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251.
Darà fin presta morte al mio dolore,
O lungo corso di molti anni, Amore? — ore.
Odo una voce, Amore, del mio sono;
O tu sei qui mentr’il mio duol risono? — sono.
5Invisibil tu dunque, Amor, sei meco,
Ch’io non ti veggio e’n lagrime m’accieco? — cieco.
Deggio sperar di mai vederti in lei,
Che ne’ boschi dal ciel tragge gli dèi? — dêi.
Fia dunque breve il duol che ’l pianto elice,
10E mi lice sperar d’esser felice? — lice.
Ma quando, Amor? ché ’l viver m’è molesto
E come posso di morir m’appresto. — presto.
Qual fia presto soccorso al mio tormento
Se mill’anni a gli amanti è un sol momento? — mento.
15Bugiardo Amore, il mio duol prendi a gioco
Né t’incresce di lui molto né poco? — poco.
Dunque è pur ver ch’alquanto te n’incresca
O pur mostri pietà per ch’io l’accresca? — cresca.
Morrò se cresce, e fia rimedio al duolo
20Sol morte; al duol, ond’io me ne consolo. — solo.
Cresci tanto, mio duol, ch’io lasso pèra,
Poiché d’altra speranza il cor dispera. — spera.
Spererò dunque in mentitor fallace
Che ’l falso o ’l meno dice e ’l piú si tace? — tace.
25Tace ov’io taccio, ed ov’io grido grida,
Ed ora mi spaventa ora m’affida. — fida.
Vaneggio certo; Amor non mi risponde,
Ma venir può questa risposta altronde. — onde.
Questa è la voce mia che da me spira
30Ed Eco la rimanda e la raggira. — gira.
Eco di selve abitatrice errante,
Prima di me tu fosti al mondo amante. — ante.
Or pietosa tu sei de l’altrui male,
Vaga voce ne’ boschi ed immortale? — tale.