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urba.
NOVELLA LVII
I fichi brogiotti (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
C'erano tre fratelli insenza babbo e insenza mamma, e poeri poeri; nun avean nemmanco una capannuccia per dormire. Dissan tra di loro: - Che si fa? È più meglio che si vadia a girare 'l mondo 'n busca di fortuna. O si tocca qualcosa o si more; e allora, spenti e' moccoli e finita la festa. Si messan d'accordo e co' cenci che a male brighe gli ricoprivano, principiorno a caso 'l su' viaggio e campellavano con le limosine, ma sempre affamati e struci. Una sera che nun avevan trovo un balco addove albergare, a buio si fermorno sotto a una quercia vicino alla via, e lì stracchi ci si buttano a diacere e subbito s'appioppano come ghiri, abbeneché lo stombaco gli facessi a loro arcuccio per il troppo appetito. A una cert'ora, che nun era però levo 'l sole, i tre fratelli furno svegli assieme come da una scossa: - Che 'gli è successo, che 'gli è successo? - scramano. Dice 'l maggiore: - I' sognavo che avevo una borsa, e ugni volta che ci mettevo la mano dientro i' tiravo fora le munete a manciata. Arcipreti! Veggo ch'i' ho almanaccato l'inganno. - E io pure, - dice 'l mezzano, - sognavo che avevo una bottiglia, e qualunque sorta di vino e di liquore i' chiedessi, la bottiglia me lo verciava a divizia. Peccato che la sia una bugia! Dice 'l più piccolo: - E i' sognavo d'essere al possesso d'un ferraiolo, che a metterselo addosso nimo mi vedeva, sicché in ugni bottega entravo a pigliare insenza ristio né spesa, pane, vino, robba a mi' piacimento da mantienere tutti noi tre. Ah! ma i sogni èn' sogni, e se fussan veri finirebban le miserie. È più meglio ridormire 'nsino a giorno e poi s'anderà per il nostro viaggio da affamati. I tre fratelli si riaddormentorno. A bruzzolo scionnati, in [472] nel mentre che stevano per arrizzarsi, che è che nun è, si trovano accanto quel che s'erano insognato la notte; il maggiore la borsa sempre piena di munete, il mezzano la bottiglia con ugni sorta di vini e liquori, e il più piccolo il ferraiolo che rendeva 'nvisibile. - Oh! vo' de' quattrini? - scrama 'l maggiore, e ne dà delle manciate a' su' fratelli. - S'ha bere? - disse 'l mezzano: - Chiedete pure, che c'è da contentarvi. Per istrada poi 'l più piccino rientrava per le botteghe alla rifruga, e lì, piglia pure della bona robba da mangiare! I bottegai si vedevano sparire 'l pane, il prosciutto, il cacio e nun sapevano chi ringraziarsi di simile malestro: gli arrebban dato 'l capo per le mura dalla disperazione. Quando i tre fratelli, sazii e rinvioliti, si trovorno a un logo indove c'erano tre strade, disse 'l maggiore: - Ci s'ha a partire ognuno da sé in cerca della fortuna; ma di qui a un anno si fisserà di far motto a un posto, e se la sorte ci ha assistiti, ci si deve fabbricare un bel palazzo e godersela con le nostre ricchezze. - Si, sì, tutti d'accordo, - scramano quegli altri dua, e fissato il ritrovo, ognuno se n'andiede per una di quelle tre strade. - Addio, addio e alla rivista! Il fratello maggiore doppo camminato un bel pezzo per dimolti giorni arrivò a una gran città, che ci comandava un Re amante de' divertimenti, e questo Re aveva una figliola da marito, bella sì, ma anco un po' troppo sderta e capricciosa. Si pole dire che nel palazzo reale da un anno all'altro nun rembolavano dallo spassarsi, con desinari, conversazioni, feste, e ugni sera c'era sempre un gran concorso di signori e signore paesane e forestiere; ci pareva la cuccagna. Appunto 'l Re deva un ballo, e il fratello maggiore volse andarci anco lui e gli fu facile ottenere subbito l'invito, perché lui con quella su' borsa si trattava da Principe e già lo cognoscevano per un riccone. Dunque la sera si presenta al palazzo vestito con lusso e per prima cosa si mettiede a un tavolino da gioco; e lì gioca pure, e sempre perdeva a mucchi le munete; ma nun si sgomentava, perché a frucare dientro la borsa delle munete nun gliene mancava mai. 