< Rime (Guittone d'Arezzo)
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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Sovente vegio saggio
Messer Petro da Massa legato Chi pote departire


XLIII

L’onore è il massimo bene: bisogna saperlo acquistare e mantenere.


     Sovente vegio saggio,
per lo qual meve pare,
che pare — nulla cosa ad onor sia.
Però l’ho ben per saggio
5chi sovr’ogn’altra cosa
lo cosa — sí in sé, ch’ello lí sia.
E di tutto mio senno
sí dimostro ed asenno

a chi volel audire
10per ragion del meo dire:
perché sormonta onor tutt’altro bene;
e qual è quella via
ch’a onore omo envia;
e con si vol tenere
15e saver mantenere
l’onore, poi che acquistato è tal bene.
     Onore è quello frutto
che de valore avene;
avene — e adorna lo core e la vita.
20E giá non ave frutto
cosa, ove non ha parte:
disparte, — a tutto reo sta e fa vita.
Ov’è ben suo soggiorno,
e di notte e di giorno
25tanta gioia v’apare,
non poria venir pare
d’alcuno loco; e cosa altra no regna,
sí ben compi ed affini
tutti piaceri fini.
30Altro l’om non apporta
quando morte il traporta;
donque val meglio ch’emperi o che regna.
     La via ch’a ciò l’om mena
è prodezza ed ardire,
35e dire — e far, ch’ai boni amico sia;
far di sé bella mena
con vita adorna e gente;
e ’n gente — tutta usar ben cortesia;
vivere sempre ad atti
40che la gente gli adatti;
bene amico ad amici
de’ stare; e a nemici
bene nemico d’opera e de viso;
e sia leale e largo

45del suo poder a largo;
e se alquanto isforza
l’om de valer sua forza
in tutte cose, ben è, sí com’eo viso.
     Tener volese como
50la detta dolze via,
ch’envia — l’omo a loco sí piacente?
Di tal guisa, ch’omo
che sia valente e prode,
sí prode, — como dea, si’ a la gente.
55Donqua si vol, ch’affatto
(e ciò è tutto fatto)
misura guidi e tegna
ed a’ freni si tegna
e vaglia tanto quanto valer dia;
60ché da poi sí pare
a la gente, si pare
che lo valore avegna
unde venir s’avegna,
per che ciascuno in suo tenor se dia.
65 Or mi convene fare
del mantenere saggio,
se saggio — son, per ben finar mio conto.
Ma di sí grande affare
a ver bon porto adire,
70a dire — me converrebbe esser ben conto;
ciò che neiente soe.
Parlo siccome soe;
però non mi riprenda
alcun omo, ma prenda
75e veggia avante più ch’eo non gli asenno.
Chi vol mantener pregio
guardi ben che dispregio
d’alcuna mala parte
en lui non tegna parte:
80ciò è a far co la vertù del senno.

Al Novel Conte Guido,
canzone mea, te guido
perché ’n sua via ben regna,
e ben de tutti regna:
85serebbe degno di portar corona.
Però non disisperi
lo suo valor, ma speri,
che tant’alto è, se Dio
mi doni onore, ch’io
90lo pens’anche segnor di qui a Corona.
     E poi da lui te parte,
ed in ciascuna parte
briga per tutti regni.
Ove tu credi regni
95omo d’onor, mostralite gente,
e me’ promette prode.
Tutto eo non sia prode,
amo sovr’onni cosa
quel che prod’omo cosa
100e vòi per cortesia siagli piacente.
     Creda ciascun, ched io
parlo d’onor con Dio,
for cui onor ni prode
non fu giá, ni om prode.
105Da lui è sol quant’om dir po bon sia.
Però servendo, amando,
facemo a lui dimando
di quanto a noi pertene,
ché core prod’ei tene
110in dare a catun più ch’el non desia.

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