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Rivista italiana di numismatica 1891 Rivista italiana di numismatica 1891

NOTIZIE VARIE




Scavi e notizie di Roma. — (Nostra corrispondenza). — Un ripostiglio di circa 2700 monete d’argento, della Repubblica romana, è venuto in luce di recente in Roma, ma non mi fu possibile avere notizie attendibili sulla località, né sulle circostanze del ritrovamento. Ho potuto vedere però una gran parte delle monete. Ve ne sono molte con simboli variati, ma di conservazione mediocre. Non vi sono rarità straordinarie, e fra le più rare che ho notato, citerò la Lutatia (Babelon, n. 1.), l’Horatia, due dell’Itia, la Vibia (n. 9), ecc.

Dallo stato di conservazione delle monete stesse, a fior di conio per quelle delle famiglie Calpurnia, Vibia, Thoria, Itia, Titia, Tituria, ecc. e mediocre per quelle con simboli, per l’Horatia ed altre, si può desumere che il tesorotto sia stato nascosto verso l’anno 666 di Roma. (88 av. C.)

Un altro ripostiglio, di circa 150 fra mezzi vittoriati e quinari, fu rinvenuto nei pressi di Frascati, ma anche queste monete, che ho potuto esaminare, non hanno altro pregio che la bella conservazione ; nessuna ne notai di una qualche importanza.

Scarso è stato in questi ultimi tempi il ritrovamento di monete isolate, continuando la sospensione dei lavori edilizi, e di risanamento. Che valga la pena di citare, non vi è che un quinario d’oro di Gallieno, di conservazione perfetta, quotato L. 200 dal Cohen e venduto cento lire.

Continua l’opera del falsario, ormai da tutti conosciuto in Roma. Pare che ora si voglia dedicare anche agli assi, perchè in questi giorni ha fatto circolare quello colla testa di Roma nel diritto e il bove nel rovescio (Garr., tavola XXXII), ma fortunatamente in questo genere non pare molto fortunato, perchè la falsificazione è assai mal riuscita. Ad ogni modo credo utile di mettere in guardia gli amatori.

Roma, 4 Marzo 1891.

Monete romane d’oro in Mesopotamia. — Nella grande pianura che si stende a mezzogiorno della città di Mardin, a circa quaranta chilometri da questa sorge un monticello artificiale, ed è sopra questo che nel maggio dell’anno scorso si trovò una quantità straordinaria di monete d’oro. Ben presto se ne accorse il governo e intervenne impossessandosi di circa otto chilogrammi tra monete e verghe d’oro. Una buona quantità di monete in mano di privati venne venduta a meno del valore dell’oro, pure di non consegnarle al governo, il quale aveva già incarcerato parecchi dei detentori, e buona parte sventuramente venne fusa. — Dalle poche che, insieme a queste notizie, avute a mezzo della Missione italiana di Mardin, ci pervennero nelle mani, vediamo che si tratta di aurei dell’alto impero. Le prime sono di Vespasiano, le ultime di Commodo, le prime assai consunte, le ultime a fior di conio, e sembrerebbe quindi che al tempo di quest’ultimo debba attribuirsi il seppellimento del tesoro, il quale, per essere cosi ingente, non può ritenersi che una cassa militare.

Alle monete di conio evidentemente romano sono frammisti due aurei di Antonino (R/ temporvm felicitas, due cornucopie) di tipo barbaro e prodotti da due conii differenti.

Un piccolo ripostiglio di monete d’ oro a Clusone. — Verso la fine dello scorso anno 1890, un muratore, eseguendo delle riparazioni in una casa di Clusone, (Prov. di Bergamo), trovò nel vano di un vecchio muro un piccolo sacchetto in pelle contenente 37 monete d’oro. Esse sono di data piuttosto recente (1612 al 1768), e non hanno grande importanza numismatica. Può però sempre riuscire interessante la notizia di un ripostiglio quando lo si ha intatto, e se ne conosce la località. Il piccolo tesoretto poi, di cui parlo, ha questo di singolare, che, sopra 37 monete d’oro, rappresenta ben 34 tipi e varietà diverse di monete d’ Italia, di Francia, di Austria, dei Paesi Bassi, della Spagna e dell’America. Io potei avere tutte quelle monete sott’occhio,

ed eccone qui una descrizione sommaria:

ITALIA.


Firenze. — Cosimo III Medici (1670-1723).

Fiorino del 1721.

Gio. Gastone Medici (1723-37).

Fiorini degli anni 1728, 1725, 1728, 1729 (tre esemplari), 1731.

Genova. — Dogi biennali.


Pezzo da 1O Scuti del 1647 (Tipo della Madonna, e della Croce con quattro stelle).

Scudo quadruplo del 1720 (tipo e. s.) (battuto a torchio).

Parma. — Odoardo Farnese (1622-46).


Quadrupla. (Affò, tav. XI, n. 160).

Roma. — Urbano VIII (1623-44).


Medaglia in oro (gr. 33). — D.: vrban . viii . pon . m . an . vi . Busto del papa volto a destra in abito pontificale e mitrato , colla destra alzata in atto di benedire. Sotto il busto: gas . molo .

R.: beato andrea inter sanctos relato. Il pontefice seduto in cattedra in atto di leggere un libro presentatogli da un chierico, in mezzo a molti cardinali seduti all’ingiro. All’esergo, in due righe: romae m . dc . xxix . — (La medaglia ricorda la Canonizzazione del Beato Andrea Corsini).

Benedetto XIV (1740-58).


Zecchino del 1748. (Cinagli, n. 19).

Savoia. — Carlo Emanuele III (1730-73)


Doppia del 1756. (Promis, tav. LXVI, n. 31).

Idem del 1757.

Venezia. — Giovanni II Corner (1709-22).

Zecchino, tipo solito.

FRANCIA.

Luigi XV (1715-74).


Doppio Luigi (Mirliton) del 1723 (Hoffmann n. 13) (due esemplari).

Luigi (aux lunettes) des 1727 (Parigi).

Idem del 1738 (Parigi).

Luigi (à la croix de Malte) del 1718, battuto a Lille.


AUSTRIA.