'Gli è naturale! tutti rimanevano in nel vedere tanta ricchezza, e più la figliola del Re, che, 'ncuriosita a bono, finì con siedersi accanto al giovanotto e principiò a discorrirgli. [473] Dice: Ma lei fa de' miracoli, sa? Addove gli trova questi quattrini? Vole giocare un po' con meco soli, accosì si parla libberi e lei mi racconta anco da che paese viene? Nun gli parse vero al giovanotto d'appettarsi a quel mo' con quella bella ragazza, e andorno in un canto assieme a un tavolinuccio, e 'l giovanotto perdeva al solito insenza scotersi. Dice la figliola del Re: - Ma che ci ha la cava de' quattrini per le tasche? 'Gnamo, me lo palesa d'andove gli nasce questa gran ricchezza? Arrisponde il giovanotto: - 'Gli è un segreto e nun lo posso manifestare. Ma nun sarebbe più meglio di smettere e piuttosto, se gli garba, divertirsi un po' al ballo? S'arrizzano e vanno diviato 'n sala e ballorno tutta la notte; ma per quante moine e daddoli, e anco qualcosa di più, che la figliola del Re facessi, nun gli rinunscì levarglielo di bocca al giovanotto quel che lei voleva sapere. Alla seconda festa successe 'l medesimo: il giovanotto però s'era 'nnamorato della figliola del Re e stiedano sempre assieme; sicché alla terza festa nun poté stare saldo e si lasciò scappar detto che l'arebbe anco contentata la figliola del Re. E difatti finì con isvesciargli che lui possedeva una borsa 'ncantata. Scrama la ragazza: - Che bella cosa! Se l'avessi 'l Re mi' padre, lui pagherebbe 'nsenza gravare 'l popolo. Che me la fa vedere? Dice il giovanotto: - Questo po' no. E la ragazza: - Dunque lei nun si fida d'una Principessa! Nun gliela porto mica via, sa? la su' borsa. Gradisco soltanto d'averla tra le mane e, se nun s'oppone, i' vorrei che la vedessi pure 'l babbo. Via! me lo faccia questo piacere, se è vero che mi vole bene. Dice il giovanotto: - Senta, i' son d'accordo anco di fargliene un presente della mi' borsa, ma a patto che lei divienga la mi' sposa, insennonò i' nun gli do nulla. - Oh! - fa la Principessa, - nun basta il mi' consenso per la su' domanda. Bisogna sapere quel che ne pensa 'l babbo; e pol essere, che se lui vede la borsa dica subbito di sì. Mi lassi provare. Mi dia la borsa per un momento; i' vo di là 'n salotto dal babbo e 'n du' salti arritorno a riportargliela. Stiedano 'nsomma un bel pezzo a tira a tira; ma da ultimo al giovanotto, lusingato con mille daddoli e occhiatine tenere, gli viense l'ora del minchione e diede la borsa alla Principessa, che disparse in un battibaleno. E 'gli [474] ebbe l'allocco un bell'aspettare 'nsino alla fine della festa, che tutti gli eran partiti e c'era rimaso lui soltanto! La Principessa non la poté più rivedere. Quando a un tratto deccoti un servitore che gli domanda con mal garbo al giovanotto: - Che bramate vo' qui? Chi siete? Dice lui: - I' son quello che ho dato alla Principessa un oggetto per mostrarlo al Re su' padre, e i' aspetto che me lo riporti. Fa 'l servitore: - Ma che oggetto! La Principessa nun ha bisogno della robba degli altri, e massime d'uno sbrendolone come voi. Andate via, ma lesto, che c'è da chiudere 'l portone. Il giovanotto si preparava per dire le su' ragioni, ma sbucorno de' soldati con de' randoli tra le mani e 'l servitore sbergolò: - Se te nun te ne vai, 'gnorante che nun sie' altro, ti tocca un carico di legnate. A un simile complimento il giovanotto mettiede la coda tra le gambe e brozzò al paragone del vento, piagnendo, ma troppo tardi, la su' buaggine, e gli conviense nuscire dalla città più poero di prima. Sicché lassamolo al su' destino per raccontare quel che successe al fratello