< Rime (Stampa) < Rime d'amore 
 
 
 
        
      | Questo testo è stato riletto e controllato. | 
Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
| ◄ | Rime d'amore - CCII | Rime d'amore - CCIV | ► | 
CCIII
Lo vuol dimenticare, poiché di lei non cura.
     Ardente mio disir, a che, pur vago
de’ nostri danni, in parte stendi l’ale,
ov’è cui de’ miei strazi poco cale,
e del mio trar fuor di quest’occhi un lago?
     Ben si può del mio stato esser presago
il partir de la speme fiacca e frale,
e la memoria, che sí poco assale
quel de le voglie mie tiranno e mago.
     Egli a novi diletti aperto ha ’l seno,
e di me sí fedele ha quella cura,
che di chi non si vede e’ si può meno.
     Dunque tu di tornar a me procura,
ché ’l turbar la mia pace e ’l mio sereno
è troppo intempestiva cosa e dura.
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.