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ARGOMENTO
È noto per le storie che Semiramide ascalonita, di cui fu creduta madre una ninfa d’un fonte e nudrici le colombe, giunse ad esser consorte di Nino re degli assiri; che dopo la morte di lui regnò in abito virile, facendosi credere il picciol Nino suo figliuolo, aiutata alla finzione dalla similitudine del volto e dalla strettezza colla quale vivevano non vedute le donne dell’Asia; e che, alfine riconosciuta per donna, fu confermata nel regno dai sudditi, che ne avevano esperimentata la prudenza ed il valore.
L’azione principale del dramma è questo riconoscimento di Semiramide, al quale per dare occasione, e per togliere nel tempo istesso l’inverisimilitudine della favolosa origine di lei, si finge che fosse figlia di Vessore, re d’Egitto; che avesse un fratello chiamato Mirteo, educato da bambino nella corte di Zoroastro, re de’ battriani; che s’invaghisse di Scitalce, principe d’una parte dell’Indie, il quale capitò nella corte di Vessore col finto nome d’Idreno; che, non avendolo potuto ottenere in isposo dal padre, fuggisse seco; che questi nella notte istessa della fuga la ferisse e gettasse nel Nilo per una violenta gelosia fattagli concepire per tradimento da Sibari, suo finto amico e non creduto rivale; e che indi, sopravvivendo ella a questa sventura, peregrinasse sconosciuta, e le avvenisse poi quanto di storico si è accennato di sopra.
Il luogo, in cui si rappresenta l’azione, è Babilonia, dove concorrono diversi principi pretendenti al matrimonio di Tamiri, principessa ereditaria de’ battriani, tributaria di Semiramide, creduta Nino.
Il tempo è il giorno destinato da Tamiri alla scelta del suo sposo; la quale scelta, chiamando in Babilonia il concorso di molti principi stranieri, altri curiosi della pompa, altri desiderosi dell’acquisto, somministra una verisimile occasione di ritrovarsi Semiramide nel luogo istesso e nello stesso giorno col fratello Mirteo, coll’amante Scitalce e col traditore Sibari; e che da tale incontro nasca la necessitá del di lei scoprimento.