddio,
che fa le corna e l’unghie a gli animali,
75convien ch’io m’abbia pazïenza anch’io;

pur che non sien però di quei bestiali,
che come li spuntoni stanno intieri,
78tanto che passarebbon gli stivali.

O Anton Calzavacca dispensieri,
che sei or diventato spenditore,
81compraci questi cardi volentieri;

non ti pigliar le cose così a core,
ma attendi a spender, se tu hai denari;
84del resto poi provederà il Signore.

Se’ cardi ti paressen troppo cari,
non gli lasciar, perché non è onesto
87che patischino i ghiotti per gli avari;

lassa più presto star l’olio e l’agresto,
il pane, il vin, la carne, il sale e ’l lardo;
90càcciaci drieto tutto quanto il resto

e per l’amor de Dio dacci del cardo.

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