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Torquato Tasso - Rime d’amore (XVI secolo)
28. Giacea la mia virtú vinta e smarrita
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28.
Dice che essendo vinto dal dolore gli apparve in sogno la sua donna
e lo racconsolò.
Giacea la mia virtú vinta e smarrita
Nel duol, ch’è sempre in sua ragion piú forte,
Quando pietosa di sí dura sorte
4Venne in sogno Madonna a darle aita;
E ristorò gli spirti, e ’n me sopita
La doglia a nova speme aprí le porte:
E cosí ne l’imagine di morte
8Trovò l’egro mio cor salute e vita.
Ella, volgendo gli occhi in dolci giri,
Parea che mi dicesse: — A che pur tanto,
11O mio fedel, t’affliggi e ti consumi?
E perché non fai tregua a’ tuoi sospiri,
E ’n queste amate luci asciughi il pianto?
14Speri forse d’aver piú fidi lumi? —
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