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Torquato Tasso - Rime d’amore (XVI secolo)
116. Allor che ne’ miei spirti intepidissi
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116.
Attribuisce a la tepidezza de l’amare l’imperfezione de la poesia, ed assomiglia
sé medesimo a la cetra ed Amore al musico.
Allor che ne’ miei spirti intepidissi
Quel ch’accendete voi soave foco,
Pigro divenni augel di valle e roco
4E vile e grave a me medesmo io vissi:
Nulla poscia d’amor cantai né scrissi,
E s’alcun detto i’ ne formai da gioco
N’ebbi scorno tal volta, e basso e fioco
8Garrir non chiaro e nobil carme udissi.
Come cetra son io discorde, o come
Lira cui dotta mano o rozza or tocchi
11E dia noia o diletto in vario suono;
E dolce il canto è sol nel vostro nome,
E poetando sol di sí begli occhi
14Mi detta Amor quanto io di lui ragiono.
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