Maria Teresa (1740-80).


Zecchino del 1762. – D.: Busto diademato a destra.
R/. : Aquila bicipite coronata collo stemma d’Austria in petto.

PAESI BASSI

Confederazione delle 7 provincie.


Ducati del 1612 e del 1748.

SPAGNA.

Filippo V (1700-46).


Peso de oro del 1743. — D. : Ritratto.

R. : Stemma di Spagna (due esemplari).
Idem del 1744.

Ferdinando VI (1746-59).


Peso de oro del 1768. — D.: Ritratto.

R. : Stemma di Spagna, (due esemplari).


BRASILE.

Pietro II (1667-1706).


Pezzo di 4000 Reis del 1705.

Giovanni V (1706-60).


Pezzo da 10000 Reis del 1725. — D. : Stemma.

R.: in . hoc . sigmo . vinces . Croce dell’ordine di Cristo accantonata da quattro m.

Dobra del 1739. — D. Ritratto del Re.

R. : Senza leggenda. Stemma coronato del Portogallo.

Idem degli anni 1742 a 1746.

Giuseppe I (1760-77).


Dobra del 1768. — D. ; Ritratto del Re.

R. : Stemma coronato del Portogallo.

Scudo da 1000 Reis del 1728. — D. : Ritratto.

R.: Senza leggenda. Stemma c. s.

Scavi del Gran San Bernardo. — Nelle Notizie degli scavi di antichità comunicate alla R. Accademia dei Lincei, il prof. E. Ferrero pubblica la relazione degli scavi recentemente intrapresi al « Pian de Jupiter », sul Gran San Benardo. Ivi, sin dalla metà dello scorso secolo, erano già state rinvenute molte monete greche, galliche e romane, che costituirono il principio della collezione archeologica serbata nell’Ospizio; tali monete, in numero di quasi cinquecento, si trovano descritte partitamente in un manoscritto che fu stampato nella Gazzetta numismatica di Como1. Ora ne furono trovate altre, di cui la detta relazione ci fornisce l’elenco.

Congresso interazionale di Numismatica a Bruxelles. — Nel 1891 si compie un avvenimento abbastanza raro per una società scientifica, il cinquantesimo anniversario della fondazione della Reale società numismatica del Belgio. Noi numismatici dell’oggi non assisteremo certo a una simile solennità in Italia! — La Società Belga per celebrare tale solennità ha indetto un Congresso interazionale di Numismatica, il quale, sotto l’alto patronato S. A. R. il Duca di Sassonia, si aprirà il giorno 5 Luglio p. v. nel palazzo delle Accademie, a Bruxelles. I membri della Società vi fanno parte di diritto; agli altri numismatici, sia del Belgio che dell’estero, furono diramati inviti.

Chi non l’avesse ricevuto e desiderasse partecipare al Congresso, potrà facilmente ottenere un invito a mezzo della Direzione della Rivista Italiana a cui gentilmente si rivolse facendo capo, come a centro numismatico italiano, il presidente della Società Belga il Visconte B. de Jonghe.

Le questioni da trattarsi al Congresso dovranno essere presentate due mesi prima della sua riunione, onde essere comunicate a tutti gli aderenti.

Le memorie che saranno presentate al Congresso verranno pubblicate in un volume speciale (al quale è aperto fin d’ora la sottoscrizione al prezzo di 20 franchi) nelle lingue originali francese, neerlandese, italiana, tedesca e inglese. — Le memorie però scritte in lingue straniere dovranno essere accompagnate da un riassunto in francese, il quale solo verrà letto al Congresso o dall’ autore stesso, se presente o, in sua mancanza, da un altro membro incaricato.

I collaboratori della Rivista Italiana di Numismatica hanno avuto a suo tempo la circolare, in cui si partecipava come il nostro Consiglio di Redazione abbia proposto che la Rivista partecipasse collettivamente al Congresso, presentando (probabilmente per mezzo di uno o parecchi dei suoi membri che intendono recarsi a Bruxelles per l’occasione) riuniti in un fascicolo i diversi lavori italiani, o almeno quelli della maggior parte dei nostri collaboratori. La proposta, la quale nulla toglieva del resto alla più ampia libertà individuale, anche dei nostri collaboratori stessi, venne accolta favorevolmente, e il fascicolo si sta attualmente stampando.

In memoria del Congresso di Bruxelles verrà coniata una medaglia colle effigie di Gioachino Lelewel e Benier Chalon, i due primi presidenti onorarii della Società Numismatica del Belgio, medaglia che è messa in vendita al prezzo di 25 franchi in argento e 8 in bronzo.

La Direzione.


Il Fiorino d’oro della I Repubblica milanese falsificato. — I nostri falsificatori non si danno tregua, anzi proseguono audaci le loro imprese.... e noi proseguiamo a perseguitarli. — Verso la fine dello scorso gennaio apparve a Milano in vendita, insieme ad alcune altre monetuccie d’argento di nessun valore, un fiorino d’oro della prima Repubblica milanese.

Per norma di chi non lo conoscesse, eccone la descrizione:

D/MEDIOLANVM verticalmente fra i due SS. Gervaso

e Protaso. In giro S • PROTASIVS S • GERVASIVS •

R/S • AMBR — OSIVS Sant’Ambrogio in piedi, in una nicchia, fra due pianticelle, colla destra alzata in atto di benedire, e col pastorale nella sinistra.
Promis, Monete di zecche italiane, 1867. Tav. II, 22.
Gnecchi, Le Monete di Milano. Pag. 26, n. 1; tav. IV, 1.

