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Libro primo - Ave Crux Libro primo - In disprezzo di uno spasimante

L'APPARIZIONE




ROMANZA



Crudo ed avaro, nel suo castello
     Viveva il Conte del Meloncello,1
     Quindi nessuno ci volea ben.
          Trattava i figli come serpenti,
     E, dice un libro, che ai suoi serventi
     6Il pane e l’acqua ci dava appen.

Il primogenito di nome Augusto
     Era un bel giovine svelto e robusto,
     Che l’ammiravano per la città.
          Membro dei Reduci dalle Crociate,
     Molte godevasi maccaronate
     12Coi Soci, e andavano di qua e di là.

Lo seppe il padre che, all’olmo andato,2
     A sè un sicario tosto chiamato,
     Mettere il figlio fece in prigion;
          Cavar gli fece l’elmo e lo scudo
     E in una torre lo mise nudo
     18Ed era, ahi vista! senza i calzon!


Ma il padre barbaro che una mattina
     Privo di lampada stava in cantina
     E come al solito, tirava il vin,
          (Ah, proteggeteci Angeli e Santi!)
     Fetente e squallida si vide avanti
     24L’ombra terribile d’un cappuccin.

E l’ombra disse: «Non hai vergogna
     Di quel che hai fatto, brutta carogna?
     Libera il figlio; dà mente a me!»
          Al padre infame, pel terror grande,
     Cambiâr colore fin le mutande,
     30Tal che ammorbava da capo a piè!

Indi, recatosi alla prigione,
     Con mano tremula aprì il portone
     E disse: «Vattene dai piedi fuor!»
          Augusto, libero, ratto andò via,
     Indi, impiegatosi, sposò l’Argia3
     36E lunghi vissero giorni d’amor.

  1. Arco a due chilometri da Bologna. Il castello non esiste più, ma invece vi si trovano una stazione di Guardie di P. S. e un’osteria.
  2. Andato in furia.
  3. Ahi, non fu vero!

Note

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