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BIBLIOGRAFIA
LIBRI NUOVI.
Lo studio delle antiche monete greche è giunto nel nostro secolo ad un grado d’immenso sviluppo, per il concorso di numerosi scienziati di tutte le nazioni civili, dei quali, fra gli Italiani, particolarmente per la parte che risguarda la penisola, devonsi con onore menzionare il Carelli, il Cavedoni, il Fiorelli, il Garucci, il Sestini, L. Sambon ed altri ancora. Le collezioni già da lungo hanno cessato di non essere se non l’oggetto della curiosità e dell’ambizione de’ dilettanti, i quali rivolgono la loro precipua cura al fare incetta di pezzi di grande rarità, perchè da questi credono che derivi alle loro serie un titolo di preferenza su quelle degli altri’, e tutto al più si danno la briga di determinare la specie dei varii esemplari con l’aiuto di semplici ed inesatti cataloghi.
Presentemente la numismatica, elevatasi al grado di scienza, secondo l’assennato giudizio di Ottofredo Müller, è per la natura del materiale onde si compone un mezzo efficace per la conoscenza del traffico e del commercio degli antichi, nello stesso tempo che per il valore dei tipi giova alla storia dell’arte. Lo studioso ne può ritrarre argomento di severe ed utili investigazioni, oltre che nel campo dell’economia politica e dell’archeologia, in quello della storia, della coltura, della religione, della cronologia e della genealogia, dovendosi considerare le monete quali piccoli prodotti dell’abilità degli uomini, non meno ohe quali documenti delle loro vicissitudini e del loro progresso.
La nusmimatica antica nel mentre divenne la principale scienza ausiliaria dell’archeologia e sopratutto una sicura base cronologica dello stile, procedette nel suo sviluppo di pari passo con quello degli altri studi, ed ebbe valido incremento dalla metrologia, dall’epigrafia e dalle grandi scoperte intorno all’origine ed allo svolgimento della civiltà e dell’arte ed il loro passaggio dall’Oriente verso l’Occaso. Da ciò ne derivò che lo studioso, il quale rivolge le sue ricerche alle monete greche, non potendo abbracciare tutta la vasta letteratura, né seguire il progresso delle altre scienze che vi hanno attinenza, incontra non poca difficoltà per la mancanza di un’opera retrospettiva, che raccolga con metodo razionale i risultati finora conseguiti in questo campo, e gli sia di guida nella classificazione de’ tipi, quale è quella che per la storia della monetazione dell’antica Roma ebbe a fornirci l’illustre Teodoro Mommsen.
Il primo esempio di una tale pubblicazione scientifica ci venne dato già nel secolo passato dal geniale Giuseppe Eckhel con la sua Doctrina numorum veterum, lavoro meraviglioso di estese indagini e di profonda erudizione che sarà sempre consultato con profitto dal numismatico, ma che oggi non può più corrispondere del tutto alle nostre esigenze, essendo stata verificata l’inesattezza di molte delle sue attribuzioni e dimostrati erronei non pochi de’ suoi giudizi; come pure per le mutate condizioni della scienza, principalmente in quanto le medesime si riferiscono all’archeologia, alla metrologia ed alla epigrafia, e perchè soltanto nei giorni nostri si acquistò una base scientifica per la critica necessaria a determinare l’età delle opere dell’arte antica.
Alla memoria dell’Eckhel, il vero creatore della scienza numismatica, è dedicata l’opera dello Head, il quale appunto con essa tende a togliere la mancanza da noi lamentata ed a rendere più generale lo studio delle monete greche. Il nome dello Head à favorevolmente noto per molte altre pregevoli pubblicazioni numismatiche, come pure per la sua attività insieme con Gardner, Poole e Wroth nella compilazione del grande catalogo delle monete greche possedute dal Museo Britannico. La sua fama non viene smentita dal presente manuale, la cui comparsa noi salutiamo con vivo piacere, quale astro luminoso nella scienza dell’antichità.
Lungi dal pretendere di offrire un lavoro perfetto in tutte le sue parti, l’autore si propose di disporre le diverse serie possibilmente nel loro ordine cronologico, ricostruendo la storia della monetazione greca dalla sua prima origine intorno al settimo secolo av. Cr. sino alla sua fine in sul cadere del terzo centenario dell’era volgare, senza pertanto compilare una raccolta completa di tutti i tipi. Impresa questa ch’egli giudica ineffettuabile prima che i principali Musei non abbiano dato alla luce i cataloghi delle loro collezioni, onde fino a quel tempo dovrà farne ancora le veci, ad onta delle molte mancanze e de’ grandi errori, l’opera voluminosa del Mionnet: Description de médailles antiques grecques et romaines.
Egli non comprende adunque tutte le monete conosciute, né entra in minuti particolari descrivendo i tipi fondamentali e più caratteristici di quelle località e di quei principi, de’ quali consta che abbiano esercitata la monetazione; ma invece entro le modeste dimensioni di un solo volume, seguendo i principi della critica ed in armonia co’ risultati delle altre scienze, esamina anzitutto i sistemi metrologici usati nelle diverse epoche, giusta le deduzioni del Boeckh, del Mommsen, del Brandis e di altri. Rileva le distinzioni dialettiche degli appellativi etnici, i nomi e gli epiteti delle divinità venerate per eccellenza nelle singole regioni, indica le particolarità paleografiche più notevoli, per il periodo romano procura di citare e spiegare i titoli di tutti i magistrati locali e le denominazioni delle feste religiose e dei giuochi pubblici, e per le monete che portano la data non tralascia di notare l’êra relativa.
Un riassunto bibliografico ci mette a conoscenza delle pubblicazioni di maggior interesse e degli articoli più pregevoli che videro la luce ne’ periodici di numismatica, come pure delle principali opere di geografia, mitologia, storia, archeologia, metrologia ed epigrafia, le quali furono consultate nella compilazione di questo manuale e sono indispensabili a chi voglia addentrarsi nello studio delle monete greche.
L’introduzione è un ottimo compendio della storia della monetazione, e l’autore accennando al primo commercio di baratto de’ popoli più antichi, va a rintracciare l’origine de’ pesi e delle misure nel lontano Oriente presso i Babilonesi e gli Assiri, non senza istituire un raffronto tra il loro sistema sessagesimale e quello decimale degli Egiziani.
Dalle fertili contrade bagnate dall’Eufrate e dal Tigri il sistema di pesi costituito dal talento diviso in sessanta mine e dalla mina divisa in sessanta scechel, sicli o statere, insieme con gli altri prodotti di quella vetusta civiltà, mosse per due vie diverse verso le coste del Mediterraneo, ove dalle due specie della mina babilonese, che dalle scoperte del Layard furono qualificate per mina grave o maggiore e per mina leggiera o minore, essendo secondo il Brandis la prima equivalente al doppio della seconda, sorsero due nuovi sistemi di peso. Quella segui la via attraverso la Siria e pervenne ai Fenici, che adottando quale unità lo scechel, con cinquanta di essi costituirono una nuova mina; questa verisimilmente per la mediazione degli Hittiti da Carchemisch fu trasferita nella Lidia, che sotto la dinastia dei Mermnadi stava in animate relazioni commerciali co’ popoli dell’Asia Minore e co’ Joni della costa, i quali da’ navigatori Fenici insieme coli’ alfabeto e co’ numeri avevano già prima ricevuto la staterà, ossia la 60a parte della mina maggiore quale unità di peso. Al tempo del re Gige si ritiene ohe sia stato fatto il primo tentativo di segnare, a garanzia del loro peso, i pezzi di metallo prezioso impiegati nel traffico, donde a poco a poco per il perfezionamento arrecato dai Greci sorsero le vere monete.
Il peso di tali pezzi; comunemente della forma di ovoli, era regolato conforme la mina leggiera che l’autore chiama babilonese, per il commercio coll’interno e coll’Oriente, e conforme la mina grave o fenicia per le relazioni della costa e d’oltremare. Il metallo era fornito in grande copia dallo stesso paese e consisteva di un miscuglio naturale di oro ed argento in proporzione di 73 e 27 %, conosciuto dai Greci sotto il nome di elettro.
L’autore considera la moneta nel suo nascere indicandone i tipi primitivi, e si diffonde a trattare del rapporto tra l’elettro e l’argento che era di 10 ad 1, e quello tra l’oro e l’argento che per lungo tempo si mantenne di circa 13•3 ad 1 e contribuì a modificare sensibilmente i pesi presi a base della monetazione, per modo che già in quel primo periodo s’incontra una statera grave d’oro nelle piazze al nord di Teos sino quasi alle rive della Propontide, una statera leggiera d’oro nella Lidia e forse anche a Samo; una di elettro giusta il peso fenicio dell’argento a Mileto ed in altre città lungo la costa dell’Asia Minore, come pure nella Lidia, una di elettro e di argento giusta il peso babilonese quasi esclusivamente in questo paese, e finalmente una statera di argento del peso fenicio pure sulla costa dell’Egeo.
Per quattro vie diverse questi sistemi di peso per i metalli preziosi passarono gradatamente in Europa e vi andarono soggetti ad ulteriori alterazioni, dando così origine a nuovi pesi monetari. La statera maggiore d’argento mosse da Sidone e Tiro e percorrendo le stazioni fenicie attraverso il mare di Creta giunse nel Peloponneso, ove sensibilmente peggiorata si trasmutò nella statera eginetica. Egina, in cui il santuario di Afrodite aveva formato il centro degli stabilimenti fenici sulle coste e sulle isole dell’Egeo, fu la più antica zecca nell’Europa, dalla quale uscirono già intorno al 700 av. C. le prime monete d’argento quasi contemporaneamente a quelle di elettro della Lidia. Il sistema eginetico si estese rapidamente non solo nel Peloponneso, ma anche in moltissimi stati insulari, nella Tessaglia, nella Focide e nella Beozia, e passò nelle colonie dell’Italia, della Sicilia e di altre regioni. Esso fu in appresso sopraffatto dal sistema attico; si mantenne però in alcuni luoghi sino alla conquista romana. Le sue monete ebbero corso pure in Atene prima della riforma di Solone. Il peso leggiero babilonese dell’oro passò da Samos direttamente all’isola di Eubea ed impiegato per la coniazione dell’argento, si diffuse quale statera d’argento euboica. Le monete battute secondo questo sistema acquistarono rapidamente il predominio su vasta parte del mondo greco e furono da Solone introdotte in Atene, i cui coni divennero ricercatissimi per la purezza del metallo e l’esattezza del peso, ed ancor prima a Corinto, donde furono propagate a settentrione del golfo di questo nome e nell’isola di Sicilia. Cosi dall’Euboico si formarono due nuovi sistemi monetari per l’argento, l’Euboico-Corinzio e l’Euboico-Attico, distinti l’uno dall’altro per la divisione del primo in tre e sei e per quella del secondo in due e quattro, La vecchia statera babilonese d’argento, dalla parte di terra per la Frigia ed oltre l’Ellesponto penetrò nella Tracia e promosse nel distretto del Pangeon un sistema monetario improntato al culto ed ai simboli dionisiaci. La statera fenicia che nei porti fiorenti della Jonia aveva conservato quasi intatto il suo peso normale, laddove nel Peloponneso con un gradato deterioramento aveva formato il sistema eginetico, da Mileto e dalle altre città dell’Asia Minore, in cui aveva fatto la sua prima comparsa quale misura dell’elettro, pervenne ad Abdera e da qui nella Macedonia ed in epoca posteriore diede origine al sistema monetario macedonico.
Dopo avere rilevato in questo interessante capitolo con ricco corredo di osservazioni critiche l’incremento commerciale degli stati che avevano impreso a coniare monete sulla base dei sistemi di peso importati dall’Asia, l’autore segue la monetazione nel suo corso ulteriore verso l’Occidente, principalmente nell’Italia ove nelle colonie calcidiche trovasi predominare il peso Eginetico in opposizione all’Euboico della madre patria, nelle colonie aohee il Corinzio alquanto ridotto, mentre in varie località questi due pesi si alternano, ed a Taranto ed a Siracusa al corinzio va sostituendosi l’euboico-attico con la sua divisione in tetradramme, didramme e dramme. Il peso Campano, che sembra essere derivato direttamente dall’Asia Minore, regolò le prime monete di Velia e di Posidonia, come pure quelle di Cuma e di Napoli. Neil’Etruria si presentano due sistemi diversi, l’Euboico ed un altro che per il suo peso è affine al Persiano, ma che forse null’altro è se non una riduzione dell’eginetico che i Corciresi vi avevano importato per la via di Adria e Spina.
Sino al tempo dei Diadochi il carattere religioso è proprio di tutti i tipi, e viene espresso o dai simboli delle divinità o dagli animali ed altri oggetti emblematici che alludono al loro culto. Né vi fanno eccezione le monete appellate agonisticke le quali ricordano le vittorie riportate nei giuochi pubblici, essendo che tutte le gare e feste elleniche avevano per loro natura un significato religioso. Perciò l’immagine d’un cocchio o di qualunque altro emblema dell’agone devesi mettere in relazione con la divinità in onore della quale venivano celebrate quelle solennità. Chiaro pertanto apparisce ohe le monete greche di quel tempo per le rappresentazioni ideali dei numi venerati di preferenza nei singoli distretti, sono di grandissimo valore per lo studio della mitologia. Ma alla morte di Alessandro Magno, all’ideale subentra il reale, presentandoci i tipi nel diritto una serie di ritratti più o meno autentici di principi; mentre il rovescio diventa sempre più convenzionale nello stile per le esigenze del commercio e per l’uso invalso negli incisori di attenersi ad un dato modello. Al tempo degli imperatori le monete greche hanno un valore tanto mitologico quanto archeologico; poiché ci informano delle divinità tenute nel massimo onore e delle forme ond’erano venerate in diverse località, e ci conservano numerose copie di statue contemporanee, le quali esistevano nei loro templi. L’autore riconoscendo come dalle monete greche ci sia dato di tracciare in modo particolare il vero processo dell’arte dalle sue prime manifestazioni sino all’infima decadenza, distribuisce i tipi in sette periodi.
Il primo, detto dell’arte arcaica, comprende lo spazio tra l’ottavo secolo e le guerre persiane, scendendo dalla massima rozzezza del lavoro sino alle forme più chiaramente definite, ma segnalate dalla rigidezza e dall’angolosità dello stile. I tipi consistono di regola in figure o teste d’animali, rare sono le faccio umane, e nel rovescio predomina il quadrato incuso diviso in quattro o più parti.
Il secondo periodo, chiamato di transizione, va dalle guerre persiane sino all’assedio di Siracusa, 480-416 av. Or., e segna un grande progresso nell’abilità di preparare le impronte. Il quadrato incuso più regolare ed artistico, porta talvolta il nome della città od in forma abbreviata quello de’ magistrati sotto la cui giurisdizione la moneta fu battuta. I tratti presentano una crescente delicatezza nella espressione dei particolari ed una certa conoscenza della struttura anatomica del corpo umano e più tardi anche una maggiore libertà di movimento.
Nel terzo periodo dal 415 al 336 abbiamo il massimo fiore della monetazione greca ed il maggiore sviluppo cui per l’eccellenza del lavoro sia mai arrivata l’arte dell’incidere nei tempi antichi, come nei moderni; onde i tipi possiedono grandezza di azione, simmetria nelle proporzioni, eleganza nella composizione, finitezza nell’esecuzione e ricchezza negli ornamenti. Il capo della divinità è volto di solito di faccia ed è espresso ad alto rilievo.
Il quarto da Alessandro Magno sino alla morte di Lisimaco, 336-280, segna la fine della buona arte. La testa à notevole per la manifestazione del sentimento, l’occhio è tenuto alquanto profondo e le ciglia sono meglio rilevate. La figura umana del rovescio è più svelta ed i muscoli del corpo sono più fortemente indicati. Su ambedue i lati apparisce l’influenza della scuola di Lisippo. Il tipo più frequente del secondo lato è una figura seduta, che nell’aspetto e nella posa ricorda il Giove etoforo delle monete del grande Alessandro.
Col quinto periodo, 280-146, incomincia la decadenza dell’arte. Le monete di questo tempo portano moltissimi ritratti di re dell’Egitto, Siria, Battriana, Ponto, Bitinia, Pergamo, Macedonia, Sicilia e di altre regioni. Per le vittorie de’ Romani su Antioco di Siria e Filippo l’di Macedonia molte città greche riacquistata la libertà, riprendono a fabbricar moneta sia col proprio nome, sia ad imitazione di quelle di Alessandro tuttavia molto diffuse e ricercate, ma con l’aggiunta di propri contrassegni o coli’ indicazione de’ magistrati. Fra le prime sono da annoverarsi le tetradramme di Atene di nuovo stile. In Italia, ove i Romani hanno incominciato a monetare l’argento, cessano le altre zecche autonome; nell’Africa le monete di Cartagine vanno decadendo rapidamente nello stile, nell’esecuzione e nella qualità del metallo. Dal lato artistico le monete dell’Asia sono di gran lunga superiori a quelle della Grecia propriamente detta e dell’Occidente.