mezzano. Anco 'l fratello mezzano doppo avere girandolato per diversi loghi in cerca della fortuna, e de' quattrini nun gliene mancava per via della su' bottiglia maravigliosa, finì con capitare alla listessa città addove era vienuto il su' fratello maggiore, e lo 'nvitorno alle feste di ballo del Re. Lui ci andiede con la su' bottiglia e ne' riposi si divertiva a dar da bere a ognuno quello che loro chiedevano; la bottiglia ubbidiva pronta al comando. A un simile miracolo la figliola dei Re moriva dalla passione per possederla lei la bottiglia, e si mettiede accanto del giovanotto a discorrire, a ballare con lui, a tirargli l'occhiate brillantine e a lusingarlo in ugni mo'. Il giovanotto stiede tavìa duro a nun contentarla la Principessa, abbeneché se ne fuss'invaghito; ma alla terza festa e' cascò nel paretaio e disse: - I' sono ideato di regalargliela la bottiglia, ma a un patto. Dice la Principessa: - Parli chiaro e se posso soddisfarlo, io per me son pronta. Se il babbo ha codesta bottiglia, gliela paga quanto vole, chiedess'anco uno sproposito. - No, no, - dice il giovanotto, - de' quattrini i' nun n'ho bisogno. I' bramo che lei mi sposi, e accosì la bottiglia è sua. Fa la Principessa: - Su questo punto nun saperei [ 475] arrispondere insenza sentir prima 'l babbo. Se lui vede la bottiglia, pol essere che nun sia contrario. Me la lassi in nelle mani qualche minuto: i' vo di là a mostrargliela e riviengo in du' salti con la risposta. Insomma, doppo un po' di battibecco, il fratello mezzano gliela diede la bottiglia alla Principessa, che in un lampaneggio corse via e nun arritornò più; sicché, quasi a giorno, e che la conversazione 'gli era ita a casa, quel mammalucco di giovanotto steva lì 'mpalato 'n mezzo al salone a aspettare la vienuta della Principessa a riportargli la bottiglia e la risposta. In scambio apparse il solito servitore, che dice: - Ohé! che ci state a fare voi qui? Si serra 'l portone. Arrisponde il giovanotto: - I' ho dato alla figliola del Re un affaretto per mostrarlo a su' pa', e i' aspetto che me lo riporti. - Ma che affaretto? - bocia con superbia 'l servitore. - La Principessa nun ha bisogno d'affaretti, massime per lato d'un villanaccio par vostro. Via subbito, se nun vi garba un fiacco di legnate. E siccome viense in quel mentre un branco di soldati con un bastone 'n mano, il giovanotto dové brezzare alla lesta, se nun volse le costole rotte. E anco lui piagnette, ma troppo tardi, d'essere stato tanto bue, e nuscì dalla città poero 'n canna, nun sapendo addove sbattere 'l capo. E lassamo pure lui e la su' inutile disperazione per ragionare del fratello più piccino. Con quel ferraiolo al più piccino nun gli era ma' mancato nulla; pigliava 'nsenza che lo vedessano ugni cosa che gli capitava sotto di su' piacimento, e della robba e de' quattrini n'aveva a stramoggio. Successe che nel girandolare per i paesi un giorno s'arriscontrò co' su' fratelli e si ricognobbano, e loro gli arraccontarono la disgrazia che gli era tocca alle feste del Re: - Siemo rimasi 'n sul lastrico, e s'ha una fame da lupi. Dice il più piccino: - A me poi la carizia e' m'è 'gnota, e vi lasso da campare per un pezzo, perché i' ho fatto pensieri di cognoscerla anch'io questa Principessa sderta, e chi sa? forse rinusco a ripigliargli la robba che lei v'ha porto via. Voialtri andate a aspettarmi in nel logo indettato. - Bada! - gli dissano i fratelli, - sta' scionno, perché 'gli è furba la figliola del Re. - Che! - scramò il più piccino, - con questo mi' ferraiolo i' nun ho punto paura che lei mi [476] chiappi. Dunque il più piccino arrivo alla città, 'nsenza 'nvito e col ferraiolo addosso nentra la sera della festa da ballo in nel palazzo reale per istrolagare in che mo' lui poteva riavere la borsa e la bottiglia de' su' fratelli; ma il bandolo nun lo