Questo fiorino è un pezzo di importanza capitale, e desiderato da quasi tutti i medaglieri, fatta esclusione di tre soli che lo posseggono, il B. Gabinetto di Brera, il Medagliere del Re a Torino, e quello che porta ancora il nome di Verri, ora proprietà del conte Lorenzo Sormani Andreani. — I tre fiorini conosciuti sono prodotti da tre conii differenti; quello falsificato e messo in vendita è evidentemente copiato dall’esemplare di Torino, e si riconosce facilmente per falso sia dall’orlo troppo tagliente, sia — e per questo bisogna essere più avvezzi a giudicare delle cose antiche — dall’arte. L’incisione dei conii è fatta, non si può negare, con una certa maestria; ma l’occhio pratico vi ravvisa subito un’ arte moderna ben diversa da quella del secolo XIII. E assai più difficile di quello che di solito credano i falsificatori, l’imitare l’arte antica. Quello che negli antichi era spontanea ingenuità, non è che una copia forzata nei moderni, e il riprodurre una moneta antica in tutti i suoi particolari, nei suoi pregi e anche ne’ suoi difetti non è più facile che riprodurre una tavola del quattrocento. Se lo mettano bene in mente i falsicatori e non perdano tempo e denaro a falsificare quei pezzi, che per la loro importanza non potrebbero trovare compratori che fra quella piccolissima classe di raccoglitori provetti, i quali, appunto perchè provetti, hanno già formato l’occhio all’arte genuina e non si lasciano accalappiare da imitazioni approssimative. I raccoglitori novelli non si applicano a pezzi di tale importanza. Questo è un consiglio caritatevole che diamo ai falsificatori....

Essendo apparso il detto fiorino in gennaio, cioè a qualche mese di distanza dalla pubblicazione della Rivista, abbiamo creduto opportuno darne avviso ai raccoglitori, annunciandolo in due giornali quotidiani (v. Perseveranza e Lombardia del gennaio). In seguito a quell’avviso il fiorino scomparve; ma non è a dubitarsi che un giorno o l’altro ricomparirà sul mercato. Stiano bene in guardia gli amatori!

La Direzione.


Vendita Capo. - Nei giorni 9 marzo p. p. e seguenti ebbe luogo a Roma, per cura del cav. Ortensio Vitalini, la vendita della Collezione numismatica del Dottore Tommaso Capo.

Essa comprendeva, in 1154 numeri, monete greche, romane consolari e imperiali, e italiane medioevali e moderne, con rarità in tutta la serie.

Fra le perle della collezione citeremo due quadrilateri interi e due frazioni di quadrilatero di aes grave; pezzi, che ben di rado si videro far capolino nelle pubbliche vendite. Nella serie italiana noteremo: la Doppia di Gregorio XIV per Bologna, la famosa medaglia d’oro di Eugenio IV, che ricorda l’unione della Chiesa greca colla latina conchiusa nel Concilio di Firenze; lo zecchino di Pio II, che ricorda la partenza per le Crociate; lo zecchino di Pio III; lo scudo di Carlo V, battuto nel Sacco di Roma (1527); e finalmente la celebre Gregorina da Scudi 5 di Gregorio XVI.

Diamo qui in seguito una breve nota dei pezzi principali delle varie serie coi prezzi raggiunti alla Vendita.


ROMANE.
137 Manlia (Coh., Tav. XXV, 2) oro L. 335
280 Giulio Cesare (Coh., 2) "   " 500
281 Idem Idem "   " 510
283 Servilia (Coh., 9) "   " 440
284 Cassia (Coh., 3) "   " 420
285 Idem (Coh., 8) "   " 430
367 Caligola e Augusto (Coh., 6) "   " 290
421 Galba (Coh., 286) "   " 295
422 Idem Idem "   " 250
425 Ottone (Coh., 16) "   " 290
426 Idem Idem "   " 230
429 Vitellio (Coh., 154) "   " 295
431 Idem (Coh., 63) G. bronzo " 195
526 Trajano padre (Coh., 2) oro " 650
708 Tranquillina M. bronzo " 665
 
ITALIANE.
 
797 Avignone – Clem. VII, Antipapa oro L. 460
808 Bologna – Greg. XIV, Doppia "   " 680
840 Firenze – Eugenio IV, Medaglia "   " 1550
847 Genova – Scudo dell’unione arg. " 500
850 Lucca – Doppia col S. Paolino oro " 350
861 Mantova – Ferdinando, Piéfort dello scudo arg. " 700
919 Roma – Nicolò V, Ducato di Camera oro " 900
925   " – Pio II, Zecchino (dirige dne . gressvs . nros) "   " 800
956   " – Pio III, Zecchino "   " 1700
961   " – Leone X, Doppia (coi tre re magi) "   " 500
Roma — Sede vacante, 1521 oro L. 700
973 Modena — Clemente VII "   " 400
984 Roma — Carlo V, Scudo battuto nel sacco Roma arg. " 1500
1005    " — Paolo V, Quadrupla oro " 415
1023    " — Sede vacante 1669-70, Quadrupla "   " 350
1038     " — Sede vacante 1700, Scudo d’oro "   " 300
1049     " — Greg. XVI, da 5 Scudi d’oro "   " 2250
1056 Savoja — C. Em. II, Medaglia unica "   " 910
1064 Urbino — M. della Rovere, Zecchino "   " 350
1065    " — Idem, unico "   " 400
GRECHE.
 
1131 Panormus — Tetradramma (Head, p. 738, fig. 394) arg. L. 650
AES SIGNATUM.
 
1146 Frazione di Quadrilatero, (gr. 543) Gallo in atto di azzuffarsi, R. Un tridente. (Garrucci, tav. XVIII) br. L. 1910
1147 Quadrilatero, (gr. 1550). Un tripode su zampe da leone. R. Ancora. (Garrucci, tav. XV) "   " 3850
1148 Frazione di Quadrilatero (gr. 765). Lama di una spada a due tagli. R. Fodero di spada. (Garrucci, tav. LXIX, n. 2) "   " 1390
1149 Quadrilatero, (gr. 1400) Aquila che vola di prospetto, stringendo il fulmine negli artigli. R. Pegaso che corre a s.; sotto la leggenda ROMANOM (Garrucci, tav. XXIII) "   " 6000

Il prodotto totale della Vendita Capo raggiunse L. 64,764.

