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XXIV
Si conforta a non disperare.
Tutto ch’eo poco vaglia,
forzerommi a valere,
perch’eo vorrea plagere
a l’amorosa, cui servo mi dono.
5E de la mia travaglia
terraggio esto savere,
che non farò parere
ch’amor m’aggia gravato com’eo sono.
Ché validor valente
10pregio e cortesia
non falla, né dismente;
non dich’eo, che ciò sia,
ma vorria similmente
valer, s’unque poria.
15D’amar lei non mi doglio;
ma che mi fa dolere
lo meo folle volere,
che m’ave addutto a amar sí alt’amanza.
Sovente ne cordoglio,
20no sperando potere
lo meo disio compiere,
né pervenire en sí grand’allegranza.
Ma che mi dá conforto
ch’ave nochier talora
25contra fortuna porto:
cosí di mia ’nnamora
non prendo disconforto,
né mi dispero ancora.
Omo che ’n disperanza
30si getta per doglienza,
disperde conoscenza
e prende loco e stato di follia.
Allor face mostranza
secondo mia parvenza,
35che poca di valenza
ritegna ed aggia sua vil segnoria;
ma quelli è da pregiare
che d’un greve dannaggio
si sa ben confortare;
40ed eo simil usaggio
terrò: del meo penare
giá non dispereraggio.
Aggio visto mant’ore
magn’omo e poderoso
45cader basso e, coitoso,
partir da gioco e d’ogne dilettanza;
e visto aggi’om di core
irato e consiroso
venir gaio, e gioioso
50in gioi poggiare e ’n tutta beninanza.
Tale vista ed usato
mi fa sperar d’avere
di ben loco ed istato:
ch’eo non deggio temere
55(tanto sono avallato)
di piú basso cadere.
Conforto el meo coraggio,
né ciò non ho, né tegno:
ma a tal spera m’attegno,
60che mi fa far miracola e vertute.
Ché, quando piú ira aggio
o piú doglia sostegno,
ad un pensier m’avegno,
lo qual m’allegra e stringe mie ferute:
65cosí mi fa allegrare
la gran gioia, ch’attende
lo meo cor per amare;
d’altra parte m’offende
ch’audii pover nomare
70chi in gran riccore intende.