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O de’ cognati e de i dispersi miti
Per la selva d’Europa indagatore,
Mentre tu nozze appresti e i dolci riti
4Affretti in cuore,
Io, dove ride al sol da l’infinito
Rincrespamento del ceruleo seno
E al ciel con echi mille e al breve lito
8Plaude il Tirreno,
E digradando giú dal colle aprico
Per biancheggiante di palagi traccia
La verde antica terra al glauco amico
12Porge le braccia,
In queste di salute aure frementi
Terse le nebbie de lo spirto impure,
Dato il cuore a gli amici e date a i venti
16Freschi le cure,
Anche una volta io qui libo a le dee
Che de la mente mia seggono in cima,
E t’accompagno le camene argee
20Con la mia rima.
Non io tinger vorrei di dotta polve
A la sposa il vel bianco ed i pensieri
Né schiuder quei che un’età grossa involve
24Grossi misteri.
Dannosa etade! Solitario mostro
La morte allor su ’l cieco mondo incombe
Con mille aspetti, e l’uomo esce dal chiostro
28Sol per le tombe.
Ne i boschi infuria e via per valli e gioghi
Una danza di forme atre e maligne
Ch’odiano il sole: l’orrida de’ roghi
32Vampa le tigne.
Da l’aspre torri e dal cenobio muto,
Dal folto domo d’irti steli inserto,
Par che la vita l’ultimo saluto
36Mandi al deserto.
Quindi l’accidia rea ch’anco inimica
La natura e lo spirto, ed impossente
L’uomo, che un sogno torbido affatica,
40Aspira al niente.
L’ombra di morte e su da la marina
Di Teti il pianto fuor de le ftíe ville
Seguía tra i carri e l’armi la divina
44Forza d’Achille.
Ma ei pugnava i giorni, e, a la romita
Notte citareggiando in su l’egea
Riva, a Dite a le Muse ed a la vita
48Breve indulgea.
Pigri terror de l’evo medio, prole
Negra de la barbarie e del mistero,
Torme pallide, via! si leva il sole,
52E canta Omero.
- ↑ [p. 679 modifica]Fu premessa a un frammento dell’Iliade tradotta da Ugo Foscolo pubblicato per gratulare alle nozze del D’A. Nella strofe sesta si allude all’usanza dotta, se non forse pedantesca, di pubblicare o ripubblicare in occasioni nuziali scritture del trecento, documenti o simili; utili certo a studiare, ma tutt’altro che opportune e graziose. Tant’è: per amore dell’utile male inteso il nostro secolo va ognora piú perdendo ogni gusto della decenza artistica.