< Rime (Stampa) < Rime d'amore 
 
 
 
        
      | Questo testo è stato riletto e controllato. | 
Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
| ◄ | Rime d'amore - XXXI | Rime d'amore - XXXIII | ► | 
XXXII
Non teme la pena amorosa, ma la fine di essa.
     Per le saette tue, Amor, ti giuro,
e per la tua possente e sacra face,
che, se ben questa m’arde e ’l cor mi sface,
e quelle mi feriscon, non mi curo;
     quantunque nel passato e nel futuro
qual l’une acute, e qual l’altra vivace,
donne amorose, e prendi qual ti piace,
che sentisser giamai né fian, né fûro;
     perché nasce virtú da questa pena,
che ’l senso del dolor vince ed abbaglia,
sí che o non duole, o non si sente appena.
     Quel, che l’anima e ’l corpo mi travaglia,
è la temenza ch’a morir mi mena,
che ’l foco mio non sia foco di paglia.
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.