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CENNO PRELIMINARE.
Comprendo sotto la denominazione generica di favella ladina, o dialetti ladini, quella serie d’idiomi romanzi, stretti fra di loro per vincoli di affinità peculiare, la quale, seguendo la curva delle Alpi, va dalle sorgenti del Reno-anteriore in sino al mare Adriatico; e chiamo zona ladina il territorio da questi idiomi occupato 1. La serie si può dividere opportunamente in tre sezioni, e sono: 1.a la sezione occidentale, che si compone di tutti i dialetti romanzi de' Grigioni, dagl’italiani in fuori; 2.a la centrale, che abbraccia le varietà ladine tridentino-occidentali e il gruppo ladino tridentino-orientale ed alto-bellunese; e 3.a la orientale o friulana; intorno a ciascuna delle quali si avranno ulteriori notizie in fronte alle rispettive sezioni degli spogli fonetici. La continuità della zona ladina più non sussiste, avendola rotta, in più d’un punto, il soverchiare della favella tedesca da settentrione e d’altri dialetti romanzi da mezzodì; ma le interruzioni son tuttavia molto più scarse che non si soglia credere dagli studiosi. Anche all’estremo lembo orientale dovremo per avventura riconoscere qualche frapponimento veneto e pure slavo (I, § 5); e di certo il terreno è da secoli disputato, al di qua delle Alpi Carniche e delle Giulie, tra la favella degli Slavi e quella dei Ladini. Ma la zona ladina non ha solo perduto la piena sua continuità. Il difetto di grandezza politica e di splendide lettere, il quale, dall’un canto, rende più importante, nell’ordine etnologico e storico, la consonanza dei dialetti che ci accingiamo a studiare, siccome quella che non si può ascrivere, in quasi veruna parte, ad influssi civili che sien posteriori alla conquista romana, lasciava, dall’altro, facilmente aperto il territorio ladino alle invasioni delle attigue favelle, che spettavano a genti per civiltà o per numero più poderose. I confini di questo perciò si vanno, da secoli, sempre più restringendo; e alle gravi perdite che la favella ladina subisce per la prevalenza degli altri dialetti romanzi o dei germanici che la ricingono, non si può contrapporre se non l’esiguo risarcimento di ciò ch’essa rapidamente guadagna o riguadagna, nelle ultime generazioni, ad oriente, sopra la favella degli Slavi. Qual fosse la primiera o maggiore estensione della zona ladina, è da noi indagato a suo luogo (VI, a); i suoi limiti odierni, e le sue attuali suddivisioni, appariscono intanto a colpo d’occhio dalla Carta che qui si annette.
La unità romana si rifrange in mirabile guisa anche per entro a un singolo dialetto ladino; e le divergenze tra le singole varietà ladine non sono di poco momento pur nelle fasi più genuine che a noi sia dato esaminarne. Ma alle differenze ingenite, e ai naturali sviluppi di esse, ormai si aggiunge, a rendere tra di loro vie più disformi le condizioni dei varj dialetti ladini, la diversa quantità o qualità di alterazione che per l’influsso di estranee favelle essi hanno patito, nella sintassi, nel lessico, nella tempra fonetica. Le varietà più spiccate, nelle quali il patrimonio ladino più integralmente si conserva, sono nei Grigioni; ma, a tacer della larga immissione di vocaboli germanici, noi vediamo, appunto colà, snaturarsi, in ragguardevol parte, la costruzione, la frase; sì che si adoperi materia romana con ispirito tedesco. E tuttavolta, colà ancora, circola in qualche varietà meridionale tal vita latina, che meraviglia e innamora. In altri gruppi avremo delle varietà che si possono dire nell’ultimo stadio di quella metamorfosi per cui da favella ladina passano in altra favella romanza; così che non è facile un criterio che separi questi esemplari evanescenti da quei dialetti, o lombardi, o veneti, in cui restano vestigia, più o meno sporadiche, di favella ladina; e la presenza di queste vestigia non è poi sempre facile discernere da quella comunanza od affinità di fenomeni che derivi da attiguità genetica, anziché da riversamenti di età posteriori (I, §§2,4).
Illustrare la genesi, descrivere l’istoria, le alterazioni, le esterne attinenze dei parlari ladini, sarebbe cómpito per gran parte nuovo, e nobile ed arduo; ned io presumo, coi saggi che ora offro, di bastarci pur mezzanamente, anche per quei capi intorno ai quali versarono meno scarse le mie indagini. Nondimeno, il problema fa da me tentato in ogni sua parte; e l’abondanza e la sicurezza dei fonti, e Tesser prossime alcune tra le mie fonti vive a inaridire per sempre, si aggiunsero ad affidarmi che anche ai più dotti potesse parere non affatto vano il mio lavoro. Il quale proviene veramente dalle Esercitazioni romanze, che io diressi, nella scuola a cui appartengo, durante l’anno academico 1868-69. Varia ad ogni anno il soggetto delle Esercitazioni, pur sempre rimanendosi nel campo romanzo; e più volte si sentì il desiderio di avere un modulo, ad uso della scuola, che agevolasse i nuovi lavori e all’insegnante ed agli alunni. I Saggi ladini dovevano essere questo breve modulo; ma essi a poco a poco si sono allargati, e gli studj romanzi, ed altri congeneri, vennero intanto prendendo nella nostra Academia uno sviluppo che ognora cresce. Quindi l’idea di questo Archivio, che si potesse fare organo comune di più scuole, palestra pei giovani, e facile occasione ai provetti di continuare ad essi i loro ammaestramenti ed esempj.
I Saggi ladini si dividono in sette capi: 1. Spogli fonetici. 2. Riassunti fonetici. 3. Spogli morfologici. 4. Riassunti morfologici e Saggi sintattici. 5. Appunti lessicali. 6. Appunti storici, critici, bibliografici. 7. Saggi letterarj.
- ↑ Cfr. II, § 2, in f.