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LXXIII.
NOTTE DI MAGGIO
Non mai seren di piú tranquilla notte
Fu salutato da le vaghe stelle
In riva di correnti e lucid’ onde;
E tremolava rorida su ’l verde,
Rompendo l’ombre che scendean da’ colli,
6L’antica, errante, solitaria luna.
Candida, vereconda, austera luna:
Che vapori e tepor per l’alta notte
Salíano a te da gli arborati colli!
Parea che in gara a le virginee stelle
Si svegliasser le ninfe in mezzo il verde,
12E un soave susurro era ne l’onde.
Non tale un navigar d’oblio per l’onde
Ebbero amanti mai sotto la luna,
Qual io disamorato entro il bel verde:
Che solo a i buoni splender quella notte
Pareami, e da gli avelli e da le stelle
18Spirti amici vagar vidi su i colli.
O voi dormenti ne i materni colli,
E voi d’umili tombe a presso l’onde
Guardanti in cielo trapassar le stelle;
Voi sotto il fiso raggio de la luna
Rividi io popolar la cheta notte,
24Lievi strisciando su ’l commosso verde.
Deh, quanta parte de l’età mia verde,
Rivissi in cima a i luminosi colli,
E vinta al basso rifuggía la notte!
Quando una forma verso me su l’onde,
Disegnata nel lume de la luna,
30Vidi, e per gli occhi le ridean le stelle.
Ricorditi: mi disse. Allor le stelle
Furon velate, e corse ombra su ’l verde,
E di súbito in ciel tacque la luna;
Acuti lai suonarono pe’ colli;
Ed io soletto su le flebili onde
36Di sepolcro sentii fredda la notte.
Quando la notte è fitta piú di stelle,
A me giova appo l’onde entro il bel verde
Mirar su i colli la sedente luna.