Bulletin de Numismatique. — Col Gennaio scorso è uscita a Parigi la prima dispensa di questo nuovo periodico pubblicato per cura della casa Raymond Serrure e C. — Non sarà e non ha pretesa d’essere un periodico scientifico, ma piuttosto un notiziario dei ripostigli, delle vendite di monete, delle pubblicazioni numismatiche, e infine di tutto quanto alla numismatica si riferisce, compreso un elenco di monete e di libri in vendita a prezzi segnati. — Gli auguriamo buon successo, come l’auguriamo di cuore a tutto quanto può contribuire a sviluppare il gusto e lo studio della Numismatica. Revue Suisse de Numismatique. — La Società Svizzera di Numismatica annuncia nel N. 6 (1890) del suo Bollettino che a partire dal 31 Dicembre 1890 questa pubblicazione cesserà e sarà invece sostituita da un Bollettino mensile (di cui già sono usciti i primi due numeri) per le piccole notizie e per gli atti della Società, e da una Rivista Svizzera di Numismatica, la quale accoglierà i lavori scientifici, e verrà pubblicata, se possibile, quattro volte all’anno. — Diamo il benvenuto alla consorella e le auguriamo vita prospera e rigogliosa.

Il Tallero per la Colonia Eritrea. — Diamo l’impronta del tallero per l’Eritrea coniato in questi primi mesi del 1891 nella zecca di Roma, rimandando il lettore per quanto lo riguarda, alle notizie e al relativo decreto, che abbiamo pubblicato nel IV fascicolo 1890 della Rivista.



  1. Il medagliere del Gran San Bernardo (Gazz. num., Anno III, 1883, pag. 27-38, 42-49).

NOTIZIE VARIE




Congresso interazionale di numismatica a Brusselles.


Milano, agosto 1891.


Cari Sigg. Gnecchi,

Poiché non avete potato intervenire personalmente al Congresso di Brusselles e mi avete affidato l’onorevole incarico di rappresentare la Rivista in quella occasione solenne, adempio ben volentieri all’obbligo di riferirvene, per quanto succintamente.

Anzitutto, se si tien calcolo delle non lievi difficoltà inerenti ad ogni primo tentativo, si deve riconoscere che l’idea del Congresso incontrò molto favore e sorti un esito assai felice, poiché circa 200 numismatici d’ogni paese inviarono la loro adesione, e una ottantina circa presero parte alle adunanze. Oltre al Belgio ed all’Olanda, vi erano rappresentate la Francia, la Svizzera, la Germania, persino la lontana Svezia (dall’illustre archeologo Hildebrand). I numismatici inglesi invece, non so perché, brillarono per la loro assenza. D’italiani vi assistevano il Conte Nicolò Papadopoli, il giovane Sig. Arturo G. Sambon di Napoli, e il sottoscritto.

Il giorno 6 luglio ebbe luogo la seduta inaugurale, nella gran Sala di marmo al Palazzo delle Accademie. S. A. Br. il Principe di Sassonia Coburgo-Gotha, patrono del Congresso, non potè assistervi, ma vi intervennero il Ministro per gl’Interni e la Pubblica Istruzione, Signor de Burlet, il Governatore della provincia di Brabante , e il Signor Buls, borgomastro di Brusselles, i quali avevano aggradito l’alta presidenza del Congresso.

Il seggio direttivo fu costituito dal Comitato stesso iniziatore, composto dei sigg. Canonico Barone F. Bethune, Visconte B. de Jonghe, Senatore Conte T. de Limburg-Stirum, G. Cumont, A. de Witte, e Ed. Vanden Broeck; i quali in segno d’omaggio vollero associarsi il venerando Dott. Dirks, di Leenwarden nella Frisia, decano dei membri onorari della Società belga di Numismatica.

Dopoché il Ministro ebbe dichiarato aperto il Congresso, il Visconte de Jonghe assunse la presidenza effetti va, incominciando gentilmente col ringraziare la Rivista Italiana di Numismatica per il fascicolo speciale d’omaggio, che era stato distribuito a ciascun congressista.

In seguito, il Canonico Bethune diede lettura di una sua relazione sulla storia della Società numismatica belga. Erudito, arguto ed efficace, egli fece spiccare grandemente la caratteristica figura di Gioachimo Lelewel, primo presidente onorario della Società (carica che oggi è occupata dallo stesso Canonico Bethune), e riassunse con chiarezza V operato e i meriti delle successive direzioni. Terminò applauditissimo, con una mesta commemorazione del Principe Balduino, che poco prima della sua morte precoce si era iscritto nella Società numismatica belga. Il gettone di presenza, consegnato ai membri del Congresso, reca appunto l’effigie del compianto principe.

Indi si procedette a leggere le prime fra le numerose memorie di numismatica presentate al Congresso, e fu distribuita ai sottoscrittori la grande medaglia commemorativa coll’effigie di Lelewel e di Renier Chalon.

Pure il giorno 5, all’Hotel Mengelle, si tenne l’animatissimo banchetto, al quale presero parte anche il Ministro e le altre autorità invitate. S’intende che la più schietta cordialità regnò sovrana, affratellando i commensali d’ogni stirpe e d’ogni favella. Dopo i discorsi ufficiali, che riuscirono interessanti e furono assai applauditi, sorsero successivamente vari congressisti delle diverse nazioni a portare il loro brindisi alla Società belga ed all’unione dei numismatici di tutti i paesi. L’ill.mo Sig. Visconte de Jonghe, rispondendo al saluto ch’io recai a nome della Rivista, deplorò con parole cortesissime l’assenza dei Sigg. Gnecchi, ed aggiunse espressioni molto lusinghiere per il nostro periodico.

Il successivo giorno 6 si tenne la seconda seduta, dedicata interamente alla lettura di altre memorie.

Il 7 luglio fu occupato in modo assai piacevole ed istruttivo da un’escursione alla vicina Anversa, dove i cortesissimi componenti il Comitato iniziatore del Concesso fecero splendidamente gli onori di casa agli ospiti stranieri. Anche le autorità municipali accolsero gentilmente i congressisti, accompagnandoli nella visita alle cose più notevoli della grande città fiamminga, ed in particolare all’interessantissimo Museo Plantin, costituito dalla casa d’abitazione e dalle officine del celebre tipografo nelle quali ogni cosa è disposta nello stato preciso in cui doveva trovarsi nel secolo XVII, talché si ha l’illusione che i compositori, i correttori, i torcolieri, i legatori debbano rientrare da un momento all’altro a riprendere il loro lavoro rimasto interrotto.

