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Libro VI - A Vittore Hugo Libro VII


NOTE





LXXVI) p. 694. La facciata della basilica di San Zeno in Verona è, in basso e da’ due lati della porta d’ingresso, scompartita in quadri di marmo lucido istoriati. Sotto sei di que’ quadri a sinistra, che rappresentano la creazione dell’uomo e la cacciata dal paradiso terrestre, sono effigiate queste figure: in un primo ripartimento, un uomo a cavallo che va a caccia, in clamide, con staffe e corno alla bocca: sopra si legge:


O regem stultu petit infernale tribtu
mox. q. paratur equus que misit demon iniquus
exit aqua            nudus pe
tit infera non reditu
rus.


In un secondo ripartimento due cani che inseguono un cervo, e questo è preso per le corna da un uomo nudo che stringhe nella sinistra mano un venabulo: sopra è inscritto,

Nisus equum cervus huic
datur, hos dat auf. r. u. [avernus?]

Il primo re degli Ostrogoti in Italia è nell’antica poesia tedesca denominato Teodorico di Verona; ed entra nei Nibelunghi e da ultimo nei miti odinici del cacciatore demoniaco. La leggenda cattolica italiana, certo per quella breve tirannia che macchiò il fine del regno di lui, lo fa portato via dal diavolo e gittato dalle anime di Simmaco e del pontefice Giovanni nelle caldaie di Lipari. I miei versi raccolgono, o, come dicevano i commediografi romani, contaminano, le due leggende, la germanica odinica, l’italiana cattolica.

LXXVIII) p. 701. Soggetto di questa poesia è un fatto della sesta spedizione di Federico i in Italia, narrato e commentato dal Quinet in Les révolutions d’Italie lib. i, cap. iv.

LXXIX) p. 704. Della favola il fondamento è storico: cfr. Cronaca di Pisa in Rer. ital. Script. x 987. Albertino Mussato, De gest. italic. post Henricum vii, ivi stesso x 594-95. L’ultima stanza è quasi a lettera da versi d’allora; cf. Cantilene e ballate, Pisa, Nistri, 1871, p. 31. Fin certi nomi e qualificativi furono suggeriti dalle rime d’un poeta lucchese, Pietro Faitinelli, dei primi trentanni del sec. xiv, pubbl. da Leone Del Prete, a Bologna, per il Romagnoli 1874, nella disp. cxxix della Scelta di curiosità letterarie.

LXXX) p. 713. Margherita d’Austria, la “buona cucitrice„ come gloriavasi ella “di camice„, e la storia aggiunge di trattati, non fu propriamente vedovetta di tre mariti, perché il primo, Carlo viii di Francia, non le fu piú voluto dare, dopo fidanzatala e fattala a ciò educare in Francia. È conosciuto l’epitaffio che in certa occasione ella compose per sé:

Ci gît Margot, la gente demoiselle
Qu’ eut deux maris et si mourut pucelle.


Il resto è storia generale. p. 714. Hallalí è grido di caccia nella lingua francese, oggi accolto, credo, anche nelle nobili cacce italiane; e può accogliersi, parmi, perché in fine non è altro che un composto d’interiezioni e di avverbi comuni alle due lingue.

LXXXI) p. 717. Il verso 22 allude alla conquista dell’Asia minore fatta nel 278 av. G. C. dai Galli, una cui tribú accampò su le rovine di Troia, εἰς τὴν πόλιν Ἴλιον (Strab. xiii).




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