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LXXXIX.


Gemono i rivi e mormorano i venti
Freschi a la savoiarda alpe natia.
Qui suon di ferro, e di furore accenti.
4Signora di Lamballe, a l’Abbadia.

E giacque, tra i capelli aurei fluenti,
Ignudo corpo in mezzo de la via;
E un parrucchier le membra anco tepenti
8Con sanguinose mani allarga e spia.

Come tenera e bianca, e come fina!
Un giglio il collo e tra mughetti pare
11Garofano la bocca piccolina.

Su, co’ begli occhi del color del mare,
Su, ricciutella, al Tempio! A la regina
14Il buon dí de la morte andiamo a dare.



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