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XLIX.
ANACREONTICA ROMANTICA
Nel bel mese di maggio
Io sotterrai l’amor
De’ nuovi soli al raggio
4Sotto un’acacia in fior.
Le requie lamentose
Disser gli augelli in ciel,
E fu tra gigli e rose
8Del picciol dio l’avel.
Fu tra le rose e i gigli
D’un molto amato sen:
I prati eran vermigli,
12Rideva il ciel seren.
Una memoria mesta
Vi posi a vigilar:
Poteasi de la festa
16Il morto contentar.
Ahi, ma la tomba è cuna
Al picciolo vampir!
Al lume de la luna
20Vuol tutte notti uscir.
Vien, su le tempie ardenti
Co’ i vanni aperti sta;
Gli scuote lenti lenti,
24E addormentar mi fa.
Susurra a l’alma stanca
Un’ombra ed un ruscel,
Ed una fronte bianca
28Ride tra un nero vel.
Cosí, mentr’ei del mite
Sonno m’irriga e tien,
Morde con due ferite
32L’umida tempia e ’l sen.
Per quelle il rosso sangue
Tutto mi sugge Amor,
E vaneggiando langue
36La vita al capo e al cuor.
Ma, perché piú non possa
Il reo vampiro uscir,
Dee su l’aperta fossa
40Un prete benedir.
L’incanto allor si scioglie
E il morto in cener va;
Piú da vestirsi spoglie
44Il dèmone non ha.
L’avello del tuo petto,
O donna, io l’aprirò:
Il morto piccioletto
48Vedervi dentro io vo’;
Io vo’ che putre e mézzo
Polvere ei torni al fin:
Prete sarà il disprezzo
52Ed acqua santa il vin.