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Gaspara Stampa - Rime (XVI secolo)
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CXXXV

Invidia Collalto, dov’egli soggiorna.

     Quanto è questo fatto ora aspro e selvaggio
di dolce, ch’esser suole, e lieto mare!
Dopo il vostro da noi allontanare
quanta compassion a me propria aggio,
     tanto ho invidia al bel colle, al pino, al faggio,
che gli fanno ombra, al fiume, che bagnare
gli suole il piede ed a me nome dare,
che godono or del vostro vivo raggio.
     E, se non che egli è pur quell’il bel nido,
dove nasceste, io pregherei che fesse
il ciel lui ermo, lor secchi e quel torbo:
     per questo io resto, e prego voi, o fido
del mio cor speglio, ove mi tergo e forbo,
a tornar tosto e serbar le promesse.

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