Nel seguente periodo di progressiva decadenza, 146-27, sono da collocarsi le tetradramme grandi e piatte di basso stile di Maroneja nella Tracia e dell’isola di Tasso. Atene, quasi unica zecca per l’argento nella Grecia, continua fino alla conquista di Silla ad emettere una grande quantità di queste monete. Nell’Asia Minore sono notevoli i cosidetti cistofori; più ad Oriente perdura la serie dei principi di Siria ed Egitto; laddove le monete della Battriana vanno perdendo il loro carattere ellenico e terminano co1l’assumere puramente quello indiano. I soli coni di qualche pregio artistico sono quelli che portano il ritratto ideale di Mitradate il grande. — Al settimo periodo, nel quale il peggioramento dell’arte diviene ancor più rapido, appartengono tutte le monete imperiali da Augusto sino a Gallieno.
La parte seguente dell’introduzione si occupa delle leggende delle monete greche ne’ diversi tempi e sopratutto dei nomi de’ magistrati e de’ loro titoli, che l’autore cerca di rilevare insieme alla natura del loro ufficio citando, ove ne sia il caso, la corrispondente voce latina. Egualmente egli dà un cenno storico dei giuochi pubblici e delle feste religiose, dividendoli per le loro attinenze colle monete dell’età imperiale in otto classi ed enumerando le epigrafi che ne fanno menzione. Illustra pure i titoli e gli epiteti applicati alle città durante il dominio di Roma, annovera le monete battute in comune da due o più città e giusta le loro rappresentazioni aggruppa quelle cosidette coloniali.
Nella descrizione dei prodotti delle singole zecche l’autore s’attiene all’ordine topografico generalmente in uso, incominciando dalla Spagna e dalla Gallia e proseguendo per l’Italia, la Sicilia, la Macedonia, la Tracia, la Grecia propriamente detta, il Bosforo, la Colchide ed il Ponto, per le regioni dell’Asia Minore, per la Cappadocia, l’Armenia, la Siria, la Mesopotamia, la Persia, l’India, l’Egitto, la Cirenaica, la Numidia e la Mauretania. Ad ogni regione ed agli stati più importanti egli fa precedere l’indicazione della letteratura di maggior interesse, e dei concisi cenni storici intorno all’attività monetaria in relazione colla topografia, col commercio e colle vicende politiche. Come già fece in generale nell’introduzione, così anche nel corso dell’opera egli determina il sistema metrologico sul quale si basano le varie specie di monete ed indica il peso degli esemplari di elettro, oro ed argento e le dimensioni di quelli di bronzo, adducendo, ovunque la chiarezza il richieda, particolari dati sul peso monetario e sui suoi rapporti cogli altri sistemi, come a mo’ d’esempio quando tratta delle monete dell’Italia, esamina pure quello dell’a5 grave nella sua origine, sviluppo, divisione ed alterazione, secondo le teorie svolte dal Mommsen e dal Bahrfeldt nelle loro opere sulla moneta di Roma. Per le province in cui l’attività monetaria fu lunga ed estesa, l’ordine cronologico viene reso evidente da speciali prospetti. Con non minore esattezza sono rilevate le qualità caratteristiche dello stile ed il valore delle rappresentazioni per la mitologia, le istituzioni religiose e l’archeologia, venendo eziandio risolte varie questioni, rimossi molti dubbi, combattute alcune opinioni errate parimenti che addotte le congetture più verosimili e tutti quegli accessori che possono giovare allo studio delle monete greche. Oltre quattrocento riproduzioni in fototipia dei tipi principali intercalate nel testo, parecchi indici e cinque tavole paleografiche agevolano l’uso di quest’opera.
Frutto di assidue ricerche e lungo studio, il Manuale dello Head è una delle più utili pubblicazioni che vanti la scienza della numismatica antica. Non dubitiamo che gli studiosi sapranno degnamente apprezzarlo, e raccomandandolo in particolare all’attenzione degli Italiani, facciamo voti perchè in breve una traduzione renda loro maggiormente possibile di consultarlo con reale vantaggio, per l’intelligenza delle monete greche.
- Trieste, nel mano 1888.
Armand Alfred. — Les Médallleurs italiens des qumsième et seietèrne siècles. Parigi, Plon, 1887.
Arriviamo forse con un poco di ritardo a dare notizia di un’opera già onorata delle più lusinghiere recensioni sui diversi periodici di Numismatica; ma la nascente nostra Mivista non poteva certo parlarne prima d’ora, e d’altra parte non ci sarebbe parso giusto il tacere di un lavoro tutto dedito ad illustrare una delle glorie italiane.
Il benemerito autore dei Médailleurs italiens des quinzième et seizième siècles, frugando in un campo fecondo e a dir vero poco esplorato finora, ha trovato di fare tutto un nuovo volume di correzioni e di aggiunte ai due già pubblicati. L’Armand in questo terzo volume facendo nuove ed accurate indagini nel gabinetto imperiale di Vienna, nel Museo Civico di Bologna e in parecchie collezioni particolari, ci dà, oltre a numerossime correzioni, la descrizione di circa ottocento nuove medaglie, ne restituisce alcune prima collocate fra le anonime ai loro autori, e fa conoscere trentatre nuovi medaglisti.
Di molte preziose indicazioni l’autore nella prefazione si dichiara debitore al chiarissimo Prof. Gaetano Milanesi, certo uno dei più competenti in questa materia del Rinascimento italiano, ed al nostro collaboratore Dott. Umberto Rossi, e noi non possiamo dimenticare questi nomi nel nostro breve resoconto.
Non nasconderemo che tante aggiunte e correzioni rendono ora le ricerche alquanto difficili e penose, tanto più se vi si aggiunge quella divisione per quarti di secolo e per provincia che, per quanto razionale pure non è scevra d’inconvenienti per la consultazione dell’opera. Da ciò nasce spontaneo il desiderio che presto l’autore, riunendo la primitiva pubblicazione all’appendice, e riordinando il tutto in un seguito omogeneo colle altre correzioni ed aggiunte che fossero del caso e che in tal genere di lavori nascono e si moltiplicano di mano in mano che si sviscera e si approfondisce l’argomento, formi una nuova edizione che si possa dire la definitiva sulla serie così importante dei medaglisti italiani nei secoli XV e XVI.
Né vorremmo che tale nostra osservazione fosse interpretata come una critica dell’opera fatta, tutt’altro. Nessun’opera nasce perfetta ma si perfeziona a poco a poco, e lode a chi non si ferma all’esito del primo lavoro ma collo studio assiduo tende continuamente alla perfezione.
Frattanto la nostra Rivista è ben lieta di dare in questo suo primo numero un attestato di stima e di riconoscenza a chi con tanto amore si dedica ad illustrare le cose nostre in uno dei rami più profondamente artistici eppure ancora meno conosciuti.
La scarsezza nel Modenese di monumenti riferibili ai Galli rende tanto più preziosa la scoperta che il benemerito Cav. Crespellani (noto per altri scritti d’archeologia e specialmente di numismatica) viene ad illustrare, quella di alcune tombe di carattere gallico rinvenute dal 1876 al 1883 in un podere posto in Saliceta San Giuliano a 7 chilometri da Modena.
La prima di queste tombe era ad inumazione e conteneva oggetti di ornamento di stile indubbiamente gallico fra i quali un bellissimo braccialetto di vetro bleu scuro, associati a stoviglie di carattere etrusco.
Nella seconda, contenente del pari stoviglie come le precedenti, eranvi alcuni oggetti di ferro che per la loro decomposizione l’autore non fu in grado di determinare.
La terza tomba contenente uno scheletro di adulto alto e robusto aveva per mobiglio: Oggetti di ferro: una cuspide di lancia, una catena da cinturone, un frammento di spada, due anelli uniti da breve catenella, un chiodo a larghissima capocchia, ecc.; di bronzo parecchi braccialetti di tipi gallici del periodo di La Tène, due fibule del tipo etrusco della Certosa di Bologna e altra della civiltà di Villanova simile a talune rinvenute negli scavi Benacci di Bologna.
Tutto questo mobiglio ricorda nell’insieme il periodo gallico di La Tène e quello delle tombe della Valsassina e del Milanese illustrate da Castelfranco. È però notevole ed importante il fatto che, mentre le tombe galliche del Modenese sono tutte ad inumazione, quelle del Milanese e di Introbbio sono tutte ad incinerazione. Nel Milanese prevaleva quindi anche pei Galli il rito funerario ligure, ultima maniera, quello dell’incinerazione, mentre nel Modenese s’inumava alla maniera etrusca. Influenza di ambiente.
Oltre le tombe di cui sopra, il Crespellani pubblica pure altri oggetti conservati nel Museo Civico di Modena e ch’ei ritiene gallici, nei quali ci sembra tuttavolta di distinguere due fibule che riterremo prettamente gotiche, o per lo meno d’un tipo nordico del V all’VIII secolo dell’e. v. Tali fibule si riferiscono probabilmente ad una t’Omba barbarica interessantissima, ma non appartenente come le precedenti ai Galli - Celti di cui sopra.
PROSSIMA PUBBLICAZIONE.
I Sigg. Francesco ed Ercole Gnecchi stanno stampando una Bibliografia numismatica delle Zecche Italiane, medioevali e moderne, ohe vedrà la luce nel prossimo aprile.
Non crediamo inutile dare ai nostri lettori un cenno e sullo scopo che gli Autori si sono prefissi e sul modo in cui l’opera venne compilata. Dare ai Raccoglitori e agli Amatori di monete Italiane un mezzo facile e semplice di trovare quanto fu scritto u una data Zecca, facilitar loro ogni ricerca nelle opere, nelle riviste, nei fascicoli pubblicati sull’argomento, ecco lo scopo.
Quanto al mezzo, tutto il lavoro è distribuito per zecche in ordine alfabetico in modo che le ricerche divengono facilissime. Vi sono poi distinte le zecche incontestabili, quelle non ammesse dalla generalità, e quelle male attribuite, ma tutte sono conservate nella serie, onde, a ciascuna, figura quanto anticamente o recentemente fu scritto che vi si riferisca.
La Bibliografia numismatica sarà di grande utilità a tutti quelli che vorranno pubblicare monete inedite, i cui lavori troveranno la migliore accoglienza nella nostra Rivista.
Bertolotti dott. Giuseppe. Illustrazione di un denaro d’argento inedito di Rodolfo di Borgogna, re d’Italia, coniato in Milano circa il 922-925. Milano, stab. G. Civelli, 1887, in 8° pp. 6 con tav.
Brambilla, Camillo. Tremisse di Rotari re dei Longobardi, nel Museo Civico di Brescia. — Ducato pavese o fiorino d’oro di Filippo Maria Visconti, conte di Pavia. — Pavia, Fusi, 1887, con tav.
Papadopoli Nicolò. Del piccolo e del bianco, antichissime monete veneziane, Venezia, 1887, fase, in 8° grande.
— Sigillo del doge Giovanni Gradenigo (1355-56). Lettera al conte G. Soranzo. Venezia, Visentini, 1887, pag. 11, in 8°.
Soutzo (M. C.) Introduction à l’étude des monnaies de l’Italie antique, Iére partie. Paris, imp. Jouaust et Sigoux, 1887. pag. 95 in 8.°
Delaville Le Roulx (I.) Les sceaux des archives de l’ordre de S. Jean de Jérusalem à Malte (Extr. d. « Mémoires de la Soc. nat. des antiquaires de France» pag. 47). Nogent le Rotrou, imp. Daupeley-Gouverneur, 1887, pag. 23, in 8°, con sigilli.
Blancard L. Théorie de la monnaie romaine au III siecle après Jesus Christ. Marseille, imp. Barlatier-Feissat, 1887, pag. 10 in 8°.
Duplessis (G.) et Bouchot (He). Dictionnaire des marques et monogr ammesdes graveurs, 3° partie (P-Z.) (fine). Paris, imp. Ménard et Angry, 1887, in 16° pag. 243 a 326.
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Cerexhe, Michel. Les monnaies de Charlemagne Gand, Leliaert, Siffer et 0. 1887. Di questa pubblicazione terremo parola estesamente in un prossimo fascicolo.
Das Königliche Münzkabinet (in Berlino), von Friedlander u. von Sallet. Berlin, W. Spemann.
Laverrenz C. Die Medaillen und Gedächtnisszeichen der deutschen Hochschulen. Ein Beitrag zur Geschichte der Universitäten Deutschlands. II. Theil. Mit 24 Ansichten u. 42 Tafeln. Berlin, Laverrenz, 1887, pag. XIII-165, in 8° grande.
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PERIODICI.
Bollettino di Numismatica e Sfragistica per la storia d’Italia, compilato a cura del Can. Prof. Milziade Santoni, direttore, e Cav. Ortensio Vitalini, proprietario. — Volume III, N. 4. (Camerino, Tipo-lito. T. Mercuri, 1888).
Santoni (M.) — Un giulio inedito ed unico del Pontefice Leone XI. — È una lettera indirizzata al March. Filippo Castiglioni di Cingoli, nella quale si illustra un doppio grosso o giulio, che si conserva nell’avita collezione di quei marchesi. Il papato di Leone XI, com’è noto, non era rappresentato sinora da nessuna moneta nella serie de’ romani pontefici.
Santoni (M.) e Raffaelli (F.) — La zecca di Macerata e della Provincia della Marca, notizie e documenti. — Si riferisce la concessione di Papa Giulio II ad Antonio del Migliore e figlio Filippo, che sul principio del secolo XVI conducevano la zecca della Marca d’Ancona, e si dà un elenco della monete battute dal detto pontefice, da Leone X e da Adriano YI, sia colla designazione di Macerata, sia con quella della Marca.
B(elgrano) (L. T.) — La zecca di Montebruno. — Riproduzione d’un articolo comparso nel Giornale Ligustico e concernente la emissione di ottavetti o luigini destinati al commercio col Levante, per concessione di Violante Doria Lomellini.
Gozzadini (G.) — Un sigillo bolognese de’ Gozzadini. — Succinta illustrazione di un sigillo di Fulcirolo dei Gozzadini, decapitato a Bologna nel 1354 per ordine di Giovanni Visconti. Questo breve scritto venne favorito al Canonico Santoni dal Conte G. Gozzadini un mese prima della sua morte, e si ritiene come l’ultimo suo lavoro destinato alla stampa.
Bibliografia e Notizie.
Una tavola litografata.
Revue Numismatique, dirigée par Anatole de Barthélemy, Gustave Schlumberger, Ernest Babelon. — Troisième série, tome sixième, premier trimestre 1888. (Paris, Rollin et Feuardent).
Sorlin-Dorigny (A.) — Obole funéraire en or de Cyzique. — Interessante articolo, in cui l’autore cerca di identificare coll’obolo di Caronte le bratteate in oro che si trovano nelle tombe della Grecia e dell’Asia Minore.
Drouin (E.) — Chronologie et numismatique des rois indoscythes. — È il principio di una vera monografia intorno a quelle strane monete che erano rimaste sconosciute sino al 1826, nel qual anno cominciarono a venire scoperte nel suolo dell’India e d’altri paesi dell’Asia, e che dal maggiore Tod, nelle Transactions of Asiatic society dell’anno successivo, furono attribuite per la prima volta ai principi indo-sciti di Kabul.
Svoronos (J.-N.) — Monnaies crétoises inédites. — L’autore, studiando le monete incerte dei Gabinetti di Parigi, di Londra, di Berlino, d’Atene, confrontandole col catalogo del Museo Hunter, coi lavori di Imhoof-Blumer sulle monete greche, e ricorrendo al sussidio dei testi epigrafici, stabilisce varie nuove ed ingegnose attribuzioni a diverse città dell’isola di Creta.
Prou (J.-M.) — Notes sur des tiers de sou mérovingiens du Musée britannique, — La serie numismatica merovingia del Gabinetto di Londra non è molto numerosa, ma per compenso racchiude vari esemplari di molto interesse scientifico. L’autore ne trasceglie e ne pubblica alcuni, fra i quali notevolissimo uno di Losanna col nome della città ripetuto sul diritto e sul rovescio con differente grafia.