trovava; e siccome 'gli era un gran caldo, si levò 'l ferraiolo e a un tratto apparse lì alla gente. Rimasano a un simile miracolo, e la Principessa s'accostò al più piccino per domandargli, come lui faceva a nun essere visto: - Ma sa che 'gli è un bel comido di potere bucare da per tutto accosì di niscosto! Che ha qualche segreto? Arrisponde il giovanotto: - Sicuro, un segreto i' l'ho; ma 'gli è mio, e nun lo manifesto. Dice la Principessa: - Balliamo assieme. E con delle scuse a forza di lusinghe cercava di metterlo 'n mezzo il giovanotto per iscoprire il segreto del ferraiolo e poi portarglielo via, come a quegli altri su' fratelli la borsa e la bottiglia: e se nun gli rinuscì quella prima sera e neppure la seconda, viense però a capo di farlo infiammire della su' persona, e che perdessi 'l cervello. Sicché alla terza volta, che per il dettato, 'gli è quando si corre 'l palio, e' la seppe tanto rigirare la Principessa, che 'l giovanotto da ultimo glielo disse d'avere un ferraiolo 'ncantato, che tienuto addosso rendeva 'nvisibile. Scrama la Principessa: - Oh! se mi' padre ne fusse al possesso, che bella sorte! Lui vederebbe dappertutto quel che gli preme nel Regno, 'nsenza che nimo se n'accorgessi. Vole venderlo il ferraiolo? Il Re dicerto gli dà una bona somma di quattrini. Dice 'l giovanotto: - Ma gli pare! È un oggetto che nun ha pregio. Fa la Principessa con un'occhiatina tenera: - Allora lo regali a me per pegno del su' bene, E il giovanotto allocchito: - Magari! Se lei acconsente a essere la mi' sposa, il ferraiolo diventa suo. - Sa? i' nun sono libbera del mi' gradimento, - dice la Principessa, - e occorre sentire 'l babbo. Ma se mi lassa 'l ferraiolo in nelle mane, perché lo mostri al Re, 'gli è facile che lui nun nieghi di contentarlo nella su' brama. Me lo dia pure 'nsenza sospetto; vo di là 'n salotto e 'n du' salti arritorno col ferraiolo, e la risposta. E' finì al solito, che 'l giovanotto diede 'l ferraiolo alla Principessa, e lei se lo buttò 'n sulle spalle e sparì diviato, e nun riviense da quel bue, che rimanette lì a [ 477] aspettarla 'nsino a giorno solo 'n mezzo del salone; sicché di lì a un po' deccoti 'l servitore che gli domanda: - O rustico, che volete 'n queste parti? Che 'gnoranza è la vostra di nentrare in nel palazzo del Re? Aresti a essere un ladro. Via! e lesto, o vi pago a sòno di legnate. Dice il giovanotto: - Nun s'arriscaldi. I' ho dato un oggetto alla Principessa, perché lo vegga 'l Re, e lei deve riportarmelo, e però i' aspetto. Fa 'l servitore: - Ma che oggetto? Che 'nvenzioni te mi trovi? La Principessa nun n'ha bisogno della robba degli altri e nun sta in confidenzie con la canaglia. O te ne vai, che vo' chiudere 'l portone, o te risti di buscarne da arricordartene per un pezzo. Al giovanotto gli principiò a montar la mosca al naso per quelle male parole, e poi, tardi veh! e' gli s'apersano gli occhi in sul tradimento della Principessa, e però si mettiede 'n lite a bono. Ma di repente decco che sbucano i soliti soldati co' un randello tra le mani, e 'nsenza rembolare scaricano a quel disgraziato una gragnola di botte 'n sulle costure, e tutto macolo e pesto lo pintano a calci fora del palazzo; sicché lui 'gli ebbe di catti di nun rimaner morto, e brindellon brindelloni nuscì dalla città bene scorbacchiato e durò dimolta fatica a riscontararsi co' su' fratelli in nel logo fisso per l'avanti. Ficuriamoci se gli girava a que' tre, che per essere stati tanto mammalucchi gli avevan perso ugni loro ricchezza! Poeri, meschini più che prima, co' una fame da nun si dire, e al più piccino poi gli era tocco anco peggio; un carico di legnate, ma di quelle! Mogi e 'mbronciti e 'nsenza parlare si buttorno a siedere a pie' d'un muro, e ognuno 'n sé faceva la su' meditazione su quel che gli era successo e nun sapevano propio che pesci pigliarsi per tirare 'nnanzi; quando doppo un bel pezzo al maggiore gli viense vòlto gli occhi in su e vede che 'n vetta del muro sporgevano du' piante di fichi brogiotti, ma di que' belli e appetitosi, una pianta di neri con la camicia strappata e una pianta di bianchi. Scrama: - Oh! chi ce gli ha barbi lassù que' fichi, se dianzi nun v'erano? Alla su' voce i fratelli si scionnano e 'l più piccino disse: - Qualcuno che ci assiste. C'è almanco da cavarsi la fame. 