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Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
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CXV
Egli rivolga a sé le rime che scrive per lei.
     Quelle rime onorate e quell’ingegno,
pari a la beltá vostra e al gran valore,
rivolgete a voi stesso in far onore,
conte, come di lor soggetto degno;
     o trovate di me piú altero pegno,
se pur uscir da voi volete fore,
perché a sí larga vena, a tanto umore
son per me troppo frale e secco segno,
     e non ho parte in me d’esser cantata,
se non perch’amo e riverisco voi
oltra ogni umana, oltra ogni forma usata.
     Sí chiara fiamma merta i pregi suoi;
in questa parte io deggio esser cantata
fin ch’io sia viva, eternamente, e poi.
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