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Sì m’ha conquiso la selvaggia gente
Con gli suoi atti novi,
Che bisogna ch’io provi
Tal pena che morir cheggio sovente.
Questa gente selvaggia5
È fatta sì per farmi penar forte,
Che troppo affanno sotterra mia vita:
Però chieggio la morte;
Ch’io voglio, innanzi che facci partita
L’anima dallo cor, che tal pena aggia;10
Ch’ogni partenza di quel loco è saggia,
Ch’è pieno di tormento:
Et io, per quel ch’i’ sento,
Non deggio mai se non viver dolente.
Non mi fora pesanza15
Lo viver tanto, se gaia et allegra
Vedess’io questa gente e d’un cor piano:
Ma ella è bianca e negra,
E di tal condizion ched ogni strano
Che del suo stato intende n’ha pesanza;20
E chi l’ama non sente riposanza,
Tanto n’ha coral duolo:
Dunque, ch’io son quel solo
Che l’amo più, languisco maggiormente.
Cotal gente già mai non fu veduta,25
Lasso!, simile a questa;
Ch’è crudel di sè stessa e dispietata,
Che in nulla guisa resta
Gravar sua vita come disperata,
E non si cura d’altra cosa or mai:30
Però quanto di lei pietoso i lai
Movo col mio signore,
Tanto par lo dolore
Per abundanza che ’l mio cor ne sente.
Altro già che tu, morte a me parvente,35
Non credo che mi giovi:
Mercè dunque! ti movi!
Deh vieni a me, chè mi se’ sì piacente!
(Corretta su la lezione datane dal Mazzoleni nelle Rime oneste.)