< Rime d'amore (Torquato Tasso)
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100. O ne l’amor che mesci
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100.


Nel medesimo soggetto.


O ne l’amor che mesci
     D’amar novo sospetto,
     O sollecito dubbio e fredda tema,
     Che pensando t’accresci
     5E t’avanzi nel petto
     Quanto la speme si dilegua e scema;
     S’amo beltà suprema,
     Angelici costumi
     E sembianti celesti
     10E portamenti onesti
     Per ch’avvien che temendo io mi consumi?
     E che mi strugga e roda,
     S’altri li mira e loda?

Già difetto non sei
     15De la gentil mia donna,
     Che nulla manca in lei se non pietate;
     E temer non devrei
     Ch’ove onestà s’indonna
     Regnasse Amor fra voglie aspre e gelate:
     20Pur la sua gran beltate
     Ch’altrui sí rasserena
     E lo mio picciol merto
     Mi fa dubbioso e ’ncerto,
     Tal che sei colpa mia, non sol mia pena:
     25Sei colpa e pena mia,
     O cruda Gelosia.
E me stesso n’accuso
     Ch’al mio martir consento
     Sol per troppo voler, per troppo amare;
     30E quel che dentro è chiuso
     Con cento lumi e cento
     Veder i’ bramo, e non sol ciò ch’appare.
     Luci serene e chiare,
     Soavi e cari detti,

     35Riso benigno e lieto,
     Che fa nel piú secreto
     Albergo l’alma fra celati affetti?
     Fra gli occulti pensieri
     Che vuol? ch’io tema o speri?
40Voi, sospiri cortesi
     E fidi suoi messaggi,
     A chi ve ’n gite, a cui portate pace?
     Deh, mi fusser palesi
     Vostri dolci vïaggi,
     45E quel che nel suo core asconde e tace!
     Oimé, che piú le piace
     Valore o chiara fama,
     O bella giovinezza,
     O giovenil bellezza,
     50O piú sangue reale onora ed ama!
     Ma, se d’amor s’appaga,
     Forse del nostro è vaga.
È il mio vero ed ardente,
     E per timor non gela,
     55Né s’estingue per ira o per disdegno,
     E cresce ne la mente
     S’egli si copre o cela:
     Però, se rade volte ascoso il tegno,
     Ben di pietade è degno

     60E degni di mercede
     Sono i pensier miei lassi.
     Cosí solo io l’amassi
     Come il mio vivo foco ogni altro eccede,
     Ché non temerei sempre
     65In disusate tempre.
Né solo il dolce suono
     E l’accorte parole
     Di che seco ragiona e i bei sembianti,
     Ma spesso il lampo e ’l tuono
     70E l’aura e ’l vento e ’l sole
     Mi fan geloso e gli altri divi erranti.
     Temo i celesti amanti:
     E se ne l’aria io veggio
     O nube vaga o nembo,
     75Dico — Or le cade in grembo
     La ricca pioggia — ; e col pensier vaneggio,
     Che spesso ancor m’adombra
     Duci ed eroi ne l’ombra.
Canzon, pria mancherà fiume per verno
     80Che nel mio dubbio core
     Manchi per gelo amore.

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