< Rime (Stampa) < Rime d'amore
Questo testo è stato riletto e controllato.
Gaspara Stampa - Rime (XVI secolo)
Rime d'amore - LXXXVI Rime d'amore - LXXXVIII

LXXXVII

Si lusinga d’essersi liberata da Amore.

     Prendi, Amor, i tuoi strali e la tua face,
ch’io ti rinunzio i torti e le fatiche,
le voglie a’ propri danni sempre amiche,
la guerra certa e la dubbiosa pace.
     Trova un novo soggetto e piú capace,
cui ’l tuo foco arda e la tua rete intriche,
ch’io per me non vo’ piú che mi si diche:
— Questa per altri indarno arde e si sface.—
     Io son dal grave essilio tuo tornata,
e son resa a me stessa, e non men pento,
mercé di lui che m’ha la via mostrata.
     E ne’ miei danni ho pur questo contento,
ch’almen, s’io fui da te sí mal trattata,
alta fu la cagion del mio tormento.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.