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il nettuno
Bianchi verni, estati ardenti,
Quante mai pesâr su me!
Trapassar maree di genti
4Vidi e nuvole di re.
Bella mia, dal fondo algoso
Del mar nostro vieni su!
In te vuole il suo riposo
8La mia bronzea gioventú.
la sirena
Dal confin che il sol rallegra
Qual mai voce risonò?
Di quest’acque immense l’egra
12Solitudin lascerò.
O tu azzurro il crine e il dosso
Bel cavallo, a me, a me!
Vo’ vedere il sole rosso
16E la faccia del mio re.
il nettuno
Il mio petto si confonde
Di lassezza e di desir.
Bella mia, per le glauche onde
20Non ti sento anche salir?
Bella mia, quando in ciel dorme
La caligine lunar
Ne la veglia de le forme
24Ci vogliamo disposar.
la sirena
Ahi, mio re! l’informe eterno
Demogorgone non vuol,
E la tenebra d’inferno
28Mi sorprende in faccia al sol.
Ahi, mio re! la tua carezza
Chiedo in van, son tratta giú;
E fu in van la mia bellezza
32Com’è in van la tua virtú.
- ↑ [p. 1059 modifica]Cosí il popolo, poeta eterno quando non guasto da’ maestri, ha cominciato a chiamare la “Sirena„, scolpita da Diego Sarti per la fontana della Montagnola [1896].