< Rime d'amore (Torquato Tasso)
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145. L’aura, che dolci spirti e dolci odori
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145.


Assomigliando la sua donna a l’aura, si lamenta ch’ella sia leggiera

e fugace e nieghi di temprar il suo caldo amoroso, e desidera

di riceverla almeno di passaggio.


L’aura, che dolci spirti e dolci odori
     Porta da l’orïente ov’ella nacque,
     Perché tra verdi fronde e lucid’acque
     4E fresche erbette spiri e lieti fiori,
E rinnovi i suoi primi e vaghi errori
     Lungo le rive onde m’accese e piacque,
     Mai ver’ me non si volse e mai non giacque
     8In parte ove temprasse i nostri ardori.
E se non è chi la ritenga o coglia
     Mentre si turba il sole e fa sereno
     11E mentre il bosco si riveste e spoglia,
Or qui si desti mormorando almeno
     Tra vivi fonti e lauri, ov’io l’accoglia
     14Nel suo passar veloce e l’apra il seno.

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