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O poveri, infelici cortegiani,
usciti dalle man de’ fiorentini
3e dati in preda a tedeschi e marrani,
che credete che importin quelli uncini
che porta per insegna questo arlotto,
6figliuol d’un cimator de panni lini?
Andate a domandarne un po’ Ceccotto,
che fa professïon d’imperïale,
9e diravvi il misterio che v’è sotto.
Onde diavol cavò questo animale
quella bestiaccia di papa Leone?
12Che li mancò da far un cardinale?
E voi, reverendissime persone,
che vi faceste così bello onore,
15andate adesso a farvi far ragione;
Volterra, o Minerva traditore,
o canaglia, diserti, asin, furfanti,
18avete voi da farci altro favore?
Se costui non v’impicca tutti quanti
e non vi squarta, vo’ ben dir che sia
21veramente la schiuma de’ pedanti.
Italia poverella, Italia mia,
che ti par di questi almi allievi tuoi
24che t’han cacciato un porro dietro via?
Almanco si voltasse costà a voi
e fessevi patir la penitenza
27del vostro error. Che colpa n’abbiàn noi,
che ci ha ad esser negata l’audienza
e dato su ’l mostaccio delle porte,
30che Cristo non ci arebbe pazïenza?
Ecco che personaggi, ecco che corte,
che brigate galanti, cortegiane:
33Copis, Vincl, Corizio e Trincaforte!
Nomi da far isbigottir un cane,
da far ispiritar un cimitero,
36al suon delle parole orrende e strane.
O pescator deserto di san Piero,
questa è ben quella volta che tu vai
39in chiasso et alla stufa daddovero.
Comincia pur avviarti a Tornai
e canta per la strada quel versetto
42che dice: "Andai in Fiandra e non tornai".
Oltre, canaglia brutta, oltre al Traghetto!
Ladri cardinalacci schericati,
45date loco alla fe’ di Macometto,
che vi gastighi de’ vostri peccati
e levivi la forma del cappello,
48al qual senza ragion foste chiamati.
Oltre, canaglia brutta, oltre al bordello!
Ché Cristo mostrò ben d’avervi a noia,
51quando in conclavi vi tolse il cervello.
S’io non dic’or da buon senno, ch’i’ moia,
che mi parrebbe far un sacrifizio
54ad esser per un tratto vostro boia.
O ignoranti, privi di giudizio,
voi potrete pur darvi almeno il vanto
57d’aver messa la chiesa in precipizio.
Basta che gli hanno fatto un papa santo,
che dice ogni mattina la sua messa
60e non se ’l tocca mai se non col guanto.
Ma state saldi, non gli fate pressa,
dategli tempo un anno e poi vedrete
63che piacerà anco a lui l’àrista lessa.
O Cristo, o santi, sì che voi vedete
dove ci han messi quaranta poltroni,
66e state in cielo e sì ve ne ridete!
Che maledette sien quante orazioni
e quante letanie vi fur mai dette
69da’ frati in quelle tante processioni!
Ecco per quel che stavan le staffette
apparecchiate ad ir annunzïare
72la venuta di Cristo in Nazarette.
Io per me fui vicino a spiritare
quando sentii gridar quella Tortosa
75e volsi cominciar a scongiurare.
Ma il bell’era ad odir un’altra cosa:
e’ dubitavan che non accettasse,
78come persona troppo scrupulosa;
per questo non volevan levar l’asse
di quel conclavi ladro scelerato,
81se forse un’altra volta ei bisognasse.
Dopo che sepper ch’egli ebbe accettato,
incominciorno a dir che non verrìa
84et aspettava ogniun d’esser chiamato.
Allora il Cesarin volse andar via
per parer diligente; e menò seco
87Serapica in iscambio di Tubbia.
O sciocchi, a Ripa è sì tristo vin greco,
che non avesse dovuto volare,
90se fusse stato zoppo, attratto e cieco?
Dubbitavate voi dell’accettare?
Non sapevate voi ch’egli avea letto
93che un vescovato è buon desiderare?
Or su, che questo papa benedetto
venne (così non fusse mai venuto,
96per far a gli occhi mei questo dispetto):
Roma è rinata, il mondo è riavuto,
la peste spenta, allegri gli uffiziali:
99oh, che ventura che noi abbiamo avuto!