Le famose collezioni artistiche di Anversa si stanno ora trasportando e rimaneggiando per riordinarle su più vasta scala, dimodoché non era il momento più opportuno per visitarle; ma fortunatamente è sempre visibile ed esposto nella cattedrale il celeberrimo capolavoro di Rubens, la Deposizione dalla Croce.

Nel Museo d’antichità si potè esaminare una collezione numismatica, notevole in ispecie per alcune serie di medaglie e gettoni relativi alla storia locale.

L’ultimo giorno, 8 luglio, il borgomastro di Brusselles ci invitò cortesemente a visitare, nella mattinata, quel palazzo di città, ch’è una fra le più mirabili creazioni dell’architettura medioevale.

Al Gabinetto Numismatico dello Stato, il chiaro ed affabilissimo conservatore Sig. Picqué, uno dei più distinti conoscitori delle medaglie del Rinascimento, aveva esposto molti cimeli numismatici assai interessanti, particolarmente per l’arte fiamminga. L’angustia del tempo non permise forse a tutti i congressisti di dedicarvi l’attenzione che meritava quella preziosa e ben ordinata collezione di saggi.

Infatti, il Congresso volgeva al suo termine, e alla seduta di chiusura le file apparvero già diradate, quantunque vi fossero ancora da leggere alcune memorie importanti, e si dovesse discutere il tema, posto all’ordine del giorno, dei mezzi più adatti per diffondere il gusto della numismatica.

Nessuna meraviglia adunque se quest’ultima seduta riusci piuttosto languida, nonostante la magistrale lettura del Comm. Hildebrand sulle monete straniere importate nella Svezia durante il Medioevo.

Prima di separarsi, il Congresso emise il voto che s’introducano conferenze di numismatica pei maestri, e quadri con riproduzioni di monete nelle scuole. A questo proposito, lo stesso Hildebrand fece notare che nella Svezia, in ciascuna scuola secondaria, vi è una collezione numismatica.

Eccovi, egregi Amici, per sommi capi e in modo certamente inadeguato, ciò che s’è fatto al Congresso di Brusselles; il quale, iniziato per festeggiare un avvenimento numismatico che si riferiva al Belgio, ha avuto, come s’è visto, un esito più che sufficiente a giustificare il suo appellativo d’interazionale, ottenendo nello stesso tempo, per primo risultato, di accrescere e diffondere le simpatie verso la benemerita Società che lo aveva promosso. E, di questo, non saranno certo gli ultimi a rallegrarsi i numismatici italiani, che alla Società Reale del Belgio dovevano già una particolare riconoscenza.

Con la più schietta stima,

Devot affez. vostro
Solone Ambrosoli.

Dopo questa lettera del nostro buon amico Dott. Solone Ambrosoli, ben poco ci rimane da aggiungere circa il Congresso Numismatico di Brusselles. Crediamo però opportuno di dare qui i titoli delle memorie presentate da Numismatici italiani, e non possiamo trattenerci dal fare qualche osservazione confortante sul progredire degli studii numismatici in Italia.

Senza entrare menomamente nel merito delle memorie italiane ed estere presentate al Congresso, delle quali gli studiosi potranno giudicare quando esse compariranno o nel Volume apposito che la Società belga sta preparando, nelle diverse riviste, ci limitiamo a constatare che poco meno di un terzo, ossia 14 memorie su di un totale, che non conosciamo ancora ufficialmente, ma che sorpassa di pocole 40, sono italiane. Dodici di queste furono presentate collettivamente dai collaboratori della Rivista e inviate nell’apposito fascicolo1 a stampa, e sono le seguenti: I. Le Novità Numismatiche degli scavi di Roma nel 1890. — Francesco Gnecchi.

II. Di un Semisse di Roma con etrusche iscrizioni — G. F. Gamurrini.

III. I «Cavalli» di Ferdinando I d’Aragona re di Napoli. — Arturo G. Sambon.

IV. Il Bimetallismo a Venezia nel Medio Evo. — Nicolò Papadopoli.

V. Grosso inedito di Gian Galeazzo Visconti per Verona. — Giuseppe Gavazzi.

VI. Un Tallero di Sabbioneta. — Giuseppe Ruggero.

VII. Un Tallero di Maccagno. — Ercole Gnecchi.

VIII. Una moneta inedita dei Vescovi di Volterra. — Costantino Luppi.

IX. Una Medaglia fanese del secolo XV. — Giuseppe Castellani.

X. Una Medaglia di Carlo V. — B. Morsolin.

XI. Una Medaglia inedita di Giacomo Jonghelinck. — Solone Ambrosoli.

XII. Una figlia di Leopoldo I Re dei Belgi nelle medaglie milanesi. — Alfredo Comandini2.

Altre due memorie furono presentate individualmente dagli autori, cioè : Le Monete battute da Federico II nell’Italia Meridionale di Arturo G. Sambon, e Le Collezioni Numismatiche del conte T. Gentili di Rovellone.

Di questo risultato — intendiamo sempre numerico, che però è già qualche cosa — non possiamo che rallegrarci, perchè certamente accenna a un serio risveglio degli studii numismatici fra noi; e osiamo asserire, senza tema di essere smentiti, che solo pochi anni sono saremmo stati ben lontani dall’ottenerlo.

La Direzione.

Soppressione della zecca di Milano ? — Già nel 1878, dopo soppresse le altre sette zecche esistenti nelle diverse Provincie, che formarono il Regno d’Italia, s’era parlato di sopprimere anche questa di Milano, per attenersi all’unica di Roma; ma la voce autorevole del Prof. Bernardino Biondelli3 direttore del R. Gabinetto Numismatico di Brera, sorse a combattere tale progetto, dimostrando l’insufficenza di quella di Roma, la quale era allora, quale è ancora al giorno d’oggi, la vecchia zecca papale, già insufficente per la coniazione del piccolo stato pontificio ; e provando invece l’immensa superiorità di quella di Milano. Il progetto fu quindi abbandonato.

