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Torquato Tasso - Rime d’amore (XVI secolo)
62. Non sarà mai ch’impressa in me non reste
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62.
Scrive ad un suo amico il quale l’incitava a risguardare molte leggiadre gentildonne che erano in una grande e lieta festa, ch’egli non lascerà mai d’amar la sua donna né s’invaghirà d’altra.
Non sarà mai ch’impressa in me non reste
L’imagin bella o d’altra il cor s’informe,
Né che, là dove ogni altro affetto dorme,
4Novo spirto d’amor in lui si deste;
Né men sarà ch’io volga gli occhi a queste
Di terrene beltà caduche forme,
Per disviar i miei pensier da l’orme
8D’una bellezza angelica e celeste.
Dunque, perché destar fiamme novelle
Cerchi dal falso e torbido splendore
11Che ’n mille aspetti qui vago riluce?
Deh, sappi omai, che spente ha sue facelle
Per ciascun’altra e’ strali ottusi Amore,
14E che sol nel mio sole è vera luce.
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