Robert (P. C.) — Doublé mouton d’or du chapitre de Cambrai. — Questa breve illustrazione d’una bella moneta d’oro emessa dal capitolo metropolitano di Cambrai durante qualcuno dei tre periodi di sede vacante che si verificarono verso la fine del sec. XIV, è l’ultimo scritto dovuto alla penna del compianto numismatico Robert, del quale abbiamo dato un cenno necrologico. Vienne (M. de). — Établissement et affaiblissement de la livre de compie. — Vasto stadio economico, che si rannoda ad un lavoro pubblicato lo scorso anno dal medesimo autore: Origines de la Livre d’argent.
Rondot (N.) — Claude Warin, graveur et médailleur, 1630-1654, — La fama di Giovanni Warin, incisore generale delle monete di Francia, ha oscurato ed assorbito anche l’opera ed il nome di vari suoi omonimi, i quali furono pure i veri autori di più medaglioni e gettoni che a lui si attribuiscono.
Col sussidio dei documenti, ed esaminando le firme autografe conservate nei registri della Corte delle monete e negli atti degli archivi, il sig. Bondot mette anzitutto in chiaro l’esistenza di un secondo Giovanni Warin, e di un Francesco Warin, ch’era figlio del primo Giovanni Warin e gli succedette nel posto d’incisore generale.
Ciò premesso, egli passa a ragionare diffusamente di un altro artista, Claudio Warin, incisore e più particolarmente medaglista, dimostrando che a lui si devono attribuire molti lavori di cui si ritenne sino ad oggi autore il celebre Giovanni Warin, e, fra gli altri, gli undici medaglioni posseduti dal Museo Britannico, colla effigie di personaggi inglesi. A proposito di questi medaglioni, che si supponevano eseguiti da Giovanni Warin durante un soggiorno, forse ripetuto, a Londra, il sig. Rondot, basandosi su varie date biografiche, stabilisce per così dire un alibi che ne rende inverosimile l’esecuzione da parte del famoso medaglista, anche prescindendo dai validi argomenti d’indole tecnica ed artistica che l’autore fa seguire per dimostrare che essi non sono opera di Giovanni ma bensì appunto del Claudio Warin da lui rivelato.
Cronaca. — Necrologie. — Bibliografia.
Dieci tavole d’illustrazioni.
Annuaire de la Societé Française de Numismatique et D’Archéologie. — T. douzième, année 1888, Janvier-Février (Paris, au siège de la Société de Numismatique).
Oreschnikow (A.) — Nouvel essai de chronologie des monnaies d’Asandre. — Il numismatico russo discute le opinioni di von Sallet, Waddington e Mommsen, circa l’epoca in cui l’arconte Asandro prese il titolo di re, ed esamina i tipi ed i contrassegni delle sue monete, terminando con uno specchietto cronologico delle medesime.
Robert (P.-O.) — Monnaies, jetons et médailles des évêques de Metz. — Séguito di un diffuso ed accurato lavoro, che tien calcolo anche delle menome varietà grafiche e di tipo, e che dimostra l’acume e la diligenza del chiaro numismatico di cui si deplora la perdita.
Puschi (A.) — L’atelier monétaire des patriarches d’Aquilée. — Anche questo estesissimo articolo è la continuazione di uno scritto comparso in altro volume dell’Annuaire e che costituisce una seconda edizione, ampliata, dello studio pubblicato dal medesimo autore e sotto lo stesso titolo a Trieste nel 1884.
In questa terza parte della sua monografia, il Puschi incomincia dal descrivere alcuni denari incerti, che si trovarono in numerosissimi esemplari nel Friuli, e ohe si possono considerare come la introduzione alla serie numismatica di Aquileia, quantunque da vari autori siano stati assegnati ad altre zecche, anche non italiane. Ad ogni modo, essi formano come un anello di congiunzione coi prodotti monetari dell’officina di Friesach, dove, come si rileva dalla uniformità dello stile, furono probabilmente coniati i primi denari di Aquileia, che apparterrebbero ai patriarchi Goffredo n e Pellegrino II. È questa una scoperta fatta dal Prof. Luschin, esaminando due monete col nome di Aquileia ma apparentemente di patriarca incerto, trovate nel 1881 in Ungheria, e da lui cedute poi al Museo civico di Trieste. Egli scoperse infatti che sul libro che il prelato tiene nella sinistra, stanno scritte rispettivamente, in caratteri minutissimi, le sillabe GO TI e PI LI, ossia il principio del nome del patriarca.
Dopo questa scoperta di Luschin, non v’ha dubbio che Goffredo non sia stato il primo patriarca che abbia battuto moneta propria. Lo stile, ed il nome quasi impercettibile del patriarca e del suo successore dimostrano, osserva Puschi, che questa monetazione non è il risultato di un privilegio particolare nè d’un diritto concesso dall’imperatore, ma che è sorta spontanea, limitandosi dapprima a copiare le monete altrui. L’autore passa quindi alla descrizione delle monete battute dai vari patriarchi d’Aquileia, senza trascurare quelle uscite dalla zecca-sorella di Trieste. Con fine senso pratico, indica pure per ciascuna moneta, quando n’è il caso, le relative falsificazioni Cigoiane.
Marchéville (M. de). — Un demi-gros de Charles VI. — Nel suo trattato storico sulle monete di Francia, uscito verso la fine del sec. XVI, Le Blanc dice di aver veduto e di aver fatto copiare con molta cura sugli originali tutte le monete di cui dà il disegno. Infatti, quasi tutte quelle che figurano nelle tavole della sua opera furono poi ritrovate nelle collezioni pubbliche o private. Ne mancano alcune poche; ed il mezzo grosso che ci vien ora presentato dal sig. de Marchéville è appunto una di tali monete già divulgate dal Le Blanc ma che sono sfuggite sinora a tutte le ricerche.
Appartiene al Gabinetto di Francia, e proviene probabilmente dalla collezione stata riunita a Versaglia per ordine di Luigi XIV; il sig. de Marchéville ritiene anzi che sia lo stesso esemplare su cui fu eseguito il disegno del Le Blanc.
Blanchet (A.) — Jean Warin. Notes biographiques. — Vi è disaccordo fra gli scrittori intorno alle date ed alle circostanze della vita di questo celebre artista, o meglio l'oscurità proviene ed ò accresciuta dal fatto che i Warin incisori erano parecchi, i quali lavoravano in diverse zecche, come si rileva da numerosi documenti. L’articolo del signor Blanchet viene a schiarire in parte questa oscurità, assodando alcuni punti incerti della biografia di Giovanni Warin.
Cronaca. — Necrologie. — Bibliografia.
Prezzi di vendita delle monete romane della collezione Belfort.
Revue Belge de Numismatique, publiée sous les auspices de la Société Royale de Numismatique. — Directeurs: M. M. Maus, de Schodt et Oumont. — 1888, quarante-quatrième année, première livraison (Bruxelles, Libr. Polytechnique de J. Decq.)
Chestret de haneffe (B.on de). — Numismatique d'Ernest, de Ferdinand et de Maximilien-Henri de Bavière. — Monografia compilata specialmente sui documenti che si conservano negli archivi di Liegi. Vi si fa la storia delle varie zecche del principato, tenendo conto anche degl’incisori, fra i quali vediamo ricomparire il nome di Giovanni Warin, che secondo la maggior parte de’ biografi sarebbe appunto nativo di Liegi.
Cumont (G.) — Jetons d’étrennes des gouverneurs généraux de la Bélgique Albert de Saxe-Teschen et Marie-Christine. — Questi gettoni, finissimo lavoro di Van Berckel, furono coniati e distribuiti per circa dodici anni di séguito in occasione del capo d’anno, ai principali personaggi del Belgio. Recano sul diritto i busti affrontati, e sempre differenti in qualche particolare, di Alberto e Maria-Cristina, e sul rovescio una breve leggenda in cui si commemora qualche avvenimento notevole dell’anno allora decorso.
Ciascun gettone viene minutamente descritto dal signor Cumont, che alla descrizione del pezzo fa seguire volta per volta la illustrazione dell’avvenimento ricordato sul rovescio.
Una interessante appendice raccoglie i vari progetti di leggende, che venivano presentati dai migliori latinisti del Belgio. Ordinariamente, la scelta della leggenda definitiva era affidata all’Accademia di Brusselles.
Vanden Broeck (E.) — Numismatique bruxelloise. Étude sur les jetons de la famille de Mol. — Questi sei gettoni di magistrati brussellesi del XIV e XV secolo, appartenenti alla famiglia de Mol, i cui membri furono ben diciotto volte chiamati alle funzioni di primo borgomastro, sono probabilmente unici, ed oltre all’importanza storica si distinguono per l’eleganza del lavoro.
Chabbieb (L.) — Numismatique africaine. Monnaie d’or de Ptolémée, roi de Maurétanie. — De la Blanchère e Mommsen ritengono che il diritto di battere moneta d’oro sia stato concesso soltanto da Caligola al re Tolomeo. La moneta d’oro pubblicata ora dal sig. Charrier, portando la indicazione dell’anno decimo del regno di Tolomeo, proverebbe invece che tale diritto gli venne conferito da Tiberio.
Il disegno che accompagna l’articolo non è ben riuscito.
Vallier (G.) — Médailles et jetons dauphinois. — Sotto questo titolo generale, l’autore fa conoscere stavolta una curiosa medaglia di Luigi Mandrin, famigerato capo di contrabbandieri trabbandieri nel secolo scorso. Essa reca da un lato il busto del bandito, colla leggenda: Le portrait de Louis Mandrin e dall’altro lo stesso ritratto, ma quasi in tutta figura, colla scritta: Mandrin tel qu’il a paru à la tête de sa troupe, 1754.
Alvin (F.) — L’œuvre métallique de Charles Wiener. — È, per ora, soltanto un cenno necrologico di questo distinto artista belga, morto nell’agosto 1887; la descrizione delle sue opere viene rimandata ad altro fascicolo della Revue.
Alvin (P.) — La médaille des graissiers de Bruxelles. — Questa medaglia, conosciutissima ma, come talora accade, tuttora inedita, risale all’epoca della rivoluzione del Brabante, e fu emessa per commemorare la giornata del 12 dicembre 1789, in cui le truppe austriache dovettero sgombrare da Brusselles.
Necrologia.
Miscellanea
Elenco delle opere ricevute dalla Società Reale di Numismatica durante il 4° trimestre 1887.
Cinque tavole d’illustrazioni.
Archivio storico lombardo, 1887, fasc. II: Carotti G., Revisione dell’opera del Cerexhe: Les Monnaies de Charlemagne Gand, 1887; fase. III: Cantù C. Il gabinetto numismatico in Brera: fasc. IV: Gabinetto numismatico: Una lettera di Giorgio Giulini.
Rendiconti Istituto Lombardo, I, 1888: Inama, Commemorazione del prof. B. Biondelli.
Raccolta milanese di storia, geografia ed arte. 1888, N. I: Pagani Gentile, Valore approssimativo della lira imperiale dal 794 al 1800.
Araldo. Anno VIII, N. 2182, 27 febbr. 1888. Como (Cencio Poggi): La medaglia del Collegio dei Dottori.
Archivio Veneto, fasc. 68, 1888: Di alcune rarissime monete e medaglie esistenti nella raccolta Miari (V. anche il giornale La Venezia Anno XII, 1387, N. 836).
Giornale Ligustico, di Genova, 1887, N. 84. Neri A. La statua e una medaglia di Andrea d’Oria, N. 5-6: Motta E., Bando in Genova delle monete milanesi nel 1451; N. 7-8. Belgrano. La zecca di Montebruno; N. 11-12: Desimoni Cornelio, L’Agostaro nei contrasto di Ciullo d’Alcamo (altra moneta nominata anch’essa da Ciullo d’Alcamo, e che forma più del Massantino una quistione ardente fra i commentatori del poeta).
Arte e Storia, di Firenze, Argnani. Una nuova moneta dei Manfredi in Faenza. — Motta. La zecca di Bellinzona (cont. e fine). — Beltrami. I lavori di Caradosso.
Giornale araldico-genealogico-diplomatico, di Pisa, novembre 1887, N. 5: Bertolini Dario. Il sigillo di Portoguaro durante la prima dominazione austriaca 1798-1806.
Bollettino dell’Imp. Istituto archeologico Germanico, Sezione Romana, 1887, III: Stettiner P. Considerazioni sull’ «Aes grave » etrusco.
Mélanges d’archeologie et d’histoire (Scuola francese di Roma), VII, N. 1-2, 1887: Robert Ch. Formes et caractères des medaillons antiques de bronze relatifs aux jeux.
Römische Quartalschrìft für christliche Alterthumskunde und für Kirchengeschichte, I Jahrg. 4 Heft, 1887: Marrucchi O. Eine Medaille und eine Lampe aus der Sammlung Zurla.
Revue internationale, di Roma, dicembre 1887: Chevassus. La question monétaire en Angleterre.
Bullettino di archeologia e storia dalmata, di Spalato, 1887, 8-9, agosto e sett.: Bulic F. Le gemme del Museo di Spalato.
Accadémie des inscriptions et belles lettres. Séances 1887 16 settembre: M. Deloche legge una memoria sul regime monetario nell’Austrasia primitiva, sotto il regno di Teodeberto l.; 30 sett., M. Delisle legge l’ultima parte della sua memoria sulle operazioni finanziarie dei Templari.
Revue archéologiqne, maggio-giugno 1887: Mowat Robert. Inscriptions osques ornées d’mages de monnaies.
Revue Celtiqne. 1 genn. 1888. A. De Barthélemy. Légendes des Monnaies gauloises.
Revue historique et archéologique du Maine, n. 2. 3. 1887-88: Bertrand de Broussillon et B. de Farey. Sigillographie des seigneurs de Lavai.
Revue du Lyonnais, ottobre 1887: Nicolas Bidau sculpteur et médailleur a Lyon (1622-1692).
Journal asiatique, di Parigi, disp. II, sett. ottobre 1887: Sauvaire H. Matériaux pour servir à l’histoire de la numismatique et de la métrologie musulmanes. Complément.
Annales de la Société archéologique de Namur, 1887. II disp.: Henri. L’atelier monétaire de Bouvignes.
Mittheilungen der k. k. Central Commission, Berlino, XIII. Bd., 3 Heft (1888) : Deschmann Karl. Ueber Funde von gallischen Münzen.
Berliner philologische Wochenschrift, 7 Jahrg. N. 4548 (1887): Silberschatz aus Pompei. Numismatische Gesellschaft zu Berlin.
Rheinisches Museum für Philologie, N. Folge. 43 Bd. I Heft: Beloch J. Zur Finanzgeschichte Athens.
Bollettino Storico della Svizzera Italiana, 1887, n. 8-12 : Le zecche di Mesocco e di Roveredo.
Archives héraldiques et sigillographiques, di Neuchâtel, (Svizzera) n. 13, gennaio 1888: Médaille du tir fédéral, Genève 1887, (Con disegno).
Antiqua. Unterhaltungsblatt für Freunde der Alterthumskunde. Special. Zeitschrift für Prähistorie: n. 1-2, 1888. Forrer R. Eine antike gefälschte gallische Münze, (Mit. Abblg.).
Revista de ciencias historicas, di Barcellona, IV, 1887, 1-2: Puyol y Camps, Numismatica de la España Citerior, Catàlogo de las monedas no publicadas en ]a obra « Nuevo metodo y clasificacion de las monedas autónomas de España, de D. Antonio Delgado » vol. V, fasc. II e III: Moneda inedita de Camprodón, por D. Arturo Pedrales y Moliné. Antigüedad de la moneda, por D. Iosè Brunet.
Le Ciudad de Dios, 5 octobre 1887 : El p. Flore y la numismàtica espahola por Fr. Manuel Fraile y Minguez.
Viestnik hrvatskoga Arkeologickoga Dratztva, God. IX, 4, U Zagrebu, 1887: Sigillo antico bossinese. Brunsmid. Ripostiglio di monete ungaresi d’argento in Villanova presso Vinkovce.
The American Journal of Archaelogy and of the history of the fine arts, di Baltimora, 1887, 1-2: Babelon E. Review of Greek and Roman Numismatics. Recently published books.
BIBLIOGRAFIA
LIBRI NUOVI.
Molinier Émile. — Le bronzes de la Renaissance: — Les plaquettes. Catalogue raisonné précède d’une introduction. — Tome premier accompagné de 82 gravures. Parigi, Libreria dell’Art.
I Francesi usano chiamare colla voce plaquette una svariata serie di laminette scultoriche del Rinascimento che da pochissimi anni han principiato a innamorare studiosi e collezionisti. Si tratta di piccoli bassorilievi di bronzo; paci, medagliette, imprese, ornamenti di qualsiasi oggetto d’uso comune o di riguardo, eseguiti anche in oro o in argento sbalzato e cesellato con suprema finezza.
