< Rime d'amore (Torquato Tasso)
Questo testo è incompleto.
159. D’aria un tempo nudrimmi, e cibo e vita
158 160

159.


Desidera di veder la sua donna piú tosto sdegnosa che di rimaner

privo de la sua vista.


D’aria un tempo nudrimmi, e cibo e vita
     L’aura mi fu che d’un bel volto spira;

     Or che lei mi contende orgoglio ed ira,
     4Di qual esca sarà l’alma nudrita?
I famelici spirti in vano aita
     Chiamano, e ’n darno il cor langue e sospira;
     Ma, se pur l’empia a darle morte aspira,
     8Muoia non per digiun, ma per ferita.
Armi gli occhi di sdegno e strali avventi
     A mille a mille, a’ feri colpi ignuda
     11Io porgo l’alma non ch’inerme il seno.
Faccia il mio strazio i suoi desir contenti;
     Ben fia pietà ch’io la riveggia almeno,
     14Non dico pia, ma disdegnosa e cruda.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.