< Satire (Persio)
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Aulo Persio Flacco - Satire (I secolo)
Traduzione dal latino di Vincenzo Monti (1803)
Dedica
Satire (Persio) Prefazione

al cittadino


FRANCESCO MELZI D’ERIL


vice-presidente


DELLA REPUBBLICA ITALIANA





V. Monti


Il Satirico Stoico, il poeta della virtù non debbesi consecrarlo che all’uomo virtuoso, all’uomo che il possa leggere senza sospetto, senza timore di riconoscersi nella pittura del vizio che si percuote. E null’altro essendo rigorosamente la Satira che un’Appendice alla Legge per quei morali difetti, che la Legge medesima non circonscrive, null’altro che un supplemento all’umana giustizia per quelle colpe, che invola tutto giorno alla pena o la malizia, o la prepotenza, o la seduzione, o l’intrigo, vuolsi concludere, che un fermo incontaminato Satirico è il miglior cooperatore ed amico di ogni accorto capitano di popoli, il ministro, a dir breve, della polizia morale in ajuto della virtù. Un volume adunque di gravissime satire, siccome quelle di Persio, a niuno s’intitola con più convenienza quanto ad integro e filosofo Magistrato, nella cui bocca udimmo già tutti solennemente questa sentenza: La più importante Magistratura è quella dell’opinione: nè verace gloria, nè durevole prosperità senza costumi. Nè costumi senza censura.

E un’altra ragione fortemente raccomanda, Cittadino Vice-Presidente, la rispettosa offerta di questo libro, dico il vostro zelo per tutte le ottime discipline: le quali, siccome primo ed amplissimo arringo tuttavia disserrato alla gloria degl’Italiani, a Voi verace e sommo Italiano non ponno non essere per ogni guisa carissime.

La lieta accoglienza che Voi farete a questo Classico peregrino (se pure il nuovo abito in che vel presento nol rende del tutto indegno de’ vostri sguardi), conforterà insieme di buona speranza gli amici dell’ingenua libertà, della quale Persio è fervido zelatore, e voi leale mantenitore. Rara fortuna della Repubblica l’essere amministrata da prestantissimo Cittadino, che non teme ne’ suoi fratelli l’aborrimento alla servitù; che non prende in sospetto il libero esercizio della ragione; che ama di governare non mandre, ma uomini, che finalmente ai lumi di consumata e liberale Politica aggiugne quelli della Sapienza, delle Arti e del Gusto.

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