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CANTATA
Sotto una quercia antica
Che da un burrone protendea le frondi
Con la fronte alla palma Ugo Chisciotte
Mestissimo sedea: curva una vite
5Congiunta ai rami dalla quercia a un olmo
Faceva padiglione alla sua testa.
Riposava oziosa la sua spada
Fra la polvere e l’erba; a un verde tronco
Stava appoggiata l’asta della guerra;
10Sotto il braccio ha lo scudo, e l’elmo a terra.
Come nuvoli densi di molesti
Minutissimi insetti a schiera a schiera
L’amoroso pensiere
Gli mandava gli affanni entro la mente;
15Quasi vulcano ardente,
Fumo esalava tra sospiri e fiamme,
E mentre intorno intorno
Le valli e le foreste,
Tacite, attente e meste
20Stavano spettatrici a quella scena
Così cantando disfogò sua pena.
Monti e poggi assai men duri
Del cor fiero d’una Diva;
Antri e boschi, asili oscuri,
25Di mia vita fuggitiva;
Deh! scampatemi d’Amore
Che m’insegue a tormi il core,
E lo manda la mia Dea
La mia cara Dulcinea,
30Aure tepide lascive
Ah! più gelide spirate;
Le mie piaghe ardenti e vive
Per pietà deh! rinfrescate;
E se piene d’amor siete
35Perchè mai me solo ardete?
E fuggite la mia Dea
La mia cara Dulcinea.
Fiumicello lento lento
Che con l’onda cristallina
40Vai spargendo il tuo lamento
Per la selva e la collina;
Dimmi tu, dimmi se mai
Avrò pace de’ miei guai,
Corri e il chiedi alla mia Dea,
45La mia cara Dulcinea.
Vaghi augei che in lieta schiera
Del mattino al primo albore,
Al bel sol di primavera
Intrecciate inni d’amore;
50Deh prestatemi gli accenti
Molli, teneri, gementi;
Si ch’io plachi la mia Dea,
La mia cara Dulcinea.
Dalle balze ov’io m’aggiro
55Mio diletto amato bene.
L’aria stessa che respiro
Messaggera a te ne viene;
E un sospir la pena mia
A te reca, e a te l’invia
60Don Chisciotte; a te mia Dea,
A te cara Dulcinea.