'Gnamo, facciamone una scorpacciata. Nun ebbano che da allungar le mane, e colsano [ 478] un fico nero per uno e lo mangiorno; ma a male brighe ingollo, deccoti che a tatti gli cresce 'l naso lungo per un sesto di braccio. - Oh! oh! il mi' naso, il mi' naso! - principiano a urlare. - E ora che si fa con questo zingone 'n mezzo al grugno? - bociò il mezzano. - E con la fame che ci divora? aggiunse 'l fratello più grande. Dice il più piccino: - S'anderà per ispettacolo a traverso 'l mondo e accosì si guadagna il campamento. Ugni male ha 'l su' rimedio. Infrattanto i' mi leverò la fame di dosso co' fichi bianchi; si vederà quel che succede di peggio. Ma appena mangio un fico bianco, il naso gli ridiviense al su' naturale e parimente a' su' fratelli. Screma: - Oh!! decco trovo 'l modo per gastigare quella birbona di Principessa e d'ubbligarla a rendermi la robba che ci ha porto via per tradimento. Aspettatemi qui voialtri dua, e s'i' rinusco, pol essere! s'arritorna ricchi e si fabbrica 'l palazzo per istarci assieme tutta la vita. E accomidi du' pianeri disseparati di brogiotti neri e di brogiotti bianchi, se gl'infilzia un di qua e un di là nelle braccia e s'avvia 'n verso la città, e lì arrivo e messo 'n custodia a un'osteriuccia da poeri il pianeri de' fichi bianchi, va con quell'altro sotto 'l palazzo del Re a sbergolare con quanta lui n'aveva in gola: - Fichi brogiotti neri! Belli e gli hanno strappa la camicia! Ohé! chi ne vole? Robba fora di stagione e primaticcia! A un simile urlìo s'affacciò la camberiera della Principessa, e vista quella ghiottornia, corse a domandargli se gli garbava comperarla. - Si, sì: - dice lei, - pigliagli tutti. Sicché dunque a una crazia l'uno la camberiera 'gli ebbe il pianieri de' fichi neri, e il venditore allegro e contento andiede a niscondersi all'albergo e sempre 'n sulla 'ntesa del successo. Guà! la Principessa in su' fichi ci s'abbuttò, che pareva un gatto al cento-pelli, e nun s'accorge del naso che gli cresceva a ugni fico 'nsino a che nun fu lungo per un terzo di braccio. - Oh! meschina me! Oh! che disgrazia! che birbonata! - la bociava per le stanze del palazzo e il Re e la Corte corsano a sentire quel che 'gli era intravvienuto, e veddano la Principessa ridotta com'un mostro e disperata a quel mo'. Tutti restorno male. Il Re comandò che subbito cercasseno del venditore de' fichi per ammazzarlo; ma lui nun fu minchione a lassarsi trovare; poi chiamorno i dottori da ugni parte, ma loro [479] nun furno boni a guarirla di quel nasaccio la Principessa; sicché lei da ultimo si mettiede rinserra dientro la su' cambera e nun apparse più fora, e steva notte e dì a piagnere e rammaricarsi: - I' ero tanto bella! E ora, deccomi la più brutta del mondo. Com'i' farò nella mi' vita a restar accosì deforme e guastata? Me meschina, me meschina! Doppo che fu passo del tempo, il più piccino ideato di riavere il su' ferraiolo e la borsa e la bottiglia de' fratelli, si trasvestì da dottore e fece spargere dappertutto che lui era un gran medico bravo a levare porri, natte, tumori d'ugni sorta e con guarigione sicura; sicché, come ci si pole ficurare, nun mancorno di chiamarlo a Corte, perché lui visitassi la figliola del Re, e a male brighe che lui si presentò, lo feciano nentrare 'n cambera della Principessa e il su' babbo gli andiede 