< Rime d'amore (Torquato Tasso)
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367. Aminta, poi ch’a Filli non dispiacque
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367.


6.


Aminta, poi ch’a Filli non dispiacque
     Del medesmo desir mostrarsi accesa
     E ch’ella a questo sol già tanto attesa
     4Ne le sue braccia alfin nuda si giacque,
A lei, che piú ch’alcun’altra gli piacque,
     Dal soverchio piacer sentendo offesa
     L’alma felice in sí bel laccio presa,
     8Cosí languendo disse, e poi si tacque: —
Cogliete, anima mia, quest’alma ch’io
     Vi spiro in braccio. Ahi, che mi giunge al core,
     11Al core, ahi lasso, un venen dolce e rio!
Io ’l sento, ohimè: da queste labbra amore
     Per troncar la radice al viver mio
     14In dolcissimi baci il manda fôre. —

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