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Su le cime de la Tenca
Per le fate è un bel danzar.
Un tappeto di smeraldo
4Sotto al cielo il monte par.
Nel mattin perlato e freddo
De le stelle al muto albor
Snelle vengono le fate
8Su moventi nubi d’ór.
Elle vengon con l’aurora
Di Germania ivi a danzar.
Treman l’ombre de gli abeti
12Nere e verdi al trapassar.
De la But che irrompe e scroscia
Elle ridono al fragor,
E in quel vortice d’argento
16Striscian via le chiome d’òr.
Freddo e nitido è il lavacro,
Ed il sole anche non par.
Su la vetta de la Tenca
20Incominciano a danzar.
Bianche in vesta, rossi i veli,
I capelli nembi d’òr,
Che abbandonano ridenti
24De gli zefiri a l’amor.
Poi con voce arguta e molle,
Sí che d’arpe un suono par,
Le sorelle de la Carnia
28Incominciano a chiamar.
Tra il profumo de gli abeti
Ed il balsamo de i fior
Da le valli ascende il coro
32Del mistero e de l’amor.
Su la rupe del Moscardo
È uno spirito a penar:
Sta con una clava immane
36La montagna a sfracellar.
Quando vengono le fate,
Egli oblía l’aspro lavor;
E sospeso il mazzapicchio
40Guarda e palpita d’amor.
Che le fate al travaglioso
Mai sorridano, non par:
Il selvaggio su la rupe
44Si contenta di guardar,
E tal volta un cappel verde
Ei si mette per amor,
E d’un bel mantello rosso
48Ei riveste il suo dolor.
Ahi, da tempo in su la Tenca
Niuna fata non appar:
Sol la But tra i verdi orrori
52S’ode argentëa scrosciar,
E il dannato su ’l Moscardo
Senza piú tregua d’amor
Notte e dí co ’l mazzapicchio
56Rompe il monte e il suo furor.
Ahi, le vaghe fantasie
Dal mio spirito esulâr,
E il torrente di memoria
60Odo funebre mugghiar:
Niun fantasima di luce
Cala omai nel chiuso cuor,
E lo rompe a falda a falda
64Il corruccio ed il dolor.
- ↑ [p. 657 modifica]È una tradizione popolare, che prima la contessa Caterina Percoto raccolse nel libro delle sue Novelle; bel libro e forte, che rispecchia la forte bellezza e bontà del Friuli.