< Rime (Stampa) < Rime d'amore 
 
 
 
        
      | Questo testo è stato riletto e controllato. | 
Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
| ◄ | Rime d'amore - CIII | Rime d'amore - CV | ► | 
CIV
Notte d’amore.
     O notte, a me piú chiara e piú beata
che i piú beati giorni ed i piú chiari,
notte degna da’ primi e da’ piú rari
ingegni esser, non pur da me, lodata;
     tu de le gioie mie sola sei stata
fida ministra; tu tutti gli amari
de la mia vita hai fatto dolci e cari,
resomi in braccio lui che m’ha legata.
     Sol mi mancò che non divenni allora
la fortunata Alcmena, a cui sté tanto
piú de l’usato a ritornar l’aurora.
     Pur cosí bene io non potrò mai tanto
dir di te, notte candida, ch’ancora
da la materia non sia vinto il canto.
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.