< Sonetti (Foscolo)
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A Zacinto
E tu ne' carmi avrai perenne vita In morte del fratello Giovanni

III.



Nè più mai toccherò le sacre sponde
    Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
    Zacinto mia, che te specchi nell’onde
    4Del greco mar, da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
    Col suo primo sorriso, onde non tacque
    Le tue limpide nubi e le tue fronde
    8L’inclito verso di Colui che l’acque

Cantò fatali, ed il diverso esiglio
    Per cui bello di fama e di sventura
    11Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
    O materna mia terra; a noi prescrisse
    14Il fato illacrimata sepoltura.


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