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LXXV.
I DUE TITANI
prometeo.
L’avvoltoio, o fratello, il cuor mi lania
Con piaghe eterne e nuove:
Pazïente fratel di Mauritania,
4Maledetto sia Giove!
atlante.
Ed a me il ciel d’astri e di dèi fervente
Gli ómeri grava e il petto:
O di Scizia fratel mio sapïente,
8Giove sia maledetto!
prometeo.
Intorno a questo capo ove signore
Siede il pensiero eterno
Intorno al sen che alberga tanto amore,
12Stride perpetuo verno.
atlante.
Libica estate a me le membra incende.
Io brucio: questa pietra
Del granito, che tienmi, al sol si fende
16Con un tinnir di cetra.
prometeo.
In che peccai? La luce, etereo dono,
Arrisi in cuore e in volto
A l’uom: fatto ei l’avea triste e al suol prono,
20Il re d’Olimpo stolto.
atlante.
Vil tiranno! dieci anni a faccia a faccia
Gli stetti contro in guerra:
Vòlto in bruto, ei fuggí da le mie braccia
24Tremando per la terra.
prometeo.
Ma io so ch’ei morrà, né per preghiere
Gli apro de i fati il velo:
Ond’ei del fulmin tutto dí mi fere,
28Il vigliacco del cielo.
atlante.
Pomi a me crescon, di sue mense invidia,
L’Esperidi ognor deste
Guàrdanli a me: che in vano ei me gl’insidia,
32Il ghiottone celeste.
prometeo.
Da lo scitico mare in lunghi manti
Le azzurre Oceanine
A me surgono, e d’inni e di compianti
36Mi ghirlandano il crine.
atlante.
E a me danzando vengono amorose
Le Pleiadi, fiorenti
Mie figliuole, d’eroi feconde spose,
40Madri d’inclite genti.
prometeo.
Ferma Ïo la fatal fuga d’avante
A me, la fera faccia
Volgendo: io canto a la divina errante
44La gloria ch’è in sua traccia.
atlante.
Cirene a me ne l’odorata sera
Spande le trecce belle,
E pie traverso quella chioma nera
48Mi ridono le stelle.
Come opposta s’incontra la corrente
Che da’ due poli move,
Te il forte ad una voce e il sapïente
52Maledicono, o Giove.