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Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
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CXCIII
Amore tempra di gioia i martíri.
     Se quel grave martír che ’l cor m’afflige,
non temprasse talor cortese Amore,
giá mi sarei di vita uscita fuore,
e varcato averei Cocito e Stige;
     ma, perché quant’ei piú m’ange e trafige,
tanto la gioia poi tempra l’ardore,
tenendo sempre fra due, lassa, il core,
né al sí, né al no l’alma s’affige.
     Cosí d’ambrosia vivo e di veleno,
né di vita o di morte sta sicura
l’anima, ch’or s’aviva ed or vien meno.
     O strana, o nova, o insolita ventura,
o petto di dolor e noia pieno,
o diletto, o martír, che poco dura!
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