Or raccogliere in un catalogo sistematico così abbondante serie di oggetti i quali anche per la loro natura possono più dei quadri e delle statue trovarsi sparpagliati qua e là in Musei pubblici e Collezioni private, è certo stata idea ottima sotto tutti i riguardi.
Noi italiani, poi, dobbiamo esser sinceramente grati all’Autore del presente Catalogo perchè ivi si tratta di oggetti nostri illustrati da belle silografie e lumeggiati da larghi e appropriati cenni storici.
Comincia, il Molinier, con una Introduzione sobria di parole e abbondante di fatti. Non che ivi l’A. dica cose tritte nove o faccia osservazioni tutte sue personali; per quanto si tratti di un argomento novo, il Molinier ha trovato chi l’ha in qualche punto preceduto ed egli onestamente lo riconosce (Vedi p. es. a pag. X) e di pagina in pagina cita autori, intrecciando così alle sue indagini le indagini d’altri, alle proprie le osservazioni altrui.
Tra le osservazioni che più fanno senso in questa Introduzione sta di certo la presente a pag. XIX dove constatato che quasi tre quarti di placchette italiane appartengono all’arte del nord d’Italia l’A. scrive: “La Toscane, si riche et si feconde sous le rapport des autres arts, n’a produit qu’un nombre assez restreint de fondeurs et de médailleurs, et ces derniers n’apparaissent qu’à la fin du XYe siècle.” Fatto davvero assai strano e facile a verificarsi, “Ce qui s’est passe pour les médailles a eu lieu également pour les plaquettes” pag. XX, aggiunge l’A.
Altra osservazione interessante e, parmi, originale è la seguente a pag. XXXII.
“Tout ce qu’il importe d’établir ici” — dice l’A. — “c’est que si bon nombre de sculptures décoratives de la première Renaissance française, n’ont pas été exécutées par des artistes italiens, du moins les artistes français avaient entre les mains des modèles italiens.” E altre osservazioni considerevoli ho notato leggendo le quaranta pagine dell'Introduzione: senonchè io non debbo e non posso propormi, nè in verità mi proporrei, di cavare il sacco di queste pagine per presentarlo qui ai lettori.
Cosi passo senz’altro alla parte sostanziale del libro e mi fermo per oggi a questo primo volume. Il quale ò diviso in ventidue capitoli che dalle placchette di imitazione antica traverso le sculture di Donatello e della sua scuola, di Fra Antonio da Brescia, di Giovanni delle Corniole, del Caradosso, va sino alle sculture di Valerio Belli detto Valerio Vicentino.
L’A. di ogni artista di cui parla, offre dei dati biografici che oltre ad essere necessari in quanto danno modo a ogni lettore di aumentare con poca fatica le proprie cognizioni, servono, cornice opportunissima del quadro, a fissare i limiti entro i quali l’opera artistica d’ogni autore, studiato nel libro, va compresa. E altra cosa da segnalarsi: l’A. offre di sovente un’abbondante bibliografia riguardante le opere che egli segnala all’attenzione del collezionista. Cosi, per citare un esempio, si ferma assai su la bibliografia riferentesi alla laminetta di bronzo, il Martirio di S. Sebastiano, della collezione del sig. Edoardo André di Parigi, che l’A. dà, senz’altro, a Donatello.
Qui peraltro mi permetto di osservare (quantunque io mi trovi d’accordo col Molinier su l’attribuzione della placchetta di cui parlo) che non sarebbe stato male che l’A. avesse ivi accennato che la laminetta della collezione Andrè non è ritenuta da tutti opera di Donatello; — tanto più che questa notizia non comprometteva minimamente l’opinione dell’A. che è quella di molti e contribuiva a provare la completa imparzialità del Molinier quale ordinatore del Catalogo.
Vo avanti per avvertire un’inesattezza che credo sia stata già corretta nella Errata-Corrige unita al secondo volume ch’io ancora non ho visto. Il Molinier anzi ne fu da me già avvertito. Comunque sia mi permetto di segnalare ancora questa inesattezza per quei lettori che ancora non avessero il secondo volume del Catalogo.
A pag. 100 dove si parla del Caradosso (cui — sia detto pur di passaggio - cosa mancò per esser pari al Cellini?) l’A. accenna a un S. Sebastiano “un S. Sébastien en bronzo u (H 0,50) qui se trouve à Milan et dont la photographie m’a été”, è l’A. che scrive, “obligeamment communiquée par M. E. Mantz”. E qui il Molinier fa la descrizione abbastanza efficace di questo S. Sebastiano. Il quale sa ormai il mio A. che non, è affatto di bronzo ma di marmo, che l’originale trovasi nel Museo Archeologico di Milano nella saletta a sinistra entrando, e che l’unica riproduzione pubblicata trovasi nel mio libro l’Ornamento policromo1.
Uno dei punti più ingegnosi del libro del Molinier mi è parso quello riguardante la interpretazione del nome Vlocrino; nome di un artista eminente del XY secolo o del principio del XVI secolo. Crede l’A. ohe la voce Vlocrino sia un gioco di parole, una specie di rebus. E essendo un gioco di parole, in tal guisa lo spiega — senza, pertanto, esser persuaso di darne la definitiva interpretazione.
Vlocrino è, crede il Molinier, una parola ibrida, formata dal greco οὖλος; e dal latino crinis, letteralmente capello crespo riccio — “Pour ma part” — copio dal libro — “je ne pense pas que cette étymologie puisse surprendre ceux qui sont au courant des habitudes bizarres et de l’amour quelquefois déréglé que les hommes de la Renaissance professaient pour l’antiquité. Qu’on se rappelle ce sculpteur vénitien, Simone Bianchi, qui a pris plaisir à signer ses oeuvres en grec et à transformer son nom en celui de Λευκός. Andreas Riccius, dit Scardeone en parlant d’Andrea Briosco, alias Crispus a crispa capitis coma nuncupatus. Nam fastiditus barbarum nomen, Crispus dici maluit. Le trait caractéristique de la physionomie de Briosce, sa chevelure crépue, l’avait fait surnommer a Riccio.” È vero.
E se questa interpretazione ingegnosa che l’A. mette innanzi senza alcuna gravità sarà sfatata da indagini future, si dovrà pur sempre ammettere che fu ben trovata.
Un’altra osservazione, ma questa riferibile a una prossima ristampa del presente volume.
Il Molinier parlando di Valerio Belli detto Valerio Vicentino, accettando la data di nascita proposta dal Cabianca lo fa nato verso il 1465 (p. 189) 2. Ora indagini nuove dovute al chiariss. prof. Morsolin danno per certa la data 1468 come quella in cui Valerio vide la luce. Invero il Gabianca dando la data 1465 non recava argomenti che la suffragassero in modo definitivo. E l’errore accolto e ripetuto anche successivamente non venne smentito per difetto di prove da alcuno. Giova pur notare che prima che il Cabianca definisse quella data può dirsi che i biografi non avessero mai osato dilungarsi dal 1468; e le congetture piuttosto che le prove si avvaloravano dell’autorità del Vasari. E anche per questo la scoperta del Morsolin ha una grande importanza, che non isfuggirà certo al mio chiariss. A 3.
Addentrarmi ancora nei particolari di questo volume non credo necessario; né credo necessario di raccomandarlo all’attenzione degli intelligenti così per la sua serietà come per la sua opportunità.
È veramente un buon lavoro.
Alfredo Melami.
Engel Arthur et Serrure Raymond. — Répertoire des sources imprimées de la Numismatique française. Tome premier. Paris, Leroux, 1887. — (Un volume in 8° gr., di pag. XIX-400).
I sigg. Engel e Serrure non hanno bisogno di presentazione presso i nostri lettori, essendo troppo favorevolmente conosciuti, nonostante la giovane età di entrambi, pei molteplici lavori di numismatica da essi pubblicati separatamente, prima di associare i loro nomi e le loro forze nell’opera di cui abbiamo sott’occhio il primo volume, e che certo accrescerà e assoderà la bella fama di cui già godono fra i cultori della nostra scienza.
Il Répertoire al quale hanno posto mano — e che speriamo vena presto compiuto (ce ne affida la nota attività degli Autori), per quanto la stampa di un tal lavoro debba presentare non pochi inciampi e non lievi difficoltà tipografiche — doveva essere anzitutto, per rispondere al suo titolo, un’opera di utilità pratica. E noi ci affrettiamo a dire che i sigg. Engel e Serrure hanno saputo egregiamente conservargli questo carattere, mirando diritto allo scopo e rinunziando ad inutili digressioni e divagazioni. Quando essi adunque, al bel principio del libro, asseriscono che in generale si leggono poco le prefazioni, noi vorremmo poter loro infliggere un’amorevole smentita, tanto più che la loro Introduction non solo si legge d’un fiato, ma è utilissima a dare un concetto preciso degl’intendimenti e dei limiti del Répertoire.
In questa Introduzione si indicano in primo luogo i confini topografici e storici che gli Autori si sono prefissi; — questi confini, sia detto di passaggio, s’intrecciano sovente colla numismatica italiana, ciò che aggiunge uno speciale interesse al libro anche per quei nostri studiosi che si occupano esclusivamente di monete italiane4.
Poi si tratteggiano le divisioni dell’opera, che saranno le seguenti: — Parte prima. Periodici numismatici, classificati secondo la nazione ed ordinati cronologicamente. — Parie seconda. Libri, memorie, articoli d’autore conosciuto; il tutto disposto in ordine alfabetico di autore (con una brevissima notizia biografica di ciascun autore, e con un cenno o giudizio sul contenuto di ciascun libro od articolo.) — Parte terza. Scritti anonimi, in ordine cronologico. — Parte quarta. — Ordinanze monetarie, gride, ragguagli, tariffe, pure in ordine cronologico. — Parte quinta. Indice alfabetico, per materia, degli scritti registrati nelle parti seconda, terza e quarta.
Come si vede, un materiale copiosissimo, — basti il dire che era disseminato su più di ottomila schede. Questo volume comprende, oltre la breve prima parte, ch’è tuttavia un accurato elenco dei periodici numismatici di tutto il mondo5, la prima metà della parte seconda, sino a tutta la lettera J.
Nel séguito dell’Introduzione, i sigg. Engel e Serrure passano a descrivere il metodo da essi adottato per la compilazione del loro libro, e danno un interessante ragguaglio di ciò che si è fatto finora — dapprima in Francia, sin dalla metà del Sec. XVII, poi altrove — per facilitare le ricerche bibliografiche di numismatica, ricerche tanto difficili talvolta, come ogni studioso potrà attestare per esperienza propria.
In questo campo, gli egregi Autori del Répertoire assegnano giustamente il posto d’onore alla Bibliographie générale et raisonnée de la Numismatique belge (Bruxelles, 1883), del sig. Giorgio Cumont, citando onorevolmente anche un’altra pubblicazione notevolissima, e nostra italiana, vale a dire le Tavole sinottiche di V. Promis, le quali, benché siano limitate agli autori che recano disegni di monete, costituiscono pur sempre — sotto altra forma — un’opera insigne di bibliografia numismatica.
Abbiamo voluto dare un sunto della Introduzione, per far conoscere da quali criteri siano stati guidati i sigg. Engel e Serrure nel redigere la loro opera; — la esecuzione non è meno commendevole del disegno, e l’insieme giustifica largamente il favore che il Répertoire incontra sin dal suo primo apparire, e gli encomi coi quali vien salutato dalle varie riviste speciali.
Tavole delle misure pesi e monete in vigore nei varj Stati del mondo, e delle parità cambiarie. Milano, G. Massa, 1888, in 16°, pag. 109.
Stancovich canonico Pietro. Biografia degli uomini distinti dell’Istria. II ediz. Capodistria, Cario Priora, 1888, in 4°. A pag. 297-329, diffusa biografia del conte Gian Rinaldo Carli.
Catalogue de la Collection A. de Belfort. Médailles romaines, Mâcon, Protat, in 8° pag. 175 et 6 pl.
Reinach (T.) Les monnaies juives. Paris, Leroux, in 18°, pag. 80 avec figures.
Sauvaire. Matériaux pour servir à l’histoire de la numismatique et de la metrologie musulmanes, traduits ou recueillis et mis en ordre etc. Paris, impr. nationale, 1888, pag. 64 in 8.°
Coster (L. de) et Everaerts (A. J.). Atlas contenant toutes les monnaies du Brabant frappées depuis l’an 1000 jusqu’en 1506, Bruxelles, Raym, in 4°, 51 planches.
Tahon V. Les origines de la métallurgie du pays d’Entre-Sambre-et-Meuse. Mons, Merceaux, in 8°, pag. 46.
Imhoof-Blumer (d.r F.) Zur Münzkunde Grossgriechenlands, Sicilien, Kretas, mit einigen Münzgruppen und Stempelgleichheiten. Leipzig, Köhler, in 8°, pag. 82.
Overbeck J. Griechische Kunstmythologie. Band II. (Besonderer Theil,) Buch. V. Apollon Lieferang I, Bogen 1-20 mit 5 Lichtdrucktafeln (Münzen) n. Fig. 1-19 im Teit. Leipzig, Lex. 8°.
Bissinger K. Funde Römischer Münzen im Grossherzogthum Baden, I. (Programm des Grossherzogl. Progymnasium). Donaueschingen, A. Willibald, in 4°, pag. 18.
Kirmes (M.). Die Numismatik in der Schule (Programma del Proginnasio e Ginnasio Reale di Neumünster, pel 1888), in 4.° pag. 30.
Lehmann P. (von). Die Thaler und kleineren Münzen des Fräuleins Maria von Jever, Erbherrin von Rüstringen Oestringen u. Wangerland, Jever, Metteker, in 8.° pag. XIII-142 e 2 tav.
Tumbült G. Die westfälischen Siegel des Mittelalters. II Heft, 2 Abth. Die Siegel der Städte, Bergmannschaften u. Ministerialitäten, Münster, Regensberg.
Verzeichniss derjenigen Silberscheidemünzen, welche gegenwärtig in der Schweiz gesetzlichen Curs haben. — Tableau des pièces divisionnaires d’argent qui ont actuellement cours legal en Suisse. Blatt in fol. Silberhochdruck. Bem, Schmid, Froneke et C.
Verzeichniss derjenigen dem silbernen Vereinsthaler der lateinischen Münzunionsstaaten ähnlichen fremden Geldstücke, deren Annahme zu verweigern ist. — Tableau des monnaies d’argent etrangères, semblables aux écus de cinq francs des états de l’Union monétaire latine, dont l’acception doit étre refusée. Blatt in fol. Silberhochdruck. Bern. Schmid, Froneke et. C.ie
Geigy d.r Alfred. Médaille dite de la traite (Tiré à part du «Bulletin de la Société suisse de Numismatique,» vol. VI). Bâle, imp. Émile Birkhauser, 1888, pag. 4 in 8° con tav.
Furrer A. Volkwirthchafts-Lexikon der Schweiz, XVII Lieferung, Bern, Dalp, 1888. A pag. 466-500, Münzwesen (della Svizzera) von Hn. Edm. Platel, eidg. Münzdirektor.
Head B. V. Catalogue of greek coins, Attica, Megaris, Aegina. London, 1888, pag. LXIX-174 con 26 tav., in 8.°
Burns. Coinage of Scotland from David I to the Union, illustrated from the Ferguslic cabinet etc, London, Black. 3 vol. in 4°.
Nicholson. A treatise on money and essays on present monetary problems. London, Low, 1888, pag. 380 in 8.°
PERIODICI.
Annuaire de la Société Française de Numismatique et d’Archéologie. — Mars-Avril 1888.
Delattre (V.) — Monnaies de Cambrai découvertes de puis 1861. — Con questo articolo, il sig. Delattre incomincia una serie di aggiunte alla classica monografia: Numismatique de Cambrai, del compianto Carlo Robert.
Serrure (E.) — Les anges d’or de Jean IV, Due de Brabant, Comte de Hainaut et de Hollande. — ― Breve notizia intorno a queste rarissime monete, di cui si conosceva dai documenti l’esistenza, ma che non erano ancora state ritrovate in natura. L’esemplare pubblicato ora dal sig. Raimondo Serrure fu scoperto qualche anno fa da suo padre, il ch. numismatico sig. C. A. Serrure.
Préau (C.) — Jetons de Jean de Saulx, Vicomte-maïeur de Dijon. — Gli abitanti di Digione, nei secoli andati, avevano il diritto di eleggere il loro vicomte-maïeur o sindaco, scegliendolo fra i nobili o fra i cittadini più distinti per ingegno e per probità.
