< Rime d'amore (Torquato Tasso)
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455. Già basso colle umíle
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455.


2.


Già basso colle umíle
     Fin che tu fosti albergo
     De le selvagge ninfe e de’ pastori,
     Or che donna gentile
     5Ti preme o falda o tergo,
     Quanti ella coglie o frutti o fronde o fiori,
     Tanti sono gli onori
     Ch’accrescon la tua gloria,
     Piú belli de’ ligustri
     10Ma perpetui ed illustri
     E degni in terra d’immortal memoria:
     Cosí trapassi i colli
     E la fama a tutt’altri e ’l pregio tolli.
Anzi sei nuovo Atlante
     15Qual già sostenne il cielo,
     In sostenendo lei che dea simiglia:
     Se non che verdi piante
     Non spoglia o vento o gelo
     Al bel seren de le tranquille ciglia;
     20Ma con dolce famiglia
     Di vaghi fiori e d’erba
     Sempre seguir la suole,
     Pur com’aurora o sole
     La primavera, e ’l suo tesor le serba;

     25E mutando stagione
     Le sue pompe non perde e le corone.
Olimpo ancor pareggia
     Sacro a gli antichi dei,
     O ne la gloria a lui t’agguaglia almeno;
     30E divieni omai reggia
     D’Amore e di costei,
     Dipingendole pur la chioma e ’l seno,
     E ceda al tuo sereno
     Quel sí candido e puro;
     35Tal che non turbi mai
     I tuoi lucenti rai
     O nube o pioggia o vento o nembo oscuro:
     O ’n cima sol vi spiri
     L’aura de’ miei dolcissimi sospiri.
40Tu ve li porta, Amore,
     E lor dà piume ed ali
     Ché tanto alzar li può celeste aita:
     Ma, se di questo core
     Pien d’ardori immortali
     45Fosse tutta la fiamma in te sentita
     E come la mia vita
     Per lei si strugge e sface,
     Etna novo saresti
     E maggior grido avresti
     50Che s’accendesse in te divina face.
     Deh! sian lodi supreme,
     Ché sembri Atlante, Olimpo ed Etna insieme.
Non fia miracol novo
     Dov’Amor vola ed ella
     55Tante rare eccellenze accôrre in una:
     Ma qui, dov’io mi trovo,
     Né sol miro né stella

     Quando il ciel si rischiara e quando imbruna,
     Ma piango mia fortuna;
     60E quale in secco ramo
     Solingo augel riposa,
     Tal io vista odïosa
     Stimo pur ciascun’altra e lei sol bramo:
     Forse nulla si perde
     65Mentre il sereno io vo fuggendo e ’l verde.
Tu, che vagheggi il mare
     E l’arenoso lido,
     Ben Ermo sei, come t’appelli, o monte,
     Or ch’ella non appare
     70E d’amor freddo è il nido
     E turbato ogni rivo ed ogni fonte;
     E con oscura fronte
     Tutti rimiri intorno
     I nudi e mesti campi
     75Là dov’orma si stampi,
     Fin ch’ella torni lieta al bel soggiorno
     E col suo dolce lume,
     Quest’alma rassereni e ’l monte e ’l fiume.
Canzon, trova il mio core e la mia donna,
     80Che da lei non si parte
     In alta e chiara o ’n bassa e fosca parte.

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