Nello scorso agosto delle false idee di economia fecero mettere di nuovo la questione sul tappeto, e di nuovo si minaccia di distruggere questa che fu una delle più insigni fra le zecche italiane, e che ancora oggi possiede un macchinario che può gareggiare con quello delle migliori zecche d’Europa. Senza rifare qui la storia economico-artistica della zecca di Milano, splendidamente ed efficacemente tracciata dal Biondelli nella citata memoria, non sarà inutile dare qui uno stato di servizio della zecca milanese, onde da quanto produsse si possa argomentare quanto è in grado di produrre, e ognuno possa giudicare quanto improvvida possa essere la minacciata soppressione. I dati seguenti certo non sono che approssimativi, mancando pei tempi addietro i registri originali; ma sono il riassunto degli studii e dei dati ammessi dall’insigne numismatico Conte Mulazzani, dall’ex direttore della zecca Cav. Canzani, dal Biondelli, dal Sacchetti, e finalmente dagli annuarii del ministero delle Finanze o dai registri di Zecca, per quanto riguarda l’ultimo periodo dal 1862 fino al 1891.


MONETAZIONI ESEGUITE NELLA ZECCA DI MILANO

dal 1330 al 1891.


Dei Visconti dal 1330 al 1447 Oro
Argento
Biglione
L. 383.000.000 00  383.000.000 00
Degli Sforza dal 1450 al 1535 Oro
Argento
Biglione
384.000.000 00 384.000.000 00
Dei Re di Spagna dal 1556 al 1711 Oro
Argento
Biglione
Rame
48.711.908 55
201.161.324 44
13.458.975 30
1.378.750 73
264.710.979 02
Degli Imperatori d’Austria dal 1711 al 1807 e dal 1815 al 1859 Oro
Argento
Biglione
Rame
166.504.269 80
332.960.981 43
12.479.133 43
5.265.378 37
517.209.763 08
Del Regno Italico dal 1808 al 1814 Oro
Argento
Biglione
Rame
31.784.080 00
68.853.531 75
666.207 70
1.185.349 55
102.489.169 00
Per conto di Maria Luigia duchessa di Parma e Piacenza dal 1819 al 1837 Oro
Argento
Rame
10.529.480 00
920.367 25
60.140 10
11.509.987 35
Del Governo Provvisorio di Lombardia 1848 Oro
Argento
826.860 00
601.530 00
928.390 00
Del Regno d’Italia dal 1861 al 1876 Oro
Argento
Bronzo
26.637.040 00
367.821.024 00
22.149.999 00
416.685.063 00
Per conto della Repubblica di S. Marino dal 1864 al 1875 Bronzo 29.000 00 29.000 00
Del Regno d’Italia. Riconiazione del Bronzo in pezzi da 1 e 2 Cent. dal 1883 al 1891 Bronzo 380.000 00 380.000 00
Del Regno d’Italia. Moneta divisionale da L. 1 e C. 50 nel 1887 e 1888 Argento 15.000.000 00 15.000.000 00
Per la Colonia Eritrea, pezzi da C. 50, nel 1890 Argento 900.000 00 900.000 00
  L. 2.096.815.351 45

Alla coniazione delle monete si deve aggiungere l’officina delle lamine doganali assegnata nel 1888 alla zecca di Milano, delle quali se ne fabbricarono, secondo le occorrenze, da 16000 a 30000 al giorno.

Nel marzo poi del 1890 venne aperto presso la zecca di Milano, dopo un periodo di quindici anni, in cui era rimasto chiuso, l’ufficio del cambio delle materie preziose, e, se detto esercizio non ha preso tutto lo sviluppo che ebbe nell’ultimo decennio prima della chiusura, però fu pel primo anno d’esercizio abbastanza produttivo e lo sarà ancor meglio in avvenire, quando 1’ argento avrà un prezzo più stabile sul mercato, e non subirà le forti oscillazioni cui fu soggetto, sia nell’anno scorso che nel corrente.

La zecca di Milano ha reso nel passato e principalmente nel periodo dal 1862 al 1876 rilevanti servizii, avendo essa sola coniato maggior numero di monete che non tutte le altre zecche allora aperte prese insieme, e altri servizii potrà rendere ancora in avvenire, specialmente se si riflette che in genere di monetazione molto resta ancora da fare in Italia. Le monete divisionarie d’argento di cui la massima parte porta ancora l’effigie di Re Vittorio Emanuele hanno fatto ormai il loro corso e incominciano a diventar logore; e quelle di Bronzo, tutte ancora coll’effigie di Vittorio Emanuele, avranno pure bisogno presto d’una riconiazione.

Anzi, a proposito del bronzo, cade qui opportuno di accennare a un fatto che forse pochi conoscono. È sempre coi vecchi conii di Vittorio Emanuele e col millesimo del 1867 che furono battuti 30 milioni di pezzi (23.500.000 pezzi da 1 centesimo e 7.250.000 pezzi da 2 centesimi) nella zecca di Milano dal 1883 al 1891, regnando Umberto I. Ora è la moneta di Bronzo che popolarizza l’immagine del Sovrano, circolando fra il minuto pubblico, è la moneta di bronzo che maggiormente sopravvive e che conserva non diremo i fatti storici, perchè ormai non li abbiamo più nelle monete, ma almeno le date e i ritratti. Il coniare ancora oggi monete di Bronzo coli’ effigie di Vittorio Emanuele è un anacronismo davvero inesplicabile, e davvero non riesciamo a capire perchè in mezzo alla faraggine di leggi, che ogni giorno si fanno, non si sia ancora pensato a fame una, che autorizzi la coniazione di monete di bronco coll’effigie del nostro Re Umberto! Ma, lasciando questo episodio per ritornare all’argomento importante, gioverà pure anche considerare se praticamente e politicamente possa convenire l’avere una zecca unica, dato anche e non concesso, che l’angusta ed infelicissima zecca di Roma chiusa nel Vaticano e senza possibilità d’espansione, fosse invece in condizioni tali da poter accogliere tutto il ricco macchinario di Milano e bastare a tutti i possibili bisogni. La Francia, per citare un solo esempio, ha sette officine monetarie, quantunque due sole siano (ordinariamente attive, e nel 1870 avrebbe dovuto cessare la coniazione durante tutto il periodo della Rivoluzione, se avesse avuto non una sola zecca, ma le sole due di Parigi e di Strasburgo.

