< Rime (Guittone d'Arezzo)
Questo testo è stato riletto e controllato.
Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Chero con dirittura
Amor, non ho podere Ahi, bona donna, che è devenuto


III

Per farlo felice basterebbe che l’orgogliosa gli mostrasse che non le è di noia.


     Chero con dirittura
ad amore pietanza,
che parta mia natura
da sí villana amanza,
5com’eo da voi, donna, aggio;
ch’amor né bono usaggio — in voi non trovo.
Meo penare e languire
merzé, né ben servire — non val ch’eo provo.
     Provo vo con ver saggio
10maggiormente isdegnosa
ver l’amoroso usaggio,
che non fo l’Orgogliosa:
ché solo chi ve mira
giá mai de la vostr’ira — non se parte;
15e, se n’aveste albire,
farestelo venire — in mala parte.
     Parte in voi non tene
cortesia né savere;
sí sete altera bene,

20non date lor podere,
se non vedete como
se po tenere l’omo — de non sguardare
lá ’ve natura agenza
tutta dolze piacenza — for mancare.
     25Mancare non poria,
se lo pensaste bene,
de voi gran cortesia;
sí cessaria di pene
eo che son vostro amante;
30ed alcun om dottante — non saria
de voi sguardar, ché vago,
ché solo per ciò pago — viveria.
     Viveria in maggio gioia
che null’om, donna altera,
35solo che senza noia
la vostra dolce cera,
sempre ch’eo la sguardasse,
enver me s’allegrasse, — e pago fora;
ma sia ’n vostro piacere
40ch’eo torni in meo podere — senza dimora.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.