Non si dice più mal de’ cardinali;
anzi son tutti persone da bene,
102tanto franzesi quanto imperïali.
O mente umana, come spesso avviene
che un loda e danna una cosa e la piglia
105in pro, in contra, come ben gli viene!
Così adesso non è maraviglia
se la brigata divien inconstante
108e mal contenta di costui bisbiglia.
Or credevate voi, gente ignorante,
ch’altrimenti dovesse rïuscire
111un sciagurato, ipocrito, pedante?
Un nato solamente per far dire
quanto pazzescamente la fortuna
114abbia sopra di noi forza et ardire?
Un che, s’avesse in sé bontate alcuna,
doverrebbe squartar chi l’ha condotto
117alla sede papal ch’al mondo è una?
Dice ’l suo Teodorico ch’egli è dotto
e ch’egli ha una buona conscïenza,
120come colui che gliel’ha vista sotto.
L’una e l’altra gli ammetto e credo senza
che giuri; e credo ch’egli abbi ordinato
123di non dar via beneficî in credenza:
più presto ne farà miglior mercato
e perderanne inanzi qualche cosa,
126pur che denar contanti gli sia dato.
Questo perché la chiesa è bisognosa
e Rodi ha gran mestier d’esser soccorsa
129nella fortuna sua pericolosa;
per questo si riempie quella borsa
che gli fu data vota; onde più volte
132la man per rabbia si debbe aver morsa.
Ma di cui vi dolete, o genti stolte,
se per difetto de’ vostri giudizî
135vostre speranze tenete sepolte?
Lasciate andar l’impresa de gli uffizî
et si habetis auro et argento
138spendetel tutto quanto in benefizî,
che vi staranno a sessanta per cento;
e non arete più sospizïone
141ch’e denar vostri se gli porti il vento.
Non dubbitate di messer Simone,
ché maestro Giovan da Macerata
144ve ne farà plenaria assoluzione.
A tutte l’altre cose sta serrata
e dicesi: "Videbimus"; a questa
147si dà un’audïenza troppo grata.
Ogni dimanda è lecita et onesta:
e che sia il ver, benché fusse difeso,
150pur al lucchese si tagliò la testa.
Io non so se sia ’l vero quel c’ho inteso,
ch’e’ tasta ad un ad un tutti i denari
153e guarda se’ ducati son di peso;
or quei che non lo sa studii et impari,
ché la regola vera di giustizia
156è far che la bilancia stia di pari.
Così si tiene a Roma la dovizia
e fannosi venir l’espedizioni
159di Francia, di Polonia e di Gallizia;
queste son l’astinenze e l’orazioni
e le sette virtù cardinalesche
162che mette san Gregorio ne’ Sermoni.
Dice Franciscus che quelle fantesche
che tien a Belveder servon per mostra,
165ma con effetto a lui piaccion le pesche;
e certo la sua cera lo dimostra,
ché gli è pur vecchio et in parte ha provato
168la santa cortigiana vita nostra.
Di questo quasi l’ho per iscusato,
ché non è vizio proprio della mente,
171ma difetto che gli anni gli han portato;
e credo in conscïenza finalmente
che non sarebbe se non buon cristiano,
174se non assassinasse sì la gente.
Pur quand’io sento dir oltramontano,
vi fo una chiosa sopra col verzino:
177id est nemico al sangue italïano.
O furfante, ubbriaco, contadino,
nato alla stufa, or ecco chi presume
180signoreggiar il bel nome latino!
E quando un segue il libero costume
di sfogarsi scrivendo e di cantare,
183lo minaccia di far gettar in fiume:
cosa d’andarsi proprio ad annegare,
poi che l’antica libertà natia
186per più dispetto non si puote usare.
San Pier, s’i’ dico pur qualche pazzia,
qualche parola ch’abbia del bestiale,
189fa con Domenedio la scusa mia:
l’usanza mia non fu mai di dir male;
e che sia ’l ver, leggi le cose mie,
192leggi l’Anguille, leggi l’Orinale,
le Pesche, i Cardi e l’altre fantasie:
tutte sono inni, laude, salmi et ode;
195guàrdati or tu dalle palinodie.
I’ ho drento un sdegno che tutto mi rode
e sforza contra l’ordinario mio,
198mentre costui di noi trionfa e gode,
a dir di Cristo e di Domenedio.