Dopo tali considerazioni assai sommariamente esposte, crediamo che chi deve assumersi la responsabilità d’un atto di sì grave momento, peserà coscienziosamente le poche ragioni che stanno per la soppressione e le molte che vi stanno contro. Si consideri bene che la soppressione della zecca di Milano significa ridurre il Regno d’Italia ad avere una zecca unica — e la più infelice di tutte — , distruggendo l’istituto monetario, che fra tutti primeggia per gloriose tradizioni, per importanza di servigi resi e per possibilità di renderne altri alla nazione.

La Direzione.


Bronzi romani falsificati. — La Rubrica delle falsificazioni pur troppo conviene tenerla sempre aperta. L’industria moderna si perfeziona e inventa sempre nuovi mezzi per ingannare i raccoglitori. — Oggi è dei bronzi romani che intendiamo parlare, onde mettere sull’avviso i raccoglitori di questa serie, poiché a Roma l’industria di falsificare le monete ha raggiunto un grado incredibile di perfezione. Ognuno sa come sia difficile falsificare le monete di bronzo per due ragioni, per la patina e per l’orlo, due cose che è quasi impossibile falsificare. Orbene a Roma non si fabbricano monete false, ma si prendono monete genuine e si ristampano con un conio falso, improntando su di una moneta comune il conio di una moneta rara. L’orlo è conservato perfettamente e all’occhio più esperto figura genuino, come è realmente. La patina o almeno il colore antico della moneta vi rimane pure inalterato ; e per riconoscere le monete cosi riconiate non rimane che una certa lucentezza più che ordinaria del fondo e viceversa una certa scabrosità nelle parti più salienti dell’impronta e specialmente dei caratteri. Il metallo per questa doppia coniazione deve aver subito una enorme pressione e da questo il piano lucido del fondo; mentre le scabrosità dei rilievi provengono da ciò che il metallo, talora mancante per la primitiva coniazione, non potè arrivare a riempire tutto il nuovo conio.

Abbiamo veduto qualche medio bronzo, qualche gran bronzo e anche un medaglione fatti con questo sistema; e crediamo opera caritatevole mettere in guardia tutti i raccoglitori su questo pericolosissimo genere di falsificazione. Quando vengono loro proposti nomi rari o rarissimi, se non vogliono esser tratti in inganno, incomincino dal diffidare, e, non accontentandosi della genuinità dell’orlo né della patina (la quale del resto oggi si falsifica abbastanza bene), guardino molto attentamente tanto il fondo piano della moneta come le parti più rilevate. La circospezione non sarà mai soverchia.

Sono in giro anche monete romane d’oro false; ma queste sono più facilmente riconoscibili.

La Direzione.





  1. Rivista Italiana di Numismatica — «Omaggio alla Reale Società Numismatica Belga nella solenne ricorrenza del suo Cinquantenario. — Dodici memorie presentate al primo Congresso Internazionale di Brusselles. — 100 esemplari numerati» — Milano, Tipografia Cogliati 1891.
  2. Seguendo il principio adottato che la Rivista deve essere lo specchio fedele di quanto si produce in fatto di Numismatica in Italia e anche perchè, per essere già stampate, le nostre memorie non prenderanno posto che parzialmente nel Volume del Congresso, abbiamo riprodotto nel presente fascicolo le memorie N. I, II, III, VI, VII, VIII e XI, di cui parecchie con modificazioni e aggiunte introdotte dai singoli autori, e riprodurremo le altre nel IV fascicolo.
  3. La Zecca e il Gabinetto numismatico di Milano. Lettura fatta all’Istituto Lombardo di scienze e lettere, e pubblicata nel vol. V dell’Archivio storico Lombardo, 1878.


Corrispondenza da Roma. — Sembrerebbe questo il momento propizio per arricchire le raccolte di monete romane classiche, poiché le più grandi rarità vengono ora in luce; abbiamo visto nei decorsi giorni i gran bronzi della Sabina Tranquillina, della Didia Clara, di Britannico, il mezzano bronzo di Tiziana, aurei di Giulio Cesare e di Augusto. Se non che tutto questo monete sono, pur troppo, opere di falsari, i quali vanno disgraziatamente sempre più perfezionandosi nella loro arte nefasta. Segnalato il difetto della soverchia lucidità e nettezza dei gran bronzi della Tranquillina e della Didia Clara, essi vi han posto subito rimedio presentando il bronzo di Britannico mascherato con tale arte da ingannare i più esperti. È confortante però che essi non siano mai riusciti a dare alle figure umane il carattere, 1’impronta antica; infatti basta la differenza di una linea per dare ad un profilo tutt’altro aspetto.
Il Britannico è ben riuscito per il conio, per la patina e per le lettere delle iscrizioni imitato perfettamente, ma la testo del giovane e sventurato principe, non ha l’impronto dell’arto antica e tonto meno lo ha il Marte del rovescio nel cui movimento si ravvisa qualcosa di moderno. Cotale bronzo è rimasto invenduto, almeno sulla piazza di Roma, e ciò deve in parto attribuirsi alla diffidenza che ormai destano le grandi rarità, le quali se non presentono caratteri tali di autenticità che ti impongano, non sono vendibili.

I falsari sono ben noti a Roma, la questura conosce le loro gesta, ed è strano che non vi sia modo di porre un freno alle loro truffe.

Di veramente autentico è venuto in luce in questi giorni un medaglione di Vibio Volusiano e precisamente quello descritto dal Cohen al n. 138; è abbastanza bello, sebbene non di prima conservazione ed ha una patina tenera, chiara che, specialmente nel rovescio, lo rende gradevole all’occhio.

