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Lettere - Lettera XXIV Lettere - Lettera XXVI

XXV.


Signora A.***

Ho sentito da M.***, che riguardo a N. Ella penserebbe di fare un foglio. Io veramente me la dico poco coi fogli, e credo, che in ogni caso, e specialmente in questo, la parola viva e sentita possa più assai che tutti i mezzi dell’arte. Ma poichè s’ha da scrivere, io stimo più espediente copiare tale e quale la lettera di N., che le rimetto qui acclusa. Sono poche righe, ma vere, e stringenti; e se queste non valgono, le mie e quelle di qualunque altro varranno anche meno. Ella pertanto, che è così buona, veda di persuadere quanti più può a firmare sotto la lettera del povero N., ma quello che importa è di far presto, anzi prestissimo, a riscuotere il danaro, e farglielo avere, perchè il bisogno ha furia, e conta le ore e i minuti. Spero che tra tutti faremo qualche cosa per questo disgraziato; ma quando poi non riuscissimo a buon porto ci vorrà pazienza, ed io scriverò direttamente a N., che i suoi buoni amici di Livorno hanno rigettato il suo appello, e confermano la sua sentenza di morte di fame.

Io tra qualche giorno dovrò partire per miei affari; e se questo negozio non fosse anche perfetto, allora lascerò le mie istruzioni a M.***, perchè tutto vada il meglio possibile.

Mi creda

Livorno, 5 Settembre 1843.

Suo Devotissimo

Carlo Bini.

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