Le funzioni dei vicomtes-maïeurs erano annuali. In occasione della loro nomina venivano emessi dei gettoni che ne recavano il nome; il sig. Préau pubblica quattro di questi gettoni, costituenti altrettante varietà, tutti col nome del sindaco Giovanni de Saulx. È quindi probabile che queste quattro varietà corrispondano ai quattro anni durante i quali, interpolatamente, un Giovanni de Saulx coperse la carica di vicomte-maïeur di Digione nel Sec. XV (anni 1426, 1430, 1431 e 1432). Quest’ipotesi è suffragata dal fatto che uno dei quattro gettoni è notevolmente diverso dagli altri tre; dovrebb’essere quello battuto nel 1426, mentre gli altri, presentando una molto maggior somiglianza fra loro, apparterrebbero al gruppo degli anni 1430, 31 e 32.
G. (M.) — Monnaies polonaises. — L’A. dà il catalogo delle 33 varietà di monete da lui possedute di Giovanni Casimiro Vasa, re di Polonia e granduca di Lituania, soffermandosi su una di esse, la cui leggenda gli sembra oscura ed anzi satirica.
Cronaca. — Nuovi acquisti del Museo Britannico. — Vendite. — Necrologie. — Verbali delle sedute della Société française de Numismatique.
Revue Belge de Numismatique. — 1888, deuxième livraison.
Alvin (F.) — L’œuvre métallique de Charles Wiener. — Elenco delle medaglie e monete incise da questo pregiato artista belga; sono in numero di cento e si trovano ora raccolte nel Gabinetto numismatico di Bruxelles. Carlo Wiener ha lavorato per governi, società e privati, delle più diverse nazioni.
Rouyer (J.) — Méreaux du XIVe siècle. — Interessante illustrazione di alcune tessere di beneficenza, che si riferiscono al culto del SS. Sacramento del Miracolo, a Bruxelles. Vi è rappresentato il volto del Redentore, trafitto da due pugnali.
Mazerolle (F.) — Numismatique lorraine. — Restituzione di alcune monete del duca Ferri IV al duca Ferri III.
Cumont (G.) — Le jeton de présence de l’Académie de Bruxelles. — L’I. R. Accademia di Scienze e Lettere di Bruxelles era stata fondata nel 1772, da Maria Teresa. Dopo cinque anni dalla sua fondazione, l’Accademia decise di far battere dei gettoni di presenza da distribuire ai soci. Se ne trovano diverse varietà, tutte però col ritratto dell’imperatrice.
Witte (A. de) — Un denier liégeois à insigne épiscopal de l’époque d’Otton III. — Sinora, le più antiche monete del principato di Liegi che recassero distintivi proprj, non risalivano che al regno di Enrico II (1002-1024); questa moneta pubblicata ora dal sig. de Witte è battuta invece sotto il regno di Ottone III (996-1002), come lo indica il nome che vi sta scritto,
Witte (A. de) — Les sires de la Gruthuse. — La famiglia della Gruthuse era una delle più nobili ed antiche delle Fiandre. Ad essa appartenne quel Giovanni, capitano del castello di Lilla, che s’immortalò negli annali della cavalleria pel gran torneo tenuto nel 1392 sulla piazza del mercato di Bruges, cui presero parte quasi cento cavalieri.
Il sig. de Witte ci presenta due gettoni da attribuirsi a questa illustre famiglia.
Cocheteux (Ch.) — De la livre monétaire et du sou d’argent. — Esame coscienzioso e minuziosissimo delle varie questioni attinenti alle dette monete di conto. Questa dotta memoria del Gen. Cocheteux è occasionata dalla pubblicazione del sig. de Vienne: Origines de la livre d’argent.
Nahuys (C.te M.) — Système monétaire de l’État indépendant du Congo. — Il nuovo stato africano, che è posto, com’è noto, sotto la sovranità di re Leopoldo II del Belgio, ha adottato il sistema monetario dell’Unione latina. Il conte de Nahuys comunica alla Revue il relativo decreto reale, datato da Ostenda, nonché i disegni dei pezzi da franchi 5, 2 ed 1, da mezzo franco, e da centesimi 10, 6, 2 ed 1. Verrà coniato anche il pezzo da 20 franchi, ma di questo non è dato il disegno.
Necrologie. — Miscellanea.
Estratti dei verbali della Société Royale de Numismatique, ed elenco delle opere ricevute dalla Società nel 1 trim. 1888.
Tre tavole d’illustrazioni. Bulletin de Numismatique et d’Archeologie, publié avec la collaboration de plusieurs savants par Raymond Serrure. — Sixième volume, années 1886-88, N.es 8 et 9 (Rédaction: Paris, rue de Lille, 11. — Expédition: Bruxelles, rue aux Laines, 48).
Discours prononcés aux funérailles de P. Charles Robert. — Le triens frappé au nom du chef frison Audulfus. — Les Collections de Bordeaux, par E. Caron. — Monnaie inédite de Pierre IV, évêque de Cambrai, par A. Blanchet — Jeton de Pierre de Rochefort, par C. Preau. — Jetons rares ou inédits, par F. Mazerolle. — Bulletin bibliographique. — Chronique.
Bulletin de la Société suisse de Numismatique. — VIIme Année, 1888, N. 1, 2, 3 et 4 (Bâle, Alb, Sattler, Blumenrain, 7).
E. Demole, Jeton de Louis de Longueville. — E. Weber, Das Münzwesen von Zug. — T. v. Liebenau, Zur Münzgeschichte von Chur. — A. Henseler, Ant. Bovy, sa vie et ses principales œuvres. — Schweizerische Münzen in deutschen Münzfunden. — Erwerhungen in die eidg. Münzsammlung. — A. Geigy, Dicken von Solothurn, — T. Henlé, Description des médailles non officielles du Tir federai de Genève 1887. — J.-E. I. Médaille auf die V Säcularfeier der Schlacht bei Näfels. — Varia. — Bibliographie. Verhaufskataloge u. Auktionen.
American Journal of Numismatics and Bulletin of American Numismatic and ArchsBological Societies. — Volume XXII. — No, 3., January, 1888 (Boston, published by the Boston Numismatic Society).
The Goethe Medals. — Oriental Coins. — A New Meaning to Some Old Medals. — Communion Tokens. — A Mormon. Coin. — Siams New Bronze Currency. — Congo Free State Coinage. — The Old Scottish Merk. — Masonic Medals. — Transactions of Societies. — British Decimai Currency. — Coin Sales. — Obituary. — Notes and Queries. — A Medal Exhumed. — Pattern Pieces. — Editorial. — Currency.
Archivio Veneto, fasc. LXIX, 1888: Cecchetti B., Appunti sulle finanze antiche della repubblica Veneta. (1. Alcune monete ricordate nei documenti veneziani del secolo XIV. — 2. Ducato d’oro, giustezza del suo peso. — 3. Ducati bollati. — 4. Corso dei ducati. — 5. Aggio. — 6. Del cambio. — 7. Banchi. — 8. Prestiti privati. — 9. Allo Stato. — 10. Ad altri Stati. — 11. Creditori del Governo. — 12. Conto di previsione e consuntivo. — 13. Salari. -— 14. Riduzione di essi). — Necrologio: Carlo Kunz.
Ateneo Veneto, fasc. I-III, genn.-marzo 1838: Carlo Kunz (brevi cenni necrologici).
Atti dell’Accademia di Udine pel triennio 1884-87. 2.° serie. Vol VII. Udine 1887 (1888): Ostermann. Di alcune medaglie friulane inedite; Idem. Una moneta inedita di Clodoveo I. Accademia delle Scienze, di Torino. Atti. Disp. 6-8. Claretta. Sigilli inediti dei secoli XV e XVI.
Rassegna Nazionale, di Firenze, 16 marzo 1888: Castagna Nicc. Ferdinando Galiani nelle feste centenarie in Chieti (scritto d’occasione per le dette feste centenarie, 30 ott. 1887. Galiani, il noto autore del trattato Della Moneta).
Accademia dei Lincei, Atti. (Roma), Serie IV, vol. I, fase. 6: Pigorini. Leghe usate nella prima età dei metalli.
Archivio storico dell’Arte. (Roma), n. 3, 1888: Venturi A. Di un medaglista sconosciuto del rinascimento (Giovanni Metra).
Archivio Storico, di Roma, vol. XI, fasc. I, 1888: Milani (Luigi A.), Recensione (ampia) dell’opera del dott Karl Körber: «Beiträge zur römischen Münzkunde» (Magonza, 1887), p. 169 a 175.
Exposition Vaticane illustrée, n. I: Médaille commémorative des noces d’or; n. III: La médaille des pélerinages.
Revue archéologique. (Parigi), genn.-febbr. 1888: Caqnat R. Nécrologie de P. Ch. Robert.
Gazette archéologique, n.««1-2, 1888: Revillout, Sur un prétendu sceau hittite trouvé près de Tarse.
Société nationale des Antiquaires de France, Séances 1888, 7 mars: «M.r le lieutenant Espérandieu présente diverses monnaies impériales ou mérovingiennes récemment découvertes par le P. de la Croix; rune d’elles est à l’effigie d’Anthémius, une autre porte le nom du monétaire Ledavidus et de la localité de Novovicus».
Revue de l’Art français, genn. 1888: Rondot N. Les orfèvres de Lyon du XIV° au XVIII° siècle (anche medaglisti o zecchieri).
Nouvelle Revue, di Parigi, l° febb. 1888: E. Masseras. La dette américaine; les finances des États Unis de 1861 à 1887. — P. de Turenne. Les mines d’or du Transvaal.
Revue-Gazette maritime et commerciale 2 marzo 1888: Roland P. La monnaie de nickel.
Mémoires de la Société des Antiquaire du Centre, XIV (1887). Vicomte Alphonse de la Guère. Le sceau du XIII siècle de l’Église de Saint-Eloi de Gy (Cher). — Bulletin numismatique.
Bulletin de la Société des sciences, lettres et arts de la Corrèze. 4° trimestre 1887 (1888): Barbier de Montault. Les médailles des papes limousins.
Annales Bourbonnaises, n.os 8-9, 1887: Vannaire. Une monnaie préhistorique.
Revue da Lyonnais, marzo 1888: Bondot N. Lalyame, Hendricy et Mimerel, sculpteurs et médailleurs à Lyon au XVIIe siècle.
Bibliothèque historique du Lyonnais, 1887, n.os 5. Le sceau d’Huglies de Saint-Cher (cardinale di S. Sabina, domenicano, e professore all’Università di Parigi, XIII secolo).
Annales da Comité flamand de France, tome XYI (1887); Daucoisne. Les médailles réligieuses de Merville.
Journal des Économistes, febb. 1888: P. van den Berg. La circulation monétaire et fiduciaire des l’Indes orientales néerlandaises.
Revue Britannique (Parigi), n.o 4., avril 1888: Les mines d’or du Transvaal.
Revue des questions scientifiques (Belgio), aprile 1888: Bapst Q. L’étain dans l’antiquité. H. et L. Siret. Les premiers âges du métal dans le sud-est de l’Espagne.
Zeitschrift des Vereins für Geschichte u. Alterthum Schlesiens, vol. 22*: Friedensburg, Einführung in die schlesische Münzgeschichte mit besonderer Berücksichtigung des Mittelalters. Zeitschrift für christliche Kunst (Düsseldorf), I Jahrg. Heft. 2 (1888): Goldene Bulle des Kaisers Friedrich III (Con inc.)
Altpreussische Monatsschrift, Heft. 1-2 (1888): Munzfunde aus Ost– und Westpreussen.
Jahrbücher des Vereins von Alterthumsfreunden im Rheinlande, Heft 84 (Bonn, 1887): F. van Vleuten, Ein kleiner Münzfund aus Pesch (in massima parte monete del secolo XV).
Annalen des Deutschen Reichs für Gesetzgebung, Verwaltung u. Statistik, München u. Leipzig, 1888, n. 2-3: Jacoby d.r S., Die Aussichten der bimetallistischen Bestrebungen für das Verkehrsleben.
Jahrbücher für Nationalökonomie u. Statistik, N. Folge, XVI 4: Der Gold– u. Silbervorrath der Bank von Frankreich u. die Ein– u. Ausfuhr in Frankreich bis aum J. 1887.
Viestnik hrvatskoga Arkeologickoga Drutztva (Indicatore della Società archeologica croata), vol. IX, fase. II (Zagabria, 1887): Ljubic Monete romane del Museo di Zagabria.
- ↑ L’Ornamento policromo nelle Arti e nelle Industrie artistiche. Tavola XXXII. U. Hoepli, editore. Milano, 1886.
- ↑ Cfr. Cabianca. Di Valerio Vicentino intagliatore di cristallo, negli Atti della R. Accademia di Belle Arti di Venezia, 1868, pag. 10.
- ↑ Cfr. Valerio Vicentino. Discorso del prof. Bernardo Morsolin. Firenze, 1887, pag. 6 e 7.
- ↑ Il Répertoire comprende infatti anche la bibliografia relativa alle monete della Gallia Cisalpina, alla monetazione dei Carolingi in Italia, a quella dei Papi, alle imitazioni cui furono fatte segno le monete carolingie (e più tardi quelle francesi in genere) nel nostro paese, alle monete dei Normanni di Sicilia, alle monete battute durante le spedizioni francesi in Italia, a quelle dei Granmaestri di Malta, e infine a quelle degli Stati fondati da Napoleone I.
- ↑ Il primo periodico numismatico, in ordine di tempo, come risulta da tale elenco, fu quello intitolato: Historische Remarques über di neuesten Sachen in Europa, “Osservazioni storiche sulle cose più recenti d’Europa,” che si pubblicava ad Amburgo, sin dalla fine del Sec. XVII, — l’ultimo dovrebb’essere certamente la nostra Rivista» che anzi è tanto recente da non poter figurare ancora in questo primo volume del Rèpertoire.
BIBLIOGRAFIA
LIBRI NUOVI.
Cerexhe Michel. — Les monnaies de Charlemagne, Oand, 1887; in ottavo.
Il ch. Cerexhe fece opera utile e desiderata, col raccogliere in questa monografia le monete di Carlomagno finora conosciute. Il periodo da lui preso ad illustrare è il più importante della storia numismatica medioevale, poiché in esso quel celebre monarca decretò la riforma della monetazione fino allora vigente. Carlomagno inteso a migliorare l’intrinseco valore del denaro, ne aumentò il peso, di modo che la libbra d’argento che prima di lui dividevasi in 22 soldi, d’allora in poi venne divisa in soli 20 soldi. Quantunque il ch. Autore dichiari che il suo libro non ha pretese scientifiche, pure è certo che la scienza gli va debitrice di parecchie correzioni e rettificazioni nei giudizj dei dotti, che lo precedettero in questo medesimo arringo; tutto suo poi è il merito di aver presentato in breve spazio e sotto una forma assai comoda quanto di interessante e di utile trovasi su tale argomento disseminato in molti volumi, e di avere con ciò reso più facile al maggior numero lo studio e l’immediato confronto delle molteplici produzioni delle tante zecche, di cui fu ricco in quel tempo il vasto impero de’ Franchi. Egli insomma ci dà la lista, finora la più completa, de’ monumenti monetari di quel grande Monarca, corredata delle più necessarie notizie storiche e di commenti, per chi si dedica allo studio di quell’importante periodo numismatico. Il ch. Autore divide il suo ampio Catalogo di monete in tre grandi Serie che corrispondono quasi appunto alle tre grandi fasi della monetazione di Carlomagno. Seguendo l’ordine geografico delle zecche, l’Autore non si diede pensiero della rispettiva precedenza, e all’ordine cronologico, forse per la maggiore comodità, preferì l’alfabetico.
Alla prima serie assegnò le monete col carolvs scritto nel campo; alla seconda quelle col tempio e col monogramma; ed alla terza quelle col busto e col titolo d’imperatore. Distingue poi le monete della prima serie in quelle insignite d’un nome di città da quelle portanti il nome d’uno dei grandi officiali, che la tradizione ha poi qualificati colla denominazione di pari, — In questa prima serie, discorrendo delle monete battute nella nostra penisola, che più delle altre interessano noi italiani, descrive il denaro di Firenze (n. 42)1, già fattoci conoscere dal ch. Fr. Pellegrino Tonini; due denari di Lucca (61 e 62)2 illustrati dal Massagli; i due di Parma (79 e 80), illustrati dal Lopez e sconosciuti al Gariel, quello attribuito a Siena, o forse con più ragione a Sinigaglia (108)3, proveniente dal ritrovamento di Sarzana, e dal Gariel assegnato a Sennheim; ed un altro di Treviso (118)4. — Indi proseguendo richiama la speciale nostra attenzione sopra alcuni denari venuti in luce pure nel detto ripostiglio di Sarzana, contraddistinti colle sigle R. F. (rex francorvm), (128)5, che non esita di attribuire a Milano, interpretando per mediol il monogramma che trovasi collegato a sinistra dell’R, in cui il Longpérier aveva creduto di leggere le prime sillabe dell’appellativo imperator, le quali monete però, di tipo veramente italiano, aspettano ancora chi assegni la zecca, che veramente loro si compete. A queste aggiunge altra moneta di Parma, (31)6, scoperta anche questa nel ripostiglio di Sarzana, la cui attribuzione non ammette dubbio, portando essa tutto intero il nome parma, il che non può dirsi senza esitanza delle altre uscite dal medesimo ripostiglio, che il ch. Autore dedica a Mantova, Treviso e Venezia, poiché nella prima di esse le sigle C. E. che trovatisi collocate a sinistra ed a destra dell’R, (n. 132)7, non tutti le vorranno interpretate per cenomani, come crede il sig. Cerexhe, per quindi attribuire, com’egli fa, questo denaro a Mantova; e le altre due, presentando nel campo a destra dell’F le sigle T, (133)8, e V, (134)9, potrebbonsi con pari ragioni attribuire, la prima a Treviso, od a Torino, e la seconda a Verona, a Vercelli, od a Venezia.
Nella seconda serie, cioè tra le monete col monogramma, delle italiane l’Autore ne descrive una di Lucca, (176)10; una di Milano, (186)11; una di Pavia, (191)12; e due di Treviso, (208 e 209). Dei tipi speciali d’Italia, ad imitazione de’ Longobardi, cita due tremissi di Lucca, (230 e 231)13; un soldo, un mezzo soldo d’oro, e tre denari d’argento per Benevento, con accoppiato a quello di Carlomagno il nome del duca Grimoaldo, (dal n. 232 al 236)14; e la moneta nel cui monogramma, ove Domenico Promis credette leggere il nome di Ravenna, l’Autore invece vi legge quello di Boma; questa moneta reca nel suo diritto il titolo assunto o conferito al grande Monarca di rex fr. et lang. ac pat. rom.
Finalmente nella terza serie, cioè tra le monete col busto e col titolo d’imperatore, il ch. Autore ne assegna a Firenze una col tempietto ed insignita nel diritto col busto dell’Imperatore, di profilo, con sotto la spalla l’iniziale F, (260)15; una ne attribuisce a Milano, simile alla precedente e con sotto alla spalla l’iniziale M, (252); ed una a Venezia colla sigla V, (265), dal Gariel attribuite a Carlo il Calvo.
— In totale annovera non più di trenta monete battute in Italia sotto il regime e l’impero di Carlomagno. Se però il ch. Autore non avesse trascurato, come fece, di ricorrere ai nostri Musei, e di consultare oltre quella del Massagli le opere ultimamente pubblicate dai nostri più celebrati numismatici, quali Cordero di San Quintino, Barsocchini, Promis, e le più recenti del Biondelli, del Brambilla e de’ fratelli Francesco ed Ercole Gnecchi, avrebbe potuto arricchire di nuove prove e d’interessanti notizie il suo catalogo, e agevolmente raddoppiare il numero de’ monumenti monetari, se non con tipi del tutto nuovi, certo con molte importanti varietà, che così gli sono rimaste sconosciute.
Il sig. Cerexhe chiude il suo libro con un sommario della storia del celebre Sovrano, in cui con sentito amore di patria rivendica alla sua Herstal il sommo onore di aver dato i natali a quel gran re ed imperatore. Quasi appendice al suo bel lavoro, e con evidente opportunità per gli studiosi di questo interessante periodo numismatico, aggiunge una tavola alfabetica dei nomi geografici che figurano sulle monete di Carlomagno, seguita da un’altra tavola di concordanza fra le descrizioni delle monete citate dall’Autore e quelle offerte da Fougères et Conbrouse, Barthólemy, Vétault e Gariel.
C. L.
Promis Vincenzo. — Moneta inedita di Pietro di Savoia, e pochi cenni sulla zecca primitiva dei Principi sabaudi. Torino, Loescher, 1888.
Domenico Promis, nella magistrale sua opera intorno alle Monete dei Beali di Savoia, aveva registrato Acquabella come la prima in ordine di tempo fra le zecche aperte da quei principi, “trovandosi durante il vescovado di S. Ugo di Grenoble, che cominciò nel 1080, menzione (come di moneta avente corso legale) di danari battuti in Aiguebelle nella Moriana, Stato il più antico che abbia posseduto questa famiglia, e diversi certamente da quelli battuti in Vienna, essendo in carta di quegli anni gli uni dagli altri distinti.”
Un altro documento anteriore, dell’anno 1065, parlava già di monete battute in Acquabella, vivente il conte Oddone, verso il 1060.
Anche il S. Quintino ed il Perrin ritennero per certo che i principi di Savoia dovevano aver avuto zecca propria in Acquabella; ma però attribuirono al vescovo di Moriana la sola moneta acquabellese conosciuta sinora, la quale è di tipo vescovile, e corrisponde anche per tutti gli altri elementi alla moneta di S. Giovanni di Moriana, pubblicata poi dal Rabut.
Ora, il Comm. Vincenzo Promis, prendendo le mosse da un recente suo acquisto per la Collezione di S. M, dimostra che la moneta acquabellese suddetta va assegnata veramente al conte Oddone, per quanto nel tipo sia somigliantissima ai denari contemporanei di Vienna e di Moriana.
Il nuovo acquisto di cui parliamo è una preziosa monetina che il Comm. Promis attribuisce a Pietro I, figlio e successore del conte Oddone; essa è rassomigliantissima alle monete di Vienna e di Moriana, porta il nome del marchese, e l’indicazione della zecca di Susa.
Si sapeva già che quest’ultima officina era attiva sotto il conte Umberto II (1080-1103): la scoperta della monetina di Pietro I, il quale morì nel 1078, dimostra che la zecca secusina lavorava anche anteriormente.
La moneta di Pietro, della quale ci si dà per la prima volta la notizia ed il disegno, viene ad essere anche la più antica con indicazione certa nella serie numismatica dei Beali di Savoia.
Il Comm. Promis dedica la sua Memoria a S. A. B. il Principe di Napoli.
Desimoni Cornelio. — Le prime monete d’argento della zecca di Genova ed il loro valore (1139-1493). Genova, Tip. E. Istituto Sordo-muti, 1888.
Questo pregevole studio economico ha per punto di partenza la illustrazione che del ripostiglio di S. Martino Siccomario, su quel di Pavia, ci diede l’egregio numismatico Cav. Camillo Brambilla, nel cessato Bullettino di Numismatica e Sfragistica di Camerino.
Il nascondimento di quel tesoro risalirebbe, secondo l’opinione del nummografo pavese, agli anni fra il 1220 e il 1230; varie erano le monete di Genova che si trovavano frammiste alle altre nel ripostiglio, ma il pezzo che destò di gran lunga maggior interesse nel ch. Sig. Desimoni fu un grosso di buon argento e di bellissima conservazione, da attribuirsi appunto al periodo sovrindicato.
Tale grosso presenta questa particolarità, di avere un peso maggiore di quello dei grossi anteriori (grammi 1,70, invece di gr. 1,40), mentre il peso dei danari o piccoli va per l’opposto diminuendo col tempo. Dalla detta circostanza, il Cav. Brambilla arguisce che a quel tempo il grosso abbia cessato di valere 4 piccoli ossia un terzo di soldo, per salire a valerne 6, ossia la metà di un soldo genovino contemporaneo. Il Dott. Desimoni approva pienamente l’induzione del Cav. Brambilla, e la suffraga con diligenti ricerche, documentate con quella scienza storica ed economica ch’è propria dell’erudito scrittore genovese.
A complemento di tali considerazioni, l’autore si estende ad esaminare anche il valore dei grossi successivi fino al cadere del secolo XV; questo séguito della Memoria è un commento alle Tavole de’ valori delle monete genovesi, che il Desimoni pubblicò nel 1875 in appendice al Belgrano, Vita privata de’ Genovesi.
Da ultimo, il Dott. Desimoni discorre anche dei danari o minuti, la serie dei quali venne riassunta e ordinatamente presentata dal Maggiore Ruggero nella Gazzetta Numismatica di Como.
Compendio del Catàlogo de la Coleccion de monedas y medallas de D. Manuel Vidal Quadras y Ramón de Barcelona. Ivi, J. Jepús y Roviralta, 1888.
Non è veramente che un compendio di catalogo, come lo dice il titolo, e quindi non possiamo formarci che un concetto sommario di questa splendida Collezione, che abbraccia 15,000 pezzi circa, dei quali 2187 in oro. Ci associamo dunque al desiderio espresso testé dal sig. Raimondo Serrure nell’Annuaire di Parigi, che cioè il signor Vidal Quadras y Ramón voglia pubblicare le cose inedite del suo ricchissimo medagliere. Vi si troveranno certamente pezzi di grande interesse anche pei numismatici non spagnuoli. L’idea dominante della Collezione è infatti evidentemente quella di presentare il quadro più grandioso e completo della numismatica spagnuola, ma siccome vi sono comprese anche tutte quelle monete e medaglie che, sebbene coniate all’estero, pure si riferiscono in modo qualsiasi alla storia della Spagna, ne viene di conseguenza che più d’una serie numismatica straniera è magnificamente rappresentata nella raccolta Vidal Quadras y Ramón, per tacere della parte classica, della serie papale, ecc., che sono d’interesse generale.
Cardella dott. Dom. Museo etrusco Faina al quale è unita una raccolta di monete consolari ed imperiali. Orvieto, tip. M. Marsilio 1888, in 16. pagg. 79.
Levi Lazzaro. Delle riforme necessarie alla moneta metallica. Bologna, N. Zanichelli, in 8.° grande.
Amalfi Gaetano. Dubbii sul Galiani. Napoli, Bocca ed., 1888, pagg. 126 in 8.° (Cfr. il cap. II, Della moneta).
Catalogue de la Collection Lippi de Biccari: Monnaies romaines consulaires impériales et byzantines, en vente à l'amiable avec les prix fixés à chaque numéro. Rome, imp. de l'Académie royale des Lincei, 1888, in 8.*, pagg. 111 (Entreprise des Ventes en Italie, de Jules Sambon, Ann. XI, n.° 4).
Catalogo della Collezione del Conte Carlo Zampieri Stimola (Monete romane consolari e imperiali monete italiane medioevaXi, medaglie carta-moneta ecc., in vendita all'amichevole con i pressi fissati a ciascun numero). Firenze, tip. Fioretti, 1888, pagg. 142 in 8.° (Vendite Sambon, Anno XI, n.* 6).
Catalogo delle Collezioni C M. e P. B. di Sassari (Monete romane consolari ed imperiali monete italiane medioevali e moderne monete greche monete estere medaglie sigilli diversi). Milano, tip. L. Pirola, 1888, pagg. VII-115 in 8.° (Vendite Sambon, Anno XI, n.° 7).
Catalogo di opuscoli e libri vendibili alla libreria Franchi e C., Firenze, 8, Via de’ Pucci — (Contiene, anche libri di Numismatica). Catalogue de livres anciens et modernes en vente aux prix marqués à la Librarie Leo S. Olschki, Verona, Via Leoni, 6. Archéologie (anche Numismatica).
Letellier. — Description historique des monnaies françaises, gauloises royales et seigneuralies, donnant un aperçu des prix à chaque numéro. T. 1. In 18 jésus, 278 p. Paris, imp. Noizette.
Robert (C). — Monnaies bretonnes et françaises du XIV* et du XV* siècle trouvées à Visseiche (Ille-et-Vilaine): par l’abbé Ch. Robert. In 8.° 12 pages. Rennes, Impr. Catel. (Extrait des Memoires de la Société archéologique du département d’Ille-et-Vilaine).
Stanley Lane-Poole. Catalogue of the Mohammadan Coins preserved in the Bodleian Library, Oxford, Clarendon Press, 1888 . (Con 4 tavole).
PERIODICI.
Revue Numismatique. — Deuxième trimestre 1888.
Drouin (E.) — Chronologie et numismatique des rois indo-scythes. — Continuazione e fine della interessante monografia che abbiamo già segnalata ai nostri lettori. Questa seconda parte si occupa a fondo delle questioni filologiche e mitologiche che scaturiscono dall’esame delle leggende e dei tipi nella serie numismatica indo-scita. La pregevole memoria del sig. Drouin si chiude con un riassunto cronologico dei principali avvenimenti ricordati nel corso del suo studio, e con una diligente descrizione delle tavole che corredano l’articolo.
Reinach (T.) — Essai sur la numismatique des rois de Pont. — Nella Revue dell’anno scorso e del 1886, il sig. Reinach aveva trattato la numismatica della Cappadocia e della Bitinia; nel presente articolo egli incomincia a svolgere quella del Ponto, limitandosi per ora alla sola dinastia di Mitridate. Nel suo lavoro, egli si giova specialmente delle numerose monete pontiche raccolte dal sig. Waddington, alcune delle quali sono uniche e di straordinaria importanza, come a cagion d’esempio il tetradramma della regina Laodice, madre di Mitridate il grande.
Anche la parte genealogica è studiata con molto acume in base agli autori ed alle iscrizioni.
Schlumberger (G.) — Monnaie à legende grecque d’Amir Ghazi, émir de Cappadoce. — Illustrazione di una moneta inedita acquistata recentemente (in due esemplari) dal Gabinetto di Francia. Reca la testa nimbata di G. C., colle sigle usuali, come nelle monete degl’imperatori bizantini e dei principi crociati, ma è coniata da un “grande emiro Amir Ghazi” , che il sig. Schlumberger assegnerebbe al principio del sec. XII.
Rondot (N.) — Claude Warin, graveur et médailleur. — All’articolo storico e critico, pubblicato nel fascicolo del primo trimestre, il sig. Rondot fa ora seguire un diffusissimo elenco dei medaglioni e delle medaglie che costituiscono l’opera artistica di Claudio Warin. Questo elenco è diviso nelle seguenti categorie: Medaglioni firmati C. Warin; — Medaglioni fatti certamente da Claudio Warin; — Medaglie e medaglioni attribuiti a C. W.; — Medaglioni coll’effigie di personaggi inglesi.
L’articolo del sig. Rondot è accompagnato da bellissime tavole in eliografia.
Guiffrey (J.-J.) — La Monnaie des médailles. Histoire métalllque de Louis XIV et Louis XV. — Parte seconda di un lavoro che si cominciò a pubblicare nel fascicolo del terzo trimestre 1887 della Revue. Vi si danno i cenni biografici degli incisori che lavorarono per la zecca di Parigi, coli’ elenco dei coni da essi eseguiti. Questa ultime notizie sono desunte dai registri e dagl’inventari dell’epoca.
Oronaca. — Necrologia. — Bollettino bibliografico.
Sei tavole d’illustrazioni.
Annuaire de la Société Française de Numismatique et d Archéologie.
Mai-Juin 1888.
Puschi (A.) L’atelier monétaire des patriarches d’Aquilée. — E l’ultima parte della seconda edizione, arricchita come abbiamo già detto, della monografia: La zecca de’ patriarchi d’Aquileja che il sig. Paschi diede alle stampe in Trieste alcuni anni or sono.
Alla fine del suo studio, l’autore, basandosi sui documenti, determina il valore intrinseco dei denari patriarcali d’Aquileja.
Laugier. — Un florin inédit de Raymond IV, prince d’Orange. — Moneta unica nella serie monetaria ricchissima di questo principe, ove se ne eccettui un fiorino assai somigliante che già apparteneva alla raccolta Gariel ed ora si conserva nel Gabinetto di Marsiglia.
Il tipo del rovescio è il tipo comune col S. Giovanni; il diritto ha una cornetta esatro fregio lobato. L’esemplare di Marsiglia ha la stessa cornetta, ma entro uno scudo.
Blancard (L.) — L’origine du marc. — Il poeta sassone del IX secolo al quale si devono gli annali delle gesta di Carlomagno, De gestis Caroli Magni divide i Sassoni in tre popoli distinti: i Westfali ad occidente, gli Angarii nel centro, e gli Osterlingi ad oriente. Questi ultimi occupavano la regione in cui fiorirono Brema ed Amburgo, e più tardi Lubecca.