Pure in questi giorni è uscito un medaglione in piombo di Caracalla, quello che il Cohen descrive al n. 92 attribuendolo ad un conio del Padovano. Io mi permetto di dire che l’arte di questo medaglione non è affatto quella del Padovano, e sebbene le lettere S • C, del rovescio facciano sospettare che si tratti di una imitazione presa da un gran bronzo, pure la testa di Caracalla è magistralmente trattata. Questo pezzo ha una bella patina, ma trattandosi di piombo, la patina ha un’importanza secondaria perché questo metallo, come tutti sanno, si ossida con facilità ed in breve tempo. Ad ogni modo, se è falsificazione, non è di recante data.

Di un altro medaglione in bronzo do qui la descrizione non avendolo trovato notato nell’opera del Cohen.

Diritto : M • AVREL • ANTONINVS AVG • GERM • SARM • TR • P • XXX • Busto laureato con corazza a destra. — Rovescio: COS • III • Soldato (forse l’imperatore) con asta nella sinistra in atto di coronare un trofeo alla cui base sono legati due prigionieri.

A Nepi è stato scoperto un ripostiglio di circa 300 monete di argento, romane consolari, acquistato in gran parte dal Cav. Giulio Bignami, uno dei più intelligenti numismatici di Roma e collettore sul serio. Le più rare monete di questo ripostiglio sono le seguenti: Carisia il n. 17 del Babelon, Cæcilia il n. 52, Claudia il n. 21, Eppia il n. 2, Julia il n. 132, Petronia il n. 19, Plætoria il n. 12, ecc. Per conservazione si distinguono quelle colla testa di Augusto, quasi tutte a fior di conio, mentre la maggior parte delle altre sono da squagliare. Ciò fa supporre che il tesoretto sia stato nascosto ai tempi di Augusto o poco dopo.

Il Cav. Bignami stesso ha avuto inoltre la fortuna di acquistare per la propria collezione una monetina di bronzo della famiglia Proculeia, inedita, con tipi affatto nuovi. Ed a questo proposito mi permetto di far voti che egli faccia conoscere agli studiosi le numerose monete inedite della sua raccolta, alcune delle quali hanno un’importanza storica.

Di monete di altre serie è venuto in luce il rarissimo scudo di Clemente VII, coniato durante l’assedio di Roma e descritto dal Cinagli al n. 22. È un bellissimo esemplare, completo e a fior di conio.

Roma, 22 novembre 1891.

P. Stettiner.


Un’utile innovazione nei contratti d’affitto. — La Direzione della Rivista riceve e pubblica volentieri la seguente, associandovisi di buon grado.

Milano, 21 novembre 1891.
On. Direzione della Rivista Italiana di Numismatica.

È un lamento fra gli amatori di archeologia la dissipazione di trovaglie, chi sa di quale interesse, per incuria, ignoranza e più ancora per cupidigia di sperati tesori. Lavori forse di pregio sono fatti in pezzi per impazienza di vederne il contenuto. Se per avventura sono monete od altro di metallo nobile, è un piglia piglia dei presenti, poi correre dall’orefice più vicino che naturalmente paga soltanto l’intrinseco, poi manda al crogiolo! Cosi vanno a finire talvolta o nei rottami, o nelle fosse, o nel fuoco, oggetti artistici o rari o curiosi.

Dissi fra me: perchè un possidente non potrebbe obbligare i suoi dipendenti a rimettergli qualsiasi cosa abbiano a trovare nei suoi beni? Ben inteso contro un compenso adeguato. Lo scopritore dovrà certo preferire ad uno sconosciuto orefice, rigattiere o cenciaiolo che sia, il proprietario del podere sul quale vive e col quale ha tanti rapporti di reciproca benevolenza. Poiché malgrado la cosiddetta questione sociale, dell’intesa fra possidenti e coloni, vi è ancora, e molta, in Lombardia almeno.

Ho quindi nelle mie scritture introdotto questo patto: «Le scoperte di oggetti di qualunque genere nei beni affittati devono essere tosto denunciate al Locatore con rimessa degli oggetti trovati. Questi promette in cambio un equo compenso». Vorrei sperare di avere, se non per tutti, almeno per molti casi raggiunto il mio scopo. Male certo quel patto non ne può fare. Quando codesta on. Direzione trovi buona questa mia trovata, la pubblichi pure, semmai altri voglia fare altrettanto.

Con distinta stima

Giuseppe Gavazzi.

Nuovi doni al Gabinetto Numismatico di Brera. — Dal Conservatore del Medagliere Nazionale riceviamo la seguente comunicazione :

«Anche nel corrente anno 1891 non sono mancati i doni a questo Gabinetto Numismatico, come risulta dall’elenco che qui si unisce, rendendo pubbliche grazie ai generosi donatori.

Dal Sig. William M. M. Day, due monete inglesi d’argento, coniate per il giubileo di S. M. la Regina Vittoria.

Dal Sig. Francesco Davegno, undici monete ispano-americane.

Dal Sig. Giovanni Cassina, una medaglia.

Dal Sig. Edmondo Benvenuti, una tessera moderna.

Dal Sig. Pompeo Monti, una moneta di Bagusa ed una moneta orientale.

Dal Sig. Dott. Giuseppe Bosso, un megidi di Mohamed Ahmed el Mahdi (il falso profeta).

Dal Sig. Alessandro Cornelio, un medio bronzo del Basso Impero.

Dal Sig. Benedetto Valtolina, due monete romane.

Dal Sig. Cav. Francesco Gnecchi, due monete greche di Tranquillina e 100 piombi romani.

Dal Sig. Cav. Ercole Gnecchi, un luigino di Campi e otto altri pregevoli luigini di tipo muliebre, con leggende svariate. Inoltre buon numero di monete greche, romane, orientali, italiane medioevali, nonché diverse medaglie, un sigillo, ecc.

Da un anonimo (già resosi più volte benemerito), una prova in bronzo dello scudo-medaglia della Repubblica Romana (cfr. Catal. Rossi); tredici monete austriache d’argento, a fior di conio, battute in Milano ; varie monete delle repubbliche dell’America Centrale, molte prove di zecca di diversi paesi, altre monete, tessere, ecc.

Da un altro anonimo, una serie d’interessanti contraffazioni uscite da zecche minori italiane.

Varii donatori accrebbero infine, a scopo di studio, la raccolta delle falsificazioni che si conserva dal Gabinetto per gli opportuni raffronti. »


Note

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