< Rime (Stampa) < Rime d'amore
Questo testo è stato riletto e controllato.
Gaspara Stampa - Rime (XVI secolo)
Rime d'amore - CLIV Rime d'amore - CLVI

CLV

S’augura di morire, prima ch’egli sia d’altra.

     Due anni e piú ha giá voltato il cielo,
ch’io restai presa a l’amoroso visco
per una beltá tal, che, dirlo ardisco,
simil mai non si vide in mortal velo:
     per questo io la divolgo, e non la celo,
e non mi pento, anzi glorio e gioisco;
e, se donna giamai gradí, gradisco
questa fiamma amorosa e questo gelo;
     e duolmi sol, se sará mai quell’ora,
che da me si disciolga e leghi altronde
la beltá ch’ogni cosa arde e inamora.
     E, se Morte a chi prega unqua risponde,
la prego che permetta, anzi ch’io mora,
che non vegga d’altrui l’amata fronde.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.