< Rime (Stampa) < Rime d'amore 
 
 
 
        
      | Questo testo è stato riletto e controllato. | 
Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
| ◄ | Rime d'amore - CLI | Rime d'amore - CLIII | ► | 
CLII
Non regge piú ad Amore, né spera pietá dall’amante.
     Io vorrei pur ch’Amor dicesse come
debbo seguirlo, e con qual arte e stile
possa sperar di far chi m’arde umíle,
o diporr’io queste amorose some.
     Io ho le forze omai  sí fiacche e dome,
sí paventosa son tornata e vile,
che, quasi ad Eco imagine simile,
di donna serbo sol la voce e ’l nome;
     né, perché le vestigia del mio sole
io segua sempre, come fece anch’ella,
e risponda a l’estreme sue parole,
     posso indur la mia fiera e dura stella
ad oprar sí ch’ei, crudo come suole,
s’arresti al suon di mia stanca favella.
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.