< Rime (Stampa) < Rime d'amore
Questo testo è stato riletto e controllato.
Gaspara Stampa - Rime (XVI secolo)
Rime d'amore - CXXXV Rime d'amore - CXXXVII

CXXXVI

Egli, dimentico, non le scrive.

     Chi mi dará di lagrime un gran fonte,
ch’io sfoghi a pieno il mio dolor immenso,
che m’assale e trafige, quando io penso
al poco amor del mio spietato conte?
     Tosto che ’l sol degli occhi suoi tramonte
agli occhi miei, a’ quali è raro accenso,
tanto ha di me non piú memoria o senso,
quanto una tigre del piú aspro monte.
     Ben è ’l mio stato e ’l destin crudo e fero,
ché tosto che da me vi dipartite,
voi cangiate, signor, luogo e pensiero.
     — Io ti scriverò subito — mi dite —
ch’io sarò giunto al loco ove andar chero; —
e poi la vostra fede a me tradite.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.