'ncontro e gl'imprumesse dimolti quattrini, se lui poteva rinsanichire quella ragazza disgraziata. Dice con sussiego 'l finto medico: - Eh! di guarirla i' son sicuro, ma a un patto; che lei confessi se ha punti delitti addosso. - Che delitti? - scrama il Re: - La mi' figliola nun ha delitti 'n sulla coscienzia. Fa il dottore: - Tanto meglio se lei è 'nnocente. In ugni mo' tocca a me a 'nterrogarla; e badi, che se lei nun si confessa giusto, le mi' medicine nun ènno bone a nulla. Che lei nun ha ma' rubbato? Ci pensi prima d'arrispondere, signorina. Fortuna che 'n cambera c'era mezzo buio, insennonò e' vedevano che la Principessa diviense bianca com'un panno lavato! Dapprima rimanette mutola, ma po' disse: - A un giovanotto che aveva una borsa 'ncantata, che a ficcarci le mane dientro e' si tiravan su piene sempre di munete, con degl'inganni e' mi rinuscì portargliela via, e lui i' lo feci discacciare dal palazzo da' mi' servitori. - Ma se ne pente? - domandò 'l medico. - Sì che me ne pento, - disse la Principessa, - e s'i' sapessi addove si trova quel giovanotto gliela vorre' rendere la su' borsa. Dice 'l medico: - Per ora basta che lei ordini di portarla qui 'n sul cassettone; a cercare 'l padrone siemo a tempo. E la borsa la messano in sul cassettone. Allora il medico diede un fico brogiotto bianco alla Principessa e subbito che lei lo mangiò, il naso gli sminuì d'un sesto di braccio. Dice 'l medico: - Si seguiti, si seguiti a confessare se ha degli altri [480] peccati 'n sullo stombaco, se lei vole che guarisca il su' naso. Non ha rubbato nient'altro? Abbeneché con vergogna arrisponde la Principessa: - Si, sì, m'arricordo che a un altro giovanotto co' medesimi tradimenti gli cava' di mano una bottiglia bona a buttare ugni sorta di vini e di liquori, e lui doppo fu mandato via peggio d'un cane. - E se ne pente? - domandò 'l medico. Dice la Principessa: - Sì che me ne pento e s'i' cognoscessi addove si trova il giovanotto gli rendere' la su' bottiglia. Dice 'l medico: - Nun fa nulla per ora, a cercarlo 'l padrone siemo a tempo. Basta che la bottiglia vadia accanto alla borsa 'n sul cassettone. E la bottiglia la messano 'n sul cassettone: ma 'l medico diede soltanto un mezzo fico brogiotto bianco alla Principessa, sicché gli restò un pezzettino di quel su' brutto naso; e poi disse: - Lei nun s'è confessata appieno. Dica su. Del rubbato e peggio e' n'ha da avere tavìa nel su' segreto. Anco 'l Re si mettiede a pregarla la figliola che buttassi fora ugni cosa, se bramava arritornare bella come prima, sicché da ultimo la Principessa co' un gran sospiro disse: - E' viense un giovanottino alla festa co' un ferraiolo, che a tienerlo addosso e' rendeva 'nvisibile. A forza di daddoli e di lusinghe i' lo potiedi avere e fuggi' con quello, e al giovanottino gli toccò a passare per un ladro e un carico di bastonate. Domanda 'l medico: - Ma se ne pente? Dice la Principessa: - Sì che me ne pento, e s'i' scopro addov'è il giovanottino gli renderò 'l su' ferraiolo. Fa il medico: - E le legnate come gli si cavano d'in sul groppone? Basta, nun importa; a cercare il giovanottino siemo a tempo. Che 'l ferraiolo si metta con quell'altra robba in sul cassettone. E il ferraiolo lo portorno 'n sul cassettone. Ma 'l finto medico, con la scusa d'esaminarlo lo prendé assieme alla borsa e alla bottiglia, e dato un mezzo fico brogiotto nero alla Principessa, svelto si rinvolge nel ferraiolo e sparisce, e lassa la figliola del Re con il naso lungo un sesto di braccio per gastigo delle su' bricconate. Quando poi e' tre fratelli s'arritrovorno al logo fissato, con tutte quelle ricchezze che loro avevano si fecian fabbricare un bel palazzo pieno d'ugni comodo e d'ugni ben di Dio, e lì ci stiedano sempre d'amore e d'accordo, presan moglie e camporno di molt'anni felici e contenti.