Il sig. Blancard, in questo suo articolo, dimostra che il marco sterlino, il primo e più famoso fra i marchi monetarii del Medio Evo, si deve appunto agli Osterlingi, (fu chiamato in Inghilterra “sterling” per “osterling”).
Serrure (T.) — Monnaies de Berthold, évêque de Toul. — Il sig. Serrure prende le mosse da un ripostiglio scoperto a Thionville in Lorena, per illustrare alcune monete trovate quivi o già pubblicate ma con attribuzione in parte erronea, col nome del vescovo Bertoldo (a. 996-1019) associato a quello del re Ottone m e poi di Enrico II.
Laugier — Un florin inédit d’Avignon. — Articolo di pari interesse pei numismatici francesi e pei numismatici italiani. Vi si pubblica un fiorino papale, del tipo comune ma che reca per distintivo tre paia di chiavi decussate; la leggenda è: comes venesi, talché, per analogia con altre monete ad eguale leggenda, l’A. lo attribuisce a Clemente VI.
Delattre (V.) — Monnaies de Cambrai découvertes depuis 1861. — Séguito di questo elenco minuto e diligente, che ha lo scopo di completare la Numism. de Cambrai di Robert.
Serrure (E.) — Numismatique liégeoise. Un esterlin frappé à Fosses. — Contribuzione alla scarsissima numismatica della piccola città di Fosses nel Belgio. In tutto essa non può registrare sinora che tre monete, ciascuna in esemplare unico. Quella pubblicata in questa notizia del signor Serrure, è un terzo di grosso al tipo inglese usato dagli Edoardi, colla testa di fronte, tipo che venne imitato su larga scala in numerosissime zecche del continente, ed in ispecie nei Paesi Bassi.
Cronaca. — Necrologie, — Bibliografia. — Scoperte di ripostigli. — Prezzi di vendite.
Juillet-Août.
Blancard (L.) — Les deux follis des Édits impériaux au IVe siècle.
Blanchet (J.-A.) — Sceau de la Monnaie de Tournai.
Préau (C.) — Méreaux inédits de l’Èglise paroissiale et collégiale de Poissy.
Robert (P.-C.) — Monnaies et jetons des Évêques de Metz (continuazione).
Picqué (C.) — Notes sur quelques acquisitions faites en 1887 par le Cabinet de Numismatique de l’État, à Bruxelles.
Serrure (R.) — Les plus anciennes monnaies de Lille, en Flandre.
Mazerolle (F.) — Jetons de la Maison du Roi.
Cronaca. — Necrologie. — Bibliografia. — Periodici. — Vendite del 1888. Revue Belge de Numismatique. — 1888, 3me livraison.
Demole (E.) — Monnaies inédites d’Italie. — Memoria interessantissima, che l’autore straniero ha dedicata, con gentile ed opportuno pensiero, al ch. Comm. Vincenzo Promis.
È un estratto da un libro ms. che si conserva alla Biblioteca di Zurigo, nel quale sono registrati i saggi che furono operati nella zecca di quella città, dall’anno 1549 al 1676, sulle monete svizzere e straniere. A fronte di molti fra questi saggi, si trova nel ms. il disegno della moneta assaggiata. Il sig. Demole ha riunito ciò che si riferisce alla numismatica italiana, e ne è risultata Una memoria succosa ed attraente, corredata di quattro tavole che rappresentano dodici monete, quasi tutte appartenenti alla inesauribile schiera delle imitazioni e contraffazioni uscito dalle zecche minori dell’alta Italia. Tranne infatti uno scudo di Carlo Emanuele I, le altre monete sono prodotti delle officine di Maccagno, Messerano, Desana, Bozzolo, Frinco, Pomponesco, Guastalla e Correggio.
Questo breve lavoro del sig. Demole diviene il complemento necessario alle classiche pubblicazioni di Domenico Promis, ed a quelle di Morel-Fatio, di Chalon, di Kunz e d’altri, che hanno gettato tanta luce su di un argomento così oscuro, intricato, e pieno d’insidie.
Maxe-werly (L.) État actuel de la numismatique rémoise.
— Sino dal 1862, il sig. Maxe-Werly aveva pubblicato un Essai sur la numismatique rémoise, in cui presentava un sistema di classificazione della serie monetaria di Beims; gli studi posteriori gli suggeriscono ora di riformare e rifondere il sistema da lui proposto in quel lavoro giovanile, e con questo fascicolo della Revue Belge egli dà principio alla nuova pubblicazione rifatta, incominciando dall’epoca gallica. Nella tavola annessa a questa prima parte della sua memoria, l’autore ci offre varie curiose degenerazioni barbare di tipi monetari romani.
L’articolo del sig. Maxe-Werly, quantunque indirettamente, interessa anche la numismatica classica.
Nahuys (C.te M.) — Considèrations sur les deniers flamands au nom de Baudouin. — Sinora questi denari venivano attribuiti a Baldovino IV (989-1036); il conte di Nahuys, appoggiandosi a motivi storici, dimostra che vanno assegnati invece a Baldovino II, e che in ogni caso non possono datare da un’epoca posteriore air891, anno della battaglia di Lovanio, in cui l’imperatore tedesco Arnoldo sconfisse e cacciò per sempre i Normanni.
Queste monete infatti vengono ritrovate generalmente non nelle Fiandre, ma nella Danimarca, nella Norvegia e nella Russia, circostanza che si volle spiegare colle transazioni commerciali; l’autore invece, con ardita ma plausibile ipotesi, la spiega colle terribili invasioni dei Normanni, che saccheggiarono più volte le Fiandre, riportandone nei loro paesi uno sterminato bottino; finché la battaglia di Lovanio pose termine alle loro scorrerie.
Nel séguito del suo articolo, il conte di Nahuys ci fornisce un’ingegnosa spiegazione d’un emblema rimasto sinora inesplicato, che si vede su taluni di questi denari di Baldovino, come pure su alcune monete anglo-sassoni, e su altre di Pipino il Breve, di Carlomagno, e di Regnaldo re di Nortumbria. Tale emblema consiste in due ellissi intrecciate, o meglio in due anelli intrecciati. Il conte di Nahuys è d’avviso che questi anelli siano un simbolo del diritto di battere moneta.
“È noto” — dic’egli — “che i popoli dell’Europa settentrionale, prima di conoscere l’uso della moneta, si servivano di anelli d’oro e d’argento, tagliandone dei pezzi, i quali si adoperavano per gli scambi ed i pagamenti, che si facevano a peso. Tali anelli erano incatenati gli uni negli altri.”
“Nella Scandinavia, nell’Inghilterra, ed in altri paesi, se ne sono trovate delle quantità considerevoli.”
“I pezzi tagliati da questi anelli si chiamavano scilinga, cioè piccola suddivisione, dal verbo islandese at skilja, tagliare, gliare, da cui derivano i nomi di skilling, shilling, schelling, dati ad alcune monete d’argento. Anche dopo che la moneta coniata fu introdotta nella Scandinavia ed in altri paesi nordici, si mantenne l’uso di tagliare in due le monete, quando mancavano spiccioli.
“Ora, come la parola baugr che in islandese significava propriamente anello, braccialetto, venne poi a significare anello-moneta, e infine moneta senz’altro, nulla vi è di più verosimile” — continua l’autore — “che questi anelli-monete sieno rimasti come un simbolo della moneta e del diritto di emetterla”.
E per questo motivo che li vediamo rappresentati, dapprima sulle monete anglo-sassoni, poi su quelle dei diversi sovrani e principi che abbiamo nominati.
Préau (C.) — Méreau inédit de Dreux. — Appartiene al Capitolo dell’or distrutta Collegiale di Santo Stefano, a Dreux nel dipartimento dell’Eure-et-Loire. L’articolo del sig. Préau contiene alcune interessanti notizie di storia civile ed ecclesiastica.
Engel (A.) Le médailler du D.r da Cunha à Bombay. — Medico illustre, filologo, archeologo, il dott. José Gerson da Cunha è ben noto agl’italiani per le numerose menzioni che ne fanno De Gubernatis e Mantegazza. Ora il sig. Engel ci presenta brillantemente questo dotto indiano dal punto di vista numismatico, avendo avuto la fortuna di poter esaminare il suo recente ma già ricchissimo medagliere.
Il sig. da Cunha ha gettato le basi della sua collezione nel 1876; a quest’ora essa annovera 27,000 pezzi, divisi in quattordici serie: — 1) Alessandro Magno, — 2) Seleucidi, — 3) Parti Arsacidi, — 4) Sassanidi, — 6) Battriana, — 6) Re indo-sciti, — 7) Arabi, — 8) Monete maomettane dei tempi del Califfato, — 9) Monete maomettane posteriori al Califfato, — 10) Sultani di Delhi, — 11) Imperatori mongoli dell’India, — 12) Possessi europei nell’India: portoghesi, olandesi, francesi, inglesi, — 13) Grecia, Roma, e Medio Evo, — 14) Birmania, Siam, China, Persia, Giappone, Africa, America, Australia.
Il dott. da Cunha non si e limitato a riunire una splendida collezione, egli ha voluto mettere a parte delle sue scoperte il pubblico, mediante le sue: Contributions to the study of indo-portuguese numismatics, delle quali sono usciti quattro fascicoli a Bombay.
Corrispondenza. — Miscellanea. — Estratti dai verbali della Société Royale de Numismatique, ed elenco delle opero ricevute dalla società nel l’trim. 1888.
Cinque tavole d’illustrazioni.
Zeitschrift für Numismatik, herausgegeben von Alfred von Sallet. — XVI. Band (1888), Heft 1 u. 2. (Berlin, Weidmannsche Buchhandlung).
Sallet (A. v.) — Die Erwerbungen des Königlichen Münzkabinets. — [Gli acquisti del R. Gabinetto Numismatico].
Dal 1 aprile 1887 al l’aprile 1888, il Gabinetto di Berlino si è arricchito di 781 pezzi, così ripartiti: Serie greca, 99 pezzi; serie romana, 8; monete orientali, 5; Medio Evo e tempi moderni, 668; modelli di medaglie, 3; sigilli, 8.
In quest’articolo, il ch. direttore del R. Gabinetto di Berlino illustra partitamente i più notevoli fra questi acquisti.
Fra le greche, si distinguono: una moneta arcaica di Panticapeo; un tetradramma unico di Samotrace; un didramma di Damastio, singolare per la finitezza del lavoro, ohe forma un’eccezione in quella serie; uno statere del re Inintimeio del Bosforo; una moneta di Saumaco, re scita del tempo di Mitridate; una grande moneta d’argento di Eraclea nella Bitinia, ed una di Stratonicea (didramma, sconosciuto finora); un altro didramma, rarissimo, di Camiro nell’isola di Rodi; accenniamo inoltre ad una preziosa moneta imperiale di Dioclea nella Frigia, coll’effigie di Elagabalo. La serie monetaria dei re della Battriana, già rappresentata splendidamente nel Medagliere berlinese, si è accresciuta di molti pezzi, alcuni dei quali importantissimi, come quello ad esempio coniato in unione da Archebio e Filosseno.
Fra i pochi acquisti della serie romana, nulla da segnalare che presenti uno speciale interesse.
Copiosissimi gli acquisti nella serie medioevale; fra le monete più notevoli registreremo una imitazione dei soldini veneziani, coniata da Francesco Gattilusio a Metelino (Dir. Principe inginocchiato che impugna la bandiera. — Rov. Agnello con bandiera), ed un grosso di Galeazzo Maria Sforza per Scio, proveniente da quell’importantissimo ripostiglio di Siderunda che fu illustrato nella presente Rivista Italiana (fasc. I.,) dai sigg. fratelli Gnecchi.
Le medaglie del Rinascimento acquistate dal Gabinetto furono numerose e alcune assai pregevoli; tralasciando quelle di lavoro tedesco, accenneremo ad una bella medaglia fiorentina col busto di Giuliano de’ Medici nel diritto, ed una Nemesi nel rovescio.
L’articolo del sig. von Sallet è accompagnato da tre tavole d’illustrazioni.
Kupido (F.) — Der Rachwitzer Münzenfund. — [Il ripostiglio di Rackwitz].
Diffusissima descrizione di un tesoretto di monete medioevali, trovato presso Rackwitz nella Moravia meridionale.
Fra i 2400 pezzi circa che lo componevano, 2000 erano di conio indigeno, in 124 tipi principali; ed è di queste monete che il dott. F. Kupido ci dà l’illustrazione. Il ripostiglio di Rackwitz è di non poco momento per la storia medioevale della Moravia.
Rhousopoulos. — ΠΕΤΘΑΛΟΙ, eine neue Münzstadt. — [Πετθαλοί, una nuova zecca].
Monetina di bronzo, acquistata recentissimamente dal Gabinetto di Berlino. — Dir. Capo laureato di Giove, a destra. Rov. Parte anteriore di cavallo, che esce da uno scoglio. Leggenda retrograda: Πετθαλῶν.
Il tipo, ed il luogo del ritrovamento, la assegnano alla Tessaglia, la fabbrica e la forma dei caratteri alla metà del IV sec. a. G. C. Ciò che presenta di affatto nuovo, è l’etnico Petthaloi, che compare qui per la prima volta nella numismatica, com’è comparso pure per la prima volta recentemente nell’epigrafia, e cioà nelle iscrizioni tessale pubblicate dall’Istituto Archeologico Germanico in Atene (vol. VII e vol. VIII).
Bahrfeldt (E.) — Nachträge zum Aufsatze von Dr. Menadier: F“unde deutscher Münzen aus dem Mittelalter” . — [Aggiunte all’articolo del Dr. Menadier: “Ripostigli di monete medioevali tedesche”].
Rettificazioni e notizie complementari; si tratta di ripostigli scoperti nella Slesia, della cui numismatica il signor Emilio Bahrfeldt si è occupato a fondo, acquistandovi una particolare competenza.
Dannenberg (H.) — Zur pommerschen und mecklenburgischen Münzkunde. — [Contribuzioni alla numismatica della Pomerania e del Meclemburgo].
L’articolo è basato specialmente sul contenuto di alcuni ripostigli di bratteate ed altre monete medioevali.
Bahrfeldt (E.) — Beiträge zur schlesischen Münzkunde des Mittelalters. — [Contribuzioni alla numismatica medioevale della Slesia]. — Vasta ed esauriente recensione dell’opera pubblicata testé da F. Friedensburg, sotto il titolo: Schlesiens Münzgeschichte im Mittelalter (Storia monetaria della Slesia nel Medio Evo). L’opera in genere vien lodata quasi senza restrizioni; per alcune rettifiche od aggiunte di varietà, il sig. Bahrfeldt unisce due tavole di disegni.
Berqau (R.) — Medaillen von Wenzel Jamitzer. — [Medaglie di Venceslao Jamitzer], Il nome di questo celebre orefice norimberghese del secolo XVI non era stato finora compreso nell’elenco dei medaglisti, quantunque l’usanza generale dell’epoca ed una testimonianza contemporanea facessero supporre che egli pure dovesse trovarvi posto. Il sig. Bergau ci descrive appunto due medaglie (e di una, ch’è in suo possesso, ci presenta anche il disegno) le quali verosimilmente sono opera di Jamitzer, quantunque non rechino monogramma d’artista.
Bibliografia. — Necrologie.
Otto tavole d’illustrazioni.
Numismatisches Literatur-Blatt. Herausgeber: M. Bahrfeldt, in Freiburg (Baden), Güntersthalstrasse, N. 10.
Quest’ottimo periodico, le cui pubblicazioni erano rimaste sospese da qualche tempo, ha ripreso ora ad uscire, incominciando la sua 9.a annata.
Archivio Veneto, fasc. 70, 1888: Papadopoli N., Alcune notizia sugli Intagliatori della Zecca di Venezia.
Accademia di Scienze e Lettere di Modena. Memorie, Serie II, vol. V, 1887 (1888): Crespellani Arsenio, Conii e punzoni del Museo Estense.
Bulletin de la Caisse Centrale de Paris. L'Écho de la Presse Financière (Rue de la Victoire, 85) — (Pubblicazione mensile cui va annesso un catalogo di monete in vendita).
Westdeutsche Zeitschrift für Geschichte und Kunst, 4 Ergänzungsheft (1888): Kruse E., Cölnische Geldgeschichte bis 1386 nebst Beiträgen sur kurrheinischen Geldgeschichte bis zum Ende des Mittelallers.
Bollettino Storico della Svizzera Italiana, 1888, n. 7, pag. 158: Monete vecchie ritrovate a Lugano.
Bulletin de l’Institut national genevois: Roumieux Ch., Descrijption d’une 4me sèrie de 100 médailles genevoies inédites.
- ↑ Vedi: Gariel n. 171.
