< Rime d'amore (Torquato Tasso)
Questo testo è incompleto. |
Torquato Tasso - Rime d’amore (XVI secolo)
238. Or che colui che messaggier fedele
◄ | 237 | 239 | ► |
238.
Or che colui che messaggier fedele
Fu de’ nostri sospir, del nostro affetto,
Giudice scaltro a terminare eletto
4Le nostre dolci liti e le querele,
Fatto è ad Amor rubello, a noi crudele,
Esser ben può ch’io sparga ogni mio detto
A l’aria, a’ venti, e nel profondo petto
8I gran secreti suoi nasconda e cele:
Ma ch’io non v’ami sempre e non v’adori
Far giammai non potranno oltraggi e sdegni
11O del cielo d’Amor non che d’uom vile,
Né far forse potrà ch’io non disegni
In carte il vostro onor con dotto stile
14E che le vostre chiome non indori.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.