- ↑ idem, n. 172, 173, 174.
- ↑ idem, n. 133.
- ↑ idem, n. 182.
- ↑ idem, n. 161, 162.
- ↑ Vedi: Gariel, n. 166.
- ↑ idem, n. 165.
- ↑ idem, n. 167.
- ↑ idem, n. 168.
- ↑ idem, n. 174.
- ↑ idem, n. 178.
- ↑ idem, n. 179.
- ↑ idem, n. 172, 173
- ↑ idem, n. 153, 159.
- ↑ Vedi: Gariel, n. 48.
CRONACA
BIBLIOGRAFIA
LIBRI NUOVI
Werdnig D.r G. — Die Osellen oder Münz-Medaillen der Repubik Venedig. Vienna, 1889 (per l’Italia: U. Hoepli, Lib-Ed. in Milano).
Il signor D. G. Werdnig distinto cultore degli studi numismatici ha pubblicato nello scorso mese una illustrazione in lingua tedesca delle Oselle ducali, ossia di quelle medaglie che il Doge distribuiva a tutti i patrizi in occasione del Natale e che formano una preziosa collana di 275 prezzi corrispondenti ad altrettanti anni.
L’opera divisa in due parti forma un bel volume in quarto, splendidamente stampato, con dodici tavole in eliografia ed incisioni in legno intercalate nel testo. Nella prima l’autore fa una breve ma conveniente esposizione storica delle diverse fasi per le quali l’antica consuetudine di donare alla nobiltà gli uccelli selvatici delle valli divenne un obbligo per il Doge e col tempo si tramutò in un pezzo d’argento, di un valore determinato dalle leggi, non restando dell’antica origine che il ricordo del nome. Il Dr. Werdnig determina il peso e il fino contenuto nelle Oselle colle lievissime alterazioni subite in si lungo corso d’anni; si occupa dei modi di fabbricazione, delle attribuzioni e dell’ufficio dei Massari che impressero le loro sigle sulla maggior parte di esse. Considerando che le Oselle ebbero corso come vere e proprie monete, riporta esatte e particolareggiate notizie del valore che fu loro attribuito nelle pubbliche tariffe durante i tre secoli della loro esistenza, e non dimentica quelle battute in oro, o di doppio peso, né la medaglia coll’iscrizione redentor mvndi regina celi, né le Oselle coniate per la comunità di Murano.
Il nostro autore si occupa poscia della Osella come medaglia e ne fa risaltare il valore storico, mentre trova scarso quello artistico; tratta, partitamente e con conoscenza della materia, sull’immagine del Doge, dell’Evangelista, del leone alato, che sono raffigurati nel diritto delle Oselle, sebbene non si possa convenire completamente in tutte le sue opinioni su tale complicato argomento.
Nella seconda parte si trova la esatta descrizione delle Oselle in ordine cronologico, con tutte le varietà e la rarità di ognuna. Ogni Doge ha una breve biografia, il disegno e la descrizione delle armi e tutte quelle notizie che possono interessare un diligente raccoglitore.
Infatti il lavoro è ottimo, con una buona distribuzione nelle diverse parti ed esaurisce pienamente il desiderio di coloro che vogliono studiare o raccogliere questi interessanti pezzi, che non sono ne vere medaglie, né vere monete, ma partecipano dell’una e dell’altra natura; e più fortunate delle altre monete veneziane, ebbero da prima la illustrazione più succinta ma pur buona del Conte Manin, poi questa più razionale e più completa, sebbene non esente da qualche menda di dettaglio assai naturale in uno straniero, il quale non ha potuto studiare e conoscere sul sito le tradizioni e l’essenza caratteristica della storia e del costume veneziano, che hanno una fisonomia ed un’impronta speciali.
N. P.
Brambilla Camillo. — Tremisse inedito al nome di Desiderio re dei Longobardi. Pavia, F.lli Fusi, 1888.
In questo suo opuscolo, il ch. autore delle Monete di Pavia illustra un tremisse inedito, di cui egli già da tempo conosceva le impronte, ma che solo recentemente gli riuscì di acquistare e di potere studiare a suo agio. È del tipo stellato; reca nel diritto il nome del re longobardo, e nel rovescio una leggenda che il Cav. Brambilla interpreta: FLAVIA SIDRIO, attribuendo la moneta a Sutri non lungi da Viterbo. Questo tremisse sarebbe stato coniato da Desiderio nel 772-773, durante la sua spedizione contro Boma; sarebbe quindi fra le ultime monete battute dai Longobardi in Italia.
L'opuscolo del Cav. Brambilla ci dà anche la fotografia della moneta.
Promis Vincenzo. — Monete di Gio. Battista Falletti, conte di Benevello. Torino, Loescher, 1888.
Breve ma interessantissimo scritto, intorno ad una nuova zecca italiana, da aggiungere a quelle registrate nelle Tavole Sinottiche dell’autore.
Si tratta di due monete (la prima, conosciuta soltanto nelle tariffe, l’altra effettivamente acquistata dallo stesso Comm. Promis pel Medagliere di S. M.), le quali sarebbero state coniate dal nobile piemontese Giovanni Antonio Falletti, conte di Banevello, che comandava un reggimento di fanti italiani ai servigi di Carlo V.
Il ch. autore non si pronuncia intorno al luogo di coniazione, esprimendo soltanto genericamente l’idea che tali monete siano uscite da qualche officina della Germania. Ad ogni modo, secondo lo spirito delle Tavole Sinottiche, le monete di Gio. Ant. Falletti dovrebbero, crediamo, essere classificate sotto «Benevello».
E ci sia permesso in questa occasione di esprimere un desiderio vivissimo, condiviso da molti, che cioè il benemerito Comm. Promis si lasci indurre a dare alle stampe una seconda edizione delle sue indispensabili Tavole, la quale è resa necessaria dalle molte scoperte e pubblicazioni fatte nel ventennio che ormai si compie dalla prima. Poggi Cencio. La medaglia dei dottori di Collegio (di Como), nelle sue Curiosità comasche, (Como, tip. dell’Araldo, 1888).
Catalogo della collezione d'un distinto numismatico, formata principalmente ne’ suoi viaggi in Oriente: bellissima serie di monete bizantine in oro, argento, bronzo, monete della Bulgaria, ecc., ecc. Firenze, tip. Banducciana A. Meozzi, 1888, in 8° pp. 86. (Vendite Sambon, anno XI).
Storia Italiana: varia; numismatica. Libreria antiquaria E. Loescher in Torino: Bollettino periodico, n° 42 (1888).
Drouin. Chronologie et numismatique des rois indoscytes, Paris. Leroux, 91 pp. in 8° royal.
Deloche. Des monnaies d'or au nom du roi Théodebert I.er Deuxième mémoire: De l’organisation de la fabrication des monnaies dans l'Austrasie proprement dite sous le règne de ce prince, Paris, impr. Nationale, in 4% 27 pp. avec fig.
Robert P. Ch. Le médailleur Sperandio et les médaillons dont il est l'auteur. Paris, Journal des arts, in 12° pp. 24.
Préau (Ch.). Monnaies obsidionales inédites relatives au siège de Maëstricht en 1794. Paris, N. Blanpain, in 8,° pp. 10.
Ducrocq (T.). Étude d’histoire financière et monétaire. In 8°, pp. xiii-309. Poitiers, impr. et libr. Oudin, 1833. — (Contiene, fra altro, articoli sulle monete consolari romane, sulla storia del sesterzio, sulla monetazione di Costantino, ecc.).
Coster (L. de) et Everaerts (A. J.). Atlas contenant toutes les monnaies de Brabant frappeés depuis l’an 1000 jusqu'en 1506, 51 planches. Bruxelles, Dupriez, 1888.
Chestret (Baron de) De haneffe. Numismatique de la principauté de Liège et de ses dépendances (Buillon et Looz), 249 pp. avec 29 pl. et 1 carte. Bruxelles, Hayez.
Bessinger K. Funde römischer Münzen im Grossherzogthum Baden, Progr. del Proginnasio di Donaueschingen, 1888, pp. 20 in 4.
Posse (Ott.). et Ermisch (H.). Codex diplomaticus Saxoniae regiae. XIII. Urkundenbuch der Stadt Freiberg in Sachsen, II. Bergbau, Bergrecht: Münze. — Leipzig, Giesecke u. Davrient, in 4.°
Monnaies du règne de l'Empereur Alexandre II. — St. Petersbourg, 1888, in fol. de VII et 223 pag., avec un atlas de 25 tables.
PERIODICI.
Revue Numismatique. — Troisième trimestre 1888.
Svoronos (J. N.) — Monnaies crétoises inédites et incertaines (2.° articolo).
Lépaulle (E.) — La monnaie romaine à la fin du haut empire (1.° articolo).
Blancard (L.) — Un millarés d’Arcadius. Étude sur le millarés de Constantin à Héraclius.
Reinach (T.) — Essai sur la numismatique des rois du Pont (Dynastie des Mithridate).
Blanchet (A.) — Denier coronnat de Charles le Mauvais (1343-1387).
Schlumberger (G.) — Sept sceaux de plomb de princes et prélats latins de Palestine et de Syrie au XIIe siècle.
Cronaca, — Necrologia. — Prezzi di vendita della Raccolta Quelen. — Bollettino bibliografico.
Sei tavole d’illustrazioni.
Quatrième trimestre.
Babelon (E.) — Marathus.
Taillebois (E.) — Contremarques antiques pour faire suite à l’étude de M. Arthur Engel.
Prou (M.) — Les ateliers monétaires mérovingiens.
Mazerolle (F.) — Gros tournois et deniers parisis frappés au XVIe siècle.
Germain (L.) — Médaillon de Jean Richier représentant Pierre Joly, procureur général de Metz mort en 1622.
Zay (E.) — Numismatique coloniale: Compagnies d’Afrique: Quadruple d’Alger: Pagode de Pondichéry.
Cronaca. — Indice dell’annata.
Una tavola d’illustrazioni. Annuaire de la Société Française de Numismatique et d’Archéologie.
Septembre-Octobre 1888.
Belport (A. de) — Recherche des monnaies impériales romaines non décrites dans l’ouvrage de H. Cohen (Continuazione).
Tschernew (N.) — Quelques monnaies russes rares ou inédites.
Mazerolle (F.) – Jetons de la Maison du Roi (Continuazione).
Trachsel (C. F.) — Monnaies et médailles de Lindau.
Hermerel (J.) — Numismatique lorraine.
Cronaca. — Necrologie. — Bibliografia. — Periodici. — Vendite del 1888.
Due tavole d’illustrazioni.
Novembre-Décembre.
Belport (A. de) — Recherche des monnaies impériales romaines, etc. (Continuazione).
Robert (P. C.) — Monnaies, jetons et médailles des Évêques de Metz (Continuazione).
Dancoisne — Monnaie mérovingienne de Douai.
Blancard (L.) — De l’apparition du grain de 6912 à la livre de 12 onces.
Delattre (V.) — Jacques Guillaume et Robert de Croy, successivement Évêques et premiers Ducs de Cambrai (de 1504 à 1556).
Sudre (L.) — Fabrication des monnaies françaises en 1887.
Cronaca. — Necrologie. — Bibliografia. — Vendite del 1888, nel Belgio. — Scoperta d’un ripostiglio.
Archivio Storico Lombardo, 1888, fasc. II: Bertolotti A. Le arti minori alla corte di Mantova nei secoli XV, XVI e XVII. (Cfr. a pag. 300-305 il capitolo: La zecca di Mantova); fase. III: Id. id. (da pag. 507 a pag. 512: La zecca di Mantova, con notizie su Gaspare Mola). Illustrazione Italiana, 9 sett. 1883; n. 39: Medaglia commemorativa del viaggio del Re in Romagna, eseguita da Luigi Broggi. — Asti a Quintino Sella (medaglia); n. 45: La medaglia d’oro commemorativa presentata a Guglielmo II. (Inv. di L. Pogliaghi, incisione di Cappuccio, Stab. Johnson).
Provincia di Mantova (30 aprile 1888): Portioli Attilio. Il ripostiglio romano di Sustinenza (provincia di Verona).
Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Vol. XXIII, disp. XIII-XV (1837-83): Promis V. Moneta inedita di Pietro I di Savoja, e pochi cenni sulla zecca primitiva dei Principi sabaudi.
Atti della Società di archeologia e belle arti per la provincia di Torino. Vol. V, 2 (1888): Rosa. Lapidi terrecotte e monete romane recentemente trovate in Susa; Ferrero. Ripostiglio di Fontanetto da Po.
Rivista Storica Italiana (Torino), fasc. III, 1888, pp. 649: Medaglia d'oro alla Casa editrice Fratelli Bocca.
Giornale Ligustico, fasc. IX-X, settott. 1883: Belgrano L. T. Monete genovesi di Scio (a proposito della pubblicazione dei signori Gnecchi nel fasc. I, della Riv. Ital. di Numismatica).
Archivio Storico dell'Arte (Roma), n. 8, (1888): Venturi A. Leone Leoni incisore della zecca del duca di Ferrara.
Comptes rendus de l’Académie des inscriptions et belles lettres, ottobre-dicembre 1888: Observations de Ch. Robert sur le deuxième mémoire de M. Deloche, relatif aux monnaies d'or frappées sous le roi d'Austrasie Théodébert I (539-548).
Revue des études grecques, tome I, n. 2, avril-juin 1888: Th. Reinach. Les stratèges sur les monnaies d'Athènes.
Revue du Lyonnais, aprile-maggio 1888: N. Rondot. Lalyame, Hendrich et Mimerei, sculpteurs et médailleurs à Lyon au XVII siècle. Société des Antiquaires de l’Ouest, Bulletin, 1888, 2° trimestre Richard A. Note sur une trouvaille de monnaies des XII et XIII siècles faite à Gençay.
Annales Bourbonnaises, luglio 1888: Abbé Clement. Découverte de monnaies impériales romaines à Saligny.
Cabinet historique de l'Artois et de la Picardie, giugno 1888: Advielle V. Le graveur Roussel et sa médaille du secours de Arras; luglio agosto: Abbé Godard. Essai sur une monnaie de Marc Aurèle trouvée aux environs diAuxile-Chateau.
Revue des études juives, aprile-giugno 1888: Graetz. Les monnaies de Simon. Muséon, n. 3, 1888: Drouin. Numismatique musulmane.
Annales de l’École libre des sciences politiques, luglio 1888: P. Fauchille. Du frai des monnaies spécialement dans l’Union latine.
Revue d’économie politique, luglio-agosto 1888: M. Mongin. De l’àbondance de la monnaie métallique.
Cosmos (Parigi), 1888, n. 181: Bottandier. L’or et l’argent en Italie.
Revues des grands procés contemporains, maggio 1888: La médaille militaire de Madame de Beaulieu.
Illustration (Parigi), 1888, 10 nov: M. E. La monnaie de nickel.
Intermédiaire des chercheurs et des curieux (Parigi), n. 25 giugno 1888: Une monnaie inconnue; n. 10 luglio: Curiosité monétaire; n. 25 luglio: Monnaies françaises exceptionnelles; n. 10 agosto: Numismatique satirique.
Diestche Warande (Belgio) 1888, n. 2: Alb. Thijm. Les monnaies carolingiennes décrites par M. Michel Cerexhe, n. 5: Comte Maurin Nahuys. Les médailleurs Schaemacher père et fils.
Mittheilungen des Vereins für anhaltische Geschichte und Alterthumskunde, V. 3 (1888): Stenzel. Die neuesten Münzfunde in Analt.
Berliner philologische Wochenschrift, n. 35, 1888: Preise von Münzen und Alterthümern.
Antiquitäten Zeitschrift, n. 1. 1888 (Strassburg): Ein Römer all Münzsammler. — Die Diebstahlsaffaire Raftopoulos. — Unbekannte Spottmünze von Zürich.
Illustrirte Zeitung (Lipsia), 1888, 10 nov: Die italienische Denkmünze (medaglia pel convegno di Guglielmo II con Re Umberto in Roma).
Vierteljahrsschrift für Volkswirthschaft, XXX V; III, 1: Atkinsons Bericht über den Bimetallismus in Europa.
Month, luglio 1888: C. Lindsay. Bi-metallism.
Boletin de la real Academia de la historia (Madrid), T. XII, 4, 1888: Codera y Zaidin. Monedas árabes donadas por el Sr. D. Celestino Pujol.
Viestnik hrvatskoga Arkeologickoga Drutzva. Anno X, 3 (Zagabria), 1888: S. L. Monete romane imperiali del Museo del Regno di Zagabria, non descritte dal Cohen, o dalle sue